LA STRATEGIA DEL MONOLOGO
Chiudiamo questo omaggio al grillo, nel giorno della Festa dedicata ai Lavoratori, con questo bell'articolo di Sabina Minardi.
Ma nella marea di commenti suscitati dalla mancata intervista sono emerse anche storie ed episodi che consentono di gettare una luce nuova sul rapporto tra il comico-guru genovese e i media. Come quanto capitato a Emilio Targia, Edoardo Fleischner e Federica De Maria: tre studiosi che hanno seguito Grillo per due anni, tra spettacoli e appuntamenti col suo staff, per scrivere un libro. Primo saggio "crossmediale" sul fenomeno Grillo, dal titolo profetico: "Chi ha paura di Beppe Grillo?". Editore: Longanesi, data di uscita prevista: maggio 2007. Contratto stipulato, copie prenotate in libreria. Poi lo stop: Beppe Grillo diffida dal pubblicare il libro. Dopo il V-Day seguono ulteriori mesi di lavoro: il libro viene riaggiornato per Longanesi. Che decide, per la seconda volta, di non pubblicarlo. A tutt'oggi il volume non ha trovato un editore disponibile a pubblicarlo. Una storia che richiama quella di "Grillo da ridere (per non piangere)", che Kaos Edizioni mandò in libreria nel 2003. «Il libro riportava suoi brani, imprescindibili per raccontarlo. Nonostante fosse una biografia tutt'altro che critica verso Grillo, lui ne chiese e ottenne il sequestro», racconta il curatore Lorenzo Ruggiero.
«Questa è censura», denuncia Fleischner, docente di Nuovi Media alla Statale di Milano. «Quello che ci è successo è incredibile», aggiunge Targia, caporedattore di Radio Radicale: «Bloccare i libri è una cosa odiosa». Del soliloquio, del resto, Grillo ha fatto una scelta stilistica. «Sono un monologhista», ha detto a Gilioli per spiegare il suo rifiuto. Citava l'amico di sempre Antonio Ricci, che alla presentazione dell'edizione numero venti di "Striscia la notizia" aveva usato lo stesso termine: «Grillo in politica? No, assolutamente. Lui è un monologhista, un attaccante, un centravanti di sfondamento, mentre la politica è un mondo fatto di sfumature, di grigi. Dirò di più: se Grillo comincia ad abbandonare i monologhi per iniziare ad argomentareperde» (di questo siamo più che convinti. NdR). Meglio allora una parola sola: vaffanculo.
Risuona ancora nel Web il monomaniacale invito rivolto al giuslavorista Pietro Ichino, reo di averlo sfidato a un contraddittorio sulla legge Biagi. «Nell'agosto scorso Grillo sostanzialmente rifiutò il mio invito a un confronto pubblico: disse che era disponibile a confrontarsi con me se io fossi andato a Bologna l'8 settembre per il "Vaffa-day"; ma quella non poteva essere, evidentemente, un'occasione di confronto pacato, sereno e paritario», racconta Ichino: «So che Bruno Vespa invitò lui e me a incontrarci a "Porta a Porta", ma Grillo rifiutò anche quello».
La strategia monologhista è anche monomediale, cioè viaggia solo su Internet. Dove si sfogano - sul suo sito e altrove - anche i suoi seguaci. Non sempre in modo pacato: «Avevo pubblicato un commento al Vaffa-day: ragionavo, più che su Grillo, sulla politica debole, incapace di fornire risposte», racconta Andrea Romano, editorialista della "Stampa", che ha sperimentato «la sensazione di affacciarsi su un pentolone che ribolle soprattutto di intolleranza»: «I commenti che arrivarono sul mio blog furono tantissimi, pieni di allusioni sessuali, offensivi anche in modo bizzarro. Decisi di pubblicarli tutti, anche i più osceni, perché raccontavano un fenomeno interessante: un mondo permeato dal culto della personalità. E da irresponsabilità nei toni».
(in altra sede, ho pubblicato la serie di insulti e minacce fisiche pervenutemi dai grillini di Carate Brianza dopo l'8 settembre. La mia colpa? aver ospitato la testimonianza di persone di Carate che all'ora e nel luogo annunciato, dove sarebbero state raccolte oltre 2000 firme su 8000 abitanti, non hanno trovato alcun banchetto. NdR) (1° Maggio 2008)
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