Allarme Cgil, 9 milioni di italiani senza occupazione nel 2012
Camusso: ''Non solo poveri ma in miseria''. Dal Centro Studi del sindacato i numeri di una crisi che coinvolge disoccupati, cassaintegrati, scoraggiati e precari. Un'ecatombe occupazionale aldilà dell'articolo 18 e dell'austerity
Scritto da Sirio Valent il 20 febbraio 2013 in Economia
“Il problema non è solo non essere più poveri, ma recuperare la dignità del Lavoro”. La segretaria Cgil Susanna Camusso non usa mezzi termini nel commentare i dati: nel 2012 9 milioni di italiani erano in difficoltà sul fronte dell’occupazione. Disoccupati, scoraggiati, cassaintegrati e lavoratori precari, gli stessi che andranno il 24 febbraio a votare per un governo “di salvezza” – ma che rischia di essere di nuovo un governo “di tagli e tasse”.
Lasciate perdere un momento Marchionne e la Fiat, baluardo più ideologico che reale. Pensate a tutte le altre aziende che tagliano posti di fronte al crollo dei consumi (in tutta Europa il settore auto perde l’8,5% di immatricolazioni, mentre i consumi delle famiglie italiane son crollati: -45 miliardi di spesa in 2 anni). Pensate all’Ilva di Taranto, che ha appena chiesto la cassa integrazione per 6500 operai, forse prossima alla chiusura completa. Pensate alla Riv, alla Berloni, a tutti icassaintegrati che sono stati espulsi dalle fabbriche durante lo scorso anno (2,8 milioni di lavoratori, la metà in scadenza entro fine 2013). Questa è la situazione del Paese reale. E mentre avete quest’immagine davanti, chiedetevi se le proposte dei candidati al Governo (da Berlusconi a Bersani, allo stesso Monti), sono credibili.
Il primo grande dubbio riguarda il passato: la situazione è stata costruita, posto su posto, negli ultimi vent’anni. Vi hanno partecipato tutti, dal centrodestra al centrosinistra. Il risultato è il“fallimento” di cui parla Lattuada, presidente dell’Osservatorio Cassa integrazione della Cgil: “89 milioni di ore richieste a gennaio 2013, è il dato peggiore dal 1980″. Il secondo dubbio riguarda gli investimenti e le risorse. Se le aziende licenziano, è perché non ci sono soldi: i consumi crollano, i ricavi spariscono, le banche ritirano i prestiti. Secondo l’Abi, a gennaio i mutui alle famiglie e alle impresesono diminuiti del 3,3%. Da imputare, in primis, la contrazione dei prestiti da parte delle banche, che pur avendo ricevuto finanziamenti sostanziali da Governo e Unione Europea, chiudono i rubinetti del credito per resistere alla “tempesta” sul mercato azionario – quella provocata dalle operazioni “facili” come Mps, Antonveneta, Unipol.
Non solo. Dalla Cgil ricordano che nei 9 milioni di mal-occupati ci sono anche 3,5 milioni di precari. Giovani e non più giovani che tentano di coniugare vita decente a salari minimi e diritti lavorativi azzerati. La riforma Fornero, che aveva promesso la cancellazione dei mille contratti-truffa in favore dell’apprendistato, ha fallito. Oggi sono ancora in voga circa 30 modi per essere precario senza andar contro la legge.
Per loro, cosa propongono i partiti? Cosa propone l’antipolitica? Senza un serio e nutrito piano d’investimenti, le regole non basteranno (posto che qualcuno, a campagna elettorale finita, le voglia davvero cambiare). Servono soldi, e servono subito.
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