La polemica
'Grillo, un dittatore della Rete'
di Fabio Chiusi
Un ex giornalista del 'Fatto' scrive un libro durissimo contro il fondatore del M5S e il modo in cui ha usato Internet: «Scientifico», dice, «ma soprattutto ingannevole e antidemocratico»
(13 febbraio 2013)
Beppe GrilloAltro che «ognuno vale uno». Ma quale «democrazia diretta». La gestione del duo Beppe Grillo-Gianroberto Casaleggio ha fatto del MoVimento 5 Stelle una «proposta a tratti autoritaria», che si regge su una «ideologia totalitaria» fondata sul mito di una rete sempre e comunque salvifica, portatrice di verità, uguaglianza e meritocrazia. E che si traduce, nella realtà dei fatti, in raffinate tecniche di manipolazione del consenso e delle conversazioni online; in «marketing digitale», propaganda; e in epurazioni, da Giovanni Favia e Federica Salsi a Valentino Tavolazzi, trattato «come i dissidenti nella Russia dei Gulag».
E' questa la tesi principale da cui si snoda l'articolato ragionamento su cui si regge 'Il lato oscuro delle Stelle' (Imprimatur, pp. 288), un testo che rappresenta per l'autore, Federico Mello, una svolta radicale in senso 'tecno-scettico'.
L'ex giornalista del 'Fatto Quotidiano' e di 'Pubblico' lo dice fin dall'inizio: è passato il tempo delle analisi incantate delle dinamiche di auto-organizzazione 'dal basso' del Popolo Viola (contenuta in 'Viola', Aliberti), degli attivisti di Occupy Wall Street o della 'primavera araba'. Oggi Mello inserisce la critica, durissima, al MoVimento di Grillo, nell'orbita di una riflessione a più ampio raggio sul rapporto tra Internet, propaganda e formazione del consenso.
Così, se un tempo «la convinzione alla quale mi appoggiavo», confessa, «era che il mezzo digitale fosse di per sé portatore di una nuova era di libertà e apertura del mondo», oggi l'autore - attingendo a piene mani dall'impalcatura teorica di 'The Net Delusion' di Evgeny Morozov - scrive che «la discussione on line tra sconosciuti non funziona», che «il web è inquinato». Da cosa? «Da profili falsi, troll, identità fantasma, algoritmi utili per vendere di tutto, così come da idee da veicolare come verità assolute».
E il MoVimento 5 Stelle, per Mello, ne è la dimostrazione vivente. Il tutto è pianificato in modo certosino, argomenta il giornalista, a partire soprattutto da un testo del figlio del 'guru' di Grillo, Davide Casaleggio, datato 2008. In quel volume, 'Tu sei Rete', è contenuta la «teoria generale che tiene in piedi il M5S»: «La chiave di questa teoria», spiega Mello, «è che gruppi di persone che si auto-organizzano e si mettono in Rete tra loro risultano estremamente efficaci nel divulgare un messaggio. Il segreto, però, è indirizzare questa auto-organizzazione muovendo una serie di leve».
Leve che permetterebbero al duo Casaleggio-Grillo di prevedere i meccanismi di potere e influenza nei diversi gruppi locali, e far avanzare i fedelissimi a discapito dei non ortodossi. Una visione secondo cui gli attivisti sono comunque «formiche». La metafora è dura, ma per l'autore regge: «Le formiche non devono sapere di essere tali, non devono conoscere le regole del formicaio: la natura farebbe venir fuori comportamenti non in linea con 'l'interesse generale' della Rete e con l'obiettivo deciso a monte». E a tavolino.
Di tutto questo l'ex comico e l'esperto di marketing, scrive Mello, si servono per tenere le redini di una formazione politica in cui non c'è «più spazio per nessun tipo di pensiero critico». Con benefici annessi. Per esempio, a seguito dell'impegno sottoscritto dai candidati riguardo i «gruppi di comunicazione» per i parlamentari 'grillini'. «Grillo e Casaleggio», si legge, «facendo firmare quell'impegno ai loro candidati, hanno obbligato chi verrà eletto in Parlamento a delegare a loro due la gestione di quei fondi. Parliamo di somme ingenti», prosegue Mello. «Visto che lo stesso Grillo prevede l'elezione di 'circa cento parlamentari' potrebbero arrivare anche a 5 milioni di euro ogni anno». Ciò significa che «Grillo, e soprattutto Gianroberto Casaleggio, avranno fondi ingentissimi per installare i propri uomini a Roma (qualcuno dello "staff"?) che possano controllare da vicino i parlamentari eletti e in grado di portare alla massima potenza la guerra digitale grillina. E il tutto, la beffa finale, con fondi pubblici, gli stessi da sempre nel mirino del Movimento 5 Stelle».
