Tra una Cisl più guardinga e una Uil 'innamorata' i due sindacati più 'riformisti' e storicamente conflittuali con la Cgil che ha tifato Cuperlo hanno deciso di fare, nei confronti di Renzi, delle aperture di credito forti. Il governo parla al futuro, speriamo che Renzi usi il verbo 'facciamo'", dice il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, sul cui voto alle primarie circola anche un piccolo 'mistero glorioso'. Angeletti, infatti, che viene da una lunga militanza nel Psi e, poi, comunque, nell'area socialista, è andato a votare alle primarie ("Forse per la prima volta", dicono i suoi) e se vuole mantenere uno stretto riserbo sul suo voto ("Non lo ha detto neppure a me...", sospira il suo storico portavoce, Antonio Passaro), diversi indizi fanno pensare che abbia votato proprio per il 'rottamatore'. Del resto, è stata la Uil in quanto tale ad aver schierato quasi l'intera forza della sua organizzazione a favore della candidatura di Renzi in funzione anti-Cgil e, dunque, anti-Cuperlo, cui andavano i favori del sindacato rosso. Nei territori la mobilitazione dei 'uillini' pro-Renzi è stata, di fatto, un'inondazione: Liguria e Piemonte, Toscana e Lazio, Campania e Veneto.
Pure molte delle categorie Uil hanno lavorato per la vittoria del sindaco di Firenze figurano la UIL-PA, e cioè il pubblico impiego, la UIL-FPL, che raccoglie i lavoratori di enti pubblici e ha partecipato all'ultima Leopolda, ma anche la UILM, i metalmeccanici uillini. Tra i segretari confederali si è distinta per attivismo 'renziano' Anna Rea, campana, responsabile delle Politiche internazionali della Uil, e che, da iscritta al Pd, si è spesa prima per la candidatura di Gianni Pittella, facendogli ottenere un lusinghiero 20% a Napoli, e al secondo turno per quella di Matteo Renzi. Soddisfatta per l'affermazione di Renzi, la Rea sostiene che "molte delle idee di Renzi puntano a un rinnovamento indispensabile e non più procrastinabile sia per la sinistra italiana che per un sindacato che deve ritrovare un rapporto più profondo e fecondo con i mondi che rappresentiamo e con i nuovi lavori, a partire da quelli atipici e dei non garantiti. Il dialogo, per nulla ideologico, tra il sindacato e un partito nuovo come il Pd di Renzi ci 'deve' essere".
Anche uno storico dirigente della tradizione laico-socialista della Uil, Paolo Pirani, segretario confederale e leader della UILTEC, mega-categoria dell'industria che ha fuso molte vecchie classiche ripartizioni (chimici, tessili, energia, gas, etc.) spiega all'Huffington Post che "Renzi rappresenta un elemento di innovazione che va colto, ci pone davanti ai nostri limiti e ci costringe a cambiare. Il sindacato non può restare fermo".
Diversa, ma non meno 'pesante', l'apertura di credito da parte della Cisl. Il segretario generale Raffaele Bonanni, scottato (non certo per colpa sua...) dall'operazione cattolica detta 'Todi 2' che, alla fine del 2012, sembrava stesse per produrre il varo di un rassemblement di forze neo-moderate, preferisce da un po' di tempo tenersi 'lontano' dalla politica di Palazzo, anche se le sue 'simpatie' per la nuova avventura politica di Alfano (NCD) come per quella dei cattolici di Mauro-Olivero-etc (I Popolari) sono note, ma non ha mancato di far sentire la sua, di 'apertura di credito' per Renzi. "Penso che Renzi - spiega Bonanni alle agenzie - possa portare modernità anche nel sociale e ci sarà una discussione più chiara verso la modernità" su temi come lavoro, economia, politica. "La mia organizzazione l'ha sempre favorita ed è spesso stata attaccata dal conservatorismo del social (leggi la Cgil, ndr.) Sono molto fiducioso. Chi ha più filo tesserà", chiude.
A via Po, quartier generale della Cisl, chi conosce e lavora con Bonanni, lo spiega così il possibile 'nuovo' feeling tra Renzi e un sindacato cristiano 'ma anche' riformista per scelta: "Renzi viene da una tradizione politica-culturale post-dc prima, margheritina-rutelliana poi, simile a quella cislina ed è sempre attento ai temi del riformismo sindacale del mondo cattolico, ma deve scegliere se vuole comportarsi 'alla Marchionne', firmando cioè accordi 'con chi ci sta' o trincerarsi nell'atteggiamento snob di chi critica i sindacati 'in quanto tali' senza saper distinguere, per dire, tra noi e la Cgil.
La Cisl - dice con orgoglio chi è molto vicino a Bonanni - la sua strada, sul piano dell'innovazione e anche della 'rottamazione' l'ha fatta eccome. Abbiamo accorpato territori e province, riducendole da 102 alla loro metà, le categorie da 17 che erano solo rimaste solo sette, chiuso Enti e società. Insomma, la nostra spending review l'abbiamo fatta, i conti sono in ordine e in tema di spirito riformista non siamo secondi a nessuno come tutti sanno. Vedremo, ora, cosa farà Renzi 'di serio', ma sui tagli ai costi della politica, alla spesa pubblica come sulla riforma del mercato del lavoro a noi cislini ci invita a nozze. In ogni caso, le parole espresse oggi dalla nuova responsabile Lavoro Pd, Marianna Madia, fanno ben sperare...".
Forse anche per questo, e cioè a causa di un possibile 'nuovo' e pericoloso feeling tra Renzi da un lato e Cisl e Uil dall'altro, la Cgil si sente ancor di più sotto assedio, in questa fase da parte del governo Letta (che, però, non 'piace' neppure a Cisl e Uil, specie quando ha o fa la faccia feroce e distratta del ministro all'Economia Fabrizio Saccomanni...) e di Renzi. Susanna Camusso continua a guardare in cagnesco Renzi, al di là delle - ovvie - dichiarazioni di prammatica. Parole, peraltro 'fredde', se non ostili: "C'è chi come lui (Renzi, ndr) giustamente si occupa di organizzare la politica, noi ci occupiamo della democrazia nel sindacato", nota Camusso, augurandosi che "la segreteria (del Pd, ndr) affronti i temi del lavoro e della crisi", specificando che la Cgil "fornirà tutta la documentazione sul nostro Piano del Lavoro" al nuovo leader del Pd. Che è un po' come dire: 'prima studia, ragazzo, e informati bene, poi dopo, casomai, ci attacchi...'.