Trump, Grillo e gli altri: a ognuno il suo populismo
Quanto al grillismo, malattia infantile del populismo: tutto e il contrario di tutto. Cioè niente
Lenin ha riservato parole di disprezzo e sarcasmo ai «narodniki», i populisti russi. Che accusava di essere primitivi e ingenui nella loro lettura della società russa. Lenin non amava il popolo. Lenin parlava di classi. Ma forse è venuto il momento di cominciare a distinguere fra populismo e populismo.
C’è sicuramente una caratteristica comune, costituita dalla ribellione nei confronti delle élites e delle classi dirigenti preesistenti. La denuncia di un deficit di democrazia di cui farebbe le spese per l’appunto il «popolo». Ma le similitudini finiscono qui.
Gli obbiettivi e gli atteggiamenti dei diversi populismi non sono rutti uguali. Per esempio possono portare a una richiesta di rafforzamento delle protezione da parte dello Stato come, invece, a una richiesta allo Stato di farsi da parte. Alla domanda di una maggiore capacità redistributiva, e quindi a un aumento della tassazione, come invece ad una ribellione nei confronti del peso fiscale. Al bisogno di un forte interventismo regolatorio, per esempio nei confronti dell’immigrazione e ad una richiesta di drastica deregulation in molti settori. Per esempio l’ambiente.
Come sarà il populismo di Trump? Probabilmente un mix di questi diversi fattori, ma, vorrei scommettere, nonostante i suoi proclami antiglobalisti, fortemente mercatistica all’interno. Con qualche dazio in più verso l’esterno. Quanto al grillismo, malattia infantile del populismo, basta osservarlo per rendersi conto che è la somma senza sintesi di tutto questo. Tutto e il contrario di tutto. Cioè niente
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