E' questa la tesi principale da cui si snoda l'articolato ragionamento su cui si regge 'Il lato oscuro delle Stelle' (Imprimatur, pp. 288), un testo che rappresenta per l'autore, Federico Mello, una svolta radicale in senso 'tecno-scettico'.
L'ex giornalista del 'Fatto Quotidiano' e di 'Pubblico' lo dice fin dall'inizio: è passato il tempo delle analisi incantate delle dinamiche di auto-organizzazione 'dal basso' del Popolo Viola (contenuta in 'Viola', Aliberti), degli attivisti di Occupy Wall Street o della 'primavera araba'. Oggi Mello inserisce la critica, durissima, al MoVimento di Grillo, nell'orbita di una riflessione a più ampio raggio sul rapporto tra Internet, propaganda e formazione del consenso.
Così, se un tempo «la convinzione alla quale mi appoggiavo», confessa, «era che il mezzo digitale fosse di per sé portatore di una nuova era di libertà e apertura del mondo», oggi l'autore - attingendo a piene mani dall'impalcatura teorica di 'The Net Delusion' di Evgeny Morozov - scrive che «la discussione on line tra sconosciuti non funziona», che «il web è inquinato». Da cosa? «Da profili falsi, troll, identità fantasma, algoritmi utili per vendere di tutto, così come da idee da veicolare come verità assolute».
E il MoVimento 5 Stelle, per Mello, ne è la dimostrazione vivente. Il tutto è pianificato in modo certosino, argomenta il giornalista, a partire soprattutto da un testo del figlio del 'guru' di Grillo, Davide Casaleggio, datato 2008. In quel volume, 'Tu sei Rete', è contenuta la «teoria generale che tiene in piedi il M5S»: «La chiave di questa teoria», spiega Mello, «è che gruppi di persone che si auto-organizzano e si mettono in Rete tra loro risultano estremamente efficaci nel divulgare un messaggio. Il segreto, però, è indirizzare questa auto-organizzazione muovendo una serie di leve».
Leve che permetterebbero al duo Casaleggio-Grillo di prevedere i meccanismi di potere e influenza nei diversi gruppi locali, e far avanzare i fedelissimi a discapito dei non ortodossi. Una visione secondo cui gli attivisti sono comunque «formiche». La metafora è dura, ma per l'autore regge: «Le formiche non devono sapere di essere tali, non devono conoscere le regole del formicaio: la natura farebbe venir fuori comportamenti non in linea con 'l'interesse generale' della Rete e con l'obiettivo deciso a monte». E a tavolino.
Di tutto questo l'ex comico e l'esperto di marketing, scrive Mello, si servono per tenere le redini di una formazione politica in cui non c'è «più spazio per nessun tipo di pensiero critico». Con benefici annessi. Per esempio, a seguito dell'impegno sottoscritto dai candidati riguardo i «gruppi di comunicazione» per i parlamentari 'grillini'. «Grillo e Casaleggio», si legge, «facendo firmare quell'impegno ai loro candidati, hanno obbligato chi verrà eletto in Parlamento a delegare a loro due la gestione di quei fondi. Parliamo di somme ingenti», prosegue Mello. «Visto che lo stesso Grillo prevede l'elezione di 'circa cento parlamentari' potrebbero arrivare anche a 5 milioni di euro ogni anno». Ciò significa che «Grillo, e soprattutto Gianroberto Casaleggio, avranno fondi ingentissimi per installare i propri uomini a Roma (qualcuno dello "staff"?) che possano controllare da vicino i parlamentari eletti e in grado di portare alla massima potenza la guerra digitale grillina. E il tutto, la beffa finale, con fondi pubblici, gli stessi da sempre nel mirino del Movimento 5 Stelle».
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