L’onda di chiome brizzolate si materializza vicino ai pullman. Spillette di Forza Italia al bavero, un grande futuro alle spalle. Sotto un cartello a caratteri cubitali “Come Mandela” arrivano i militanti di Latina. Federico Avallone di primavere alle spalle ne ha parecchie: “Noi – dice – siamo quelli che hanno fatto l’Italia, io stavo nella Folgore e sono stato nel Movimento sociale”. Poi, il Pantheon: “Pensi che mio nonno ha condotto la gloriosa battaglia di Vittorio veneto contro l’invasore austriaco. Mio padre è invece è stato consigliere comunale monarchico e ha tentato il colpo di Stato con Di Lorenzo. Ora Berlusconi è l’unico. È la destra”.
Via della Conciliazione. A due passi dal Cupolone va in scena il battesimo dei Club Forza Silvio, quelli dell’ennesima rivoluzione azzurra, dell’Italia che lavora e che produce, quelli che “basta con i politici di professione”. Età media, over cinquanta. La società civile, chissà. Seduto in un caffè si rivede Alessandro Battilocchio, l’enfant prodige del “nuovo Psi” di Gianni De Michelis, ex europarlamentare con una valanga di preferenze a Civitavecchia. Ora ha già aperto un bel numero di club Forza Silvio con l’obiettivo di tornare al Parlamento europeo la prossima primavera.
Vecchi leoni, truppe cammellate con ore di viaggio alle spalle, in via della Conciliazione pare di stare sulla Salerno-Reggio Calabria. Il berlusconismo 2.0 si muove come l’apparato degli anni Cinquanta. Più pullman che casting. Più signori delle preferenze che Publitalia. Più centro-sud che Milano. Intabarrato nel suo cappotto cammello, Salvatore De Monaco, presidente della provincia di Latina racconta: “Da Latina abbiamo portato quattro pullman. Oggi inizia la nostra battaglia per la libertà e parte dalla nostra base”.
Già, la base. Quelli del Ventennio. Come Salvatore Porfido, ex commerciante che ha chiuso due negozi causa crisi: “Sto con Berlusconi dal ’94 ed è lui l’unico leader. Con questo governo le imprese sono destinate a morire. Meglio il voto, al più presto”. Echeggiano slogan antichi contro il governo delle tasse e della spesa pubblica, contro la sinistra di sempre. Nuovi quelli contro Alfano: “Questo governo – prosegue De Monaco - in otto mesi si è solo occupato della decadenza di Berlusconi. Alfano cerca solo scuse per giustificare perché sta con Letta”. Scusi, signora, ma i giovani dei club Forza Silvio dove sono? “Non lo so – risponde tenendo il marito sotto braccio – io ero qui per il papa. Mi sono fermata per curiosità”. Gli equivoci di via Conciliazione, la domenica della messa. Eccolo, un ragazzo molto berlusconiano nel suo blazer blu, camicia a righe e cappottino al braccio incurante del freddo. Si chiama Fabio Gamba, 21 anni, milanese che studia economia alla Bocconi. Perfetto, sbarbato come piace al Cavaliere: “Berlusconi – dice tutto d’un fiato – è l’unico. Non si può mettere il paese nella mani di un comico come Grillo o di uno che non ha mai fatto nulla nella vita come Renzi”. Scusa, ma i giovani dove sono? “A Milano c’è una grande partecipazione attorno ai club, abbiamo avuto ottimi riscontri”.
Arriva Domenico Scilipoti detto Mimmo, l’eroe dei responsabili del 2010. Con aria vaga si aggira dove sono le telecamere. Ma non era vietata la presenza dei parlamentari? “Vietato? – sorride – Noi non vietiamo. Noi non abbiamo la cultura del divieto”. Già, vietato vietare. Non è l’unico a disobbedire alle regole di ingaggio del Capo. Che aveva chiesto alla nomenklatura di stare a casa. Con l’eccezione di Deborah Bergamini, suo braccio destro e sinistro in materia di comunicazione e di Annagrazia Calabria, leader dei giovani. Ma non tutti sono rimasti a vedere le partite sia pur col malumore di chi ha rinunciato a una passerella di fronte alle telecamere. Ecco Paola Pelino, cotonata come nelle migliori occasioni: “Noi parlamentari – spiega – secondo lo statuto e le indicazioni del presidente siamo i responsabili territoriali di Forza Italia. Capisce, dobbiamo organizzare…”. È pieno di organizzatori. Arrivano Vincenzo Gibiino, Manuela Repetti, Francesco Giro. Parte l’Inno. Tutti in piedi, per l’ennesima battaglia del nuovo che avanza: “Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò”.
La kermesse dei club "Forza Silvio"
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