Parma e le promesse mancate.
Luna di miele finita con Pizzarotti
L'aumento delle rette dei nidi, i problemi finanziari, la questione dell'inceneritore. In città monta la delusione. Il sindaco: "Vorrei accontentare tutti, ma non posso"
di VALERIO VARESI
Dopo l'euforia arrivano le proteste. Persino gli esposti, due in un solo giorno martedì scorso. Federico Pizzarotti, il primo sindaco a Cinque stelle di un Comune capoluogo, misura la distanza tra gli annunci della campagna elettorale e l'impatto con l'amministrare. Così, l'aumento delle rette dei nidi, ha fatto infuriare i genitori riuniti nel "comitato famiglie", quelli dell'Irpef e dell'Imu hanno risvegliato il clangore delle pentole in piazza, mentre un altro comitato gli contesta l'atteggiamento troppo arrendevole verso le banche. E su tutto questo aleggia l'imminente accensione del forno inceneritore, vero cavallo di battaglia del M5S in campagna elettorale, che ora rischia di aprire una crepa proprio tra i seguaci di Grillo.
Di tutto questo Federico Pizzarotti discute pacato mostrando grafici, cifre e tabelle ancorato, quasi abbarbicato, alla realtà, lontanissimo dalle rabbiose invettive del suo leader. Vien da dire che quello del sindaco di Parma sia il "grillismo reale", il pragmatismo amministrativo di chi è costretto a fare i conti ogni giorno con la "Spending review" e con un'eredità pesantissima lasciata da una giunta di centro destra che ha distrutto la città sia sul piano economico (870 milioni di debito) che morale con gli arresti dell'ex sindaco Pdl Pietro Vignali e del ras locale dei berlusconiani Giuseppe Villani.
Nel maggio scorso, emergendo dalle macerie della "petite capitale" sospinto da un potente vento rinnovatore, Pizzarotti era stato salutato con entusiasmo dalla città, ma a distanza di nove mesi, lo slalom tra i paletti sempre più ostici delle ristrettezze di un bilancio sull'orlo del fallimento fa emergere le prime incrinature di quella luna di miele. Molte delle grane risalgono al passato, ma adesso affollano l'agenda dell'Amministrazione. Nei comitati che contestano ci sono anche elettori di Pizzarotti che avevano sognato un cambiamento più radicale. "Tariffe alle stelle" hanno ironizzato coi cartelli accusando il sindaco di voler risarcire le banche coi soldi dei cittadini. La commissione Audