Non ci fosse stato lui sarebbe stata una chiusura di campagna elettorale usuale e abbastanza noiosa da raccontare. Invece Nanni Moretti c'era e quella che fino ad allora poteva apparire una manifestazione normale, organizzata dal Partito Democratico per segnare la tappa finale della maratona verso le urne in questo inverno 2013, si è trasformata in qualcosa di speciale.
L'effetto sorpresa è stato palpabile non appena, tra lo stupore dei tanti che affollavano il teatro Ambra Jovinelli, il regista - maglioncino rosso bordeaux, pantaloni beige di velluto a costine - è entrato in sala, tra i vip preceduto solo da Simona Marchini e Piero Badaloni.
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Dopo sarebbero arrivati Giovanna Melandri e Stefano Fassina, David Sassoli e Ignazio Marino, Eva Grimaldi, Diego Bianchi "Zoro" e Pietro Grasso, il trentottenne ex capogruppo provinciale del Pd, ora in corsa per la Camera, Emiliano Mannucci, e Nicola Zingaretti, seduto di fianco al regista, che intanto firmava autografi e distribuiva strette di mano e pacche sulle spalle.
Una foto con la ventenne Ludovica Tranquilli, che quest'anno vota per la prima volta, poi con Carolina Zaccolla, battagliera militante di Monterotondo di 94 anni e in sala, sotto le bandiere e i cartelloni dei circoli col simbolo tricolore del Pd, aleggia un interrogativo.
Undici anni dopo - era il febbraio del 2002 - il j'accuse ("Con questi dirigenti non vinceremo mai. Il problema del centrosinistra è che per vincere bisogna saltare due trequattro generazioni") che tanto clamore provocò, e tante divisioni, nel centrosinistra, più d'uno si è chiesto se oggi fosse venuto a rincarare la dose. E invece lui, quando, dopo i saluti iniziali - inframmezzati da un "E falla finitaaaa" urlato dalla platea - il segretario dem del Lazio, Enrico Gasbarra, l'ha invitato a salire, sul palco sembrava manco ci volesse andare. Un'occhiata come di leggero fastidio, nello stile del miglior Moretti cinematografico, scoccata a uno che gli ha gridato: "Dì qualcosa di sinistra" e poi ha fugato i dubbi: "Spero che lunedì festeggeremo la liberazione di sessanta milioni di persone, ostaggio degli interessi di un uomo solo".
Pausa e poi: "Se dovessimo vincere, questa volta fatela una legge sul conflitto d'interesse, per mettere sullo stesso piano tutti quelli che votano". Nemmeno l'ingresso di Bersani, di lì a poco, sarà applaudito come l'intervento di Moretti, momento clou della kermesse organizzata dal Pd del Lazio per chiudere contestualmente a quella nazionale anche la campagna elettorale per le regionali, interamente declinata al rigore e alla sobrietà. Vero e proprio mantra in casa dem, grazie al quale sembra sia stato digerito lo scippo, da parte del Movimento 5 Stelle di Grillo, della storicamente rossa piazza San Giovanni. Ma la scelta dell'Ambra Jovinelli non si è rivelata proprio felicissima: il teatro si è riempito in poco meno di un'ora e molti si son dovuti accontentare di seguire gli interventi dal maxischermo sistemato nel piazzale antistante, beccandosi pure la pioggia.
Inevitabili i malumori e le polemiche a bordo sala con gli addetti alla sicurezza e qualcuno che se la prendeva con "i soliti giornalisti privilegiati che trovano sempre posto", mentre in realtà seggiole riservate alla stampa non ce n'erano. 
Intanto, mentre Zingaretti dal palco scandisce: "Noi siamo quelli che vogliono governare", una signora, occhialini e sciarpona rossa al collo, consegna pronostici all'orecchio del vicino: "Magari in Lazio ce la facciamo pure, ma sul piano nazionale? Bisogna vedere se Monti regge...".
Il candidato alla presidenza della Regione va avanti per oltre mezz'ora e Bersani attende paziente il suo momento. Non riserverà grandi sorprese l'intervento del segretario, che elogia i volontari, raccoglie un forte applauso sull'attacco a Grillo (" Non si può accettare un uomo solo al comando, né alla guida di un partito né alla guida di un Paese") e per il resto batte sui temi di sempre: basta leghismo, necessità di cambiare per governare, lotta alla corruzione, stagione dei diritti e sobrietà. Anche questi consueti e in accordo con i toni della campagna elettorale. Che Bersani, ancora nel segno della continuità, ha scelto di chiudere sullo stesso palco dal quale l'aveva iniziata, il 17 gennaio scorso. Solo che stasera c'era Nanni Moretti.

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