Da Washington fino a Los Angeles, da New York a Chicago, fino alla Bay Area di San Francisco passando per Detroit, il timore diffuso è che Trump possa tradurre in pratica la deriva xenofoba. Lui risponde su Twitter
Per la seconda notte e dopo un’intera giornata – giovedì – di proteste, centinaia di persone, in gran parte studenti, sono scese in strada in tutti gli Stati Uniti per manifestare la propria rabbia per la vittoria di Donald Trump nella corsa alla Casa Bianca e il timore che il presidente eletto possa fare un passo indietro nei diritti civili. Da Washington fino a Los Angeles, da New York a Chicago, fino alla Bay Area di San Francisco passando per Detroit, il timore diffuso è che Trump possa tradurre in pratica la deriva xenofoba, razzista e sessista sventolata durante la campagna elettorale. La polizia di Portland, in Oregon, ha cominciato a sparare pallottole di gomma e a usare spray al peperoncino per disperdere una manifestazione anti-Trump degenerata in rivolta.
Si teme anche che prendano vigore i gruppi suprematisti bianchi: “Rendiamo l’America bianca grande di nuovo“, è la scritta apparsa su un muro. Le proteste stanno continuano numerose in tutto il Paese, anche se la folla sembra meno numerosa. Trump ha manifestato su Twitter il suo disappunto e attaccato i media. “Manifestanti di professione, incitati dai media, stanno protestando. Molto scorretto“. Il suo staff elettorale, per non correre rischi durante la fase finale della campagna, gli aveva tolto la gestione diretta dei cinguettii. Probabilmente, considerando la nuova stoccata ai media, ne è tornato in possesso.
Intanto in Oregon è stata lanciata una petizione per la secessione dagli Stati Uniti dopo la vittoria di Trump.
Il live della Fox sulle proteste a Los Angeles contro Donald Trump
Foto di copertina da qui
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