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Dalla Brianza al Vaticano. L'ultima polemica sull'immigrazione parte da una chiesa Mariano Comense e arriva negli uffici del Santo Padre per mano del vicepresidente del Senato Renato Calderoli che chiede al papa la rimozione di un parroco reo di aver pronunciato durante l'omelia della domenica questa frase: "O si sta con Salvini o si è cristiani".

DOCUMENTI - LA LETTERA PER PAPA FRANCESCO

Sono passate da poco le dieci della domenica mattina a Mariano Comense quando, durante la messa nella chiesa di Santo Stefano, don Alberto Vigorelli scandisce queste parole davanti ai fedeli. Lo fa a commento della lettura de Il giudizio finale, passaggio del Vangelo di Matteo sull'accoglienza degli stranieri: "Perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto".

Tanto basta per dar fuoco alle polveri e per scatenare sostenitori e militanti del Carroccio, in una terra, la Brianza, dove la Lega miete ampi consensi (non a Mariano però, cittadina amministrata dal centrosinistra). Subito Salvini tuona su Facebook: "Ma come si permette questo sacerdote di dare patenti di cristianità, insultando non solo me ma milioni di italiani? Episodio vergognoso, stavolta non lasciamo perdere".
E infatti, le minacce diventano realtà quando, appunto, il leghista Calderoli di stanza a Roma prende carta e penna e scrive una lettera al papa nella quale gli chiede la testa del sacerdote: "Ho invitato il Santo Padre - spiega Calderoli - a interessarsi personalmente alla vicenda, valutando l'opportunità di rimuovere questo sacerdote. Non possono bastare solo le accuse formali". Monsignor Patrizio Garascia, vicario episcopale della Diocesi di Milano per la Zona di Monza, fa appello alla misericordia: "Nessuno può essere escluso dalla possibilità di seguire Gesù Cristo - dice - il suo Vangelo non può essere usato contro qualcuno perché è Parola per tutti, è appello a ciascuno per la conversione, è possibilità di salvezza offerta ad ogni uomo. Una espressione come quella usata da don Alberto è quindi sbagliata".

Subito dopo la messa  il primo a manifestare "dissenso e disagio" per le affermazioni del prete era stato o l'ex sindaco di Mariano, Alessandro Turati, esponente della Lega locale. Anche lui sceglie di scrivere una lettera, rivolta però alla Comunità Pastorale San Francesco, di cui la chiesa di Santo Stefano fa parte. Nel testo Turati definisce "sbagliata e fuori luogo l'affermazione di don Vigorelli, tenendo presente che quelle parole venivano indirizzate ai bambini delle scuole elementari che stanno seguendo un percorso di preparazione alla Prima Comunione. Sono molto preoccupato per affermazioni avventate e preconcette che vengono indirizzate ai miei figli da persone che dovrebbero dare loro insegnamenti sui valori cristiani da seguire".

"Don Alberto Vigorelli è vergognoso": duro quanto e più di Salvini è Nicola Molteni, deputato canturino e vicepresidente del gruppo parlamentare leghista a Montecitorio. "Siamo stanchi di questi continui tentativi di scomunica da chi usa il pulpito per fare propaganda politica filoimmigrazionista - è il commento del parlamentare - qualcuno fermi Vigorelli che si permette davanti a decine di bambini di decidere chi sia o meno cristiano". Poi l'accusa: "Il prete di Mariano Comense già nel 1997 si dichiarava orgogliosamente un 'compagno' - niente di male -  noi siamo orgogliosamente leghisti però pretendiamo rispetto soprattutto da chi indossa l'abito talare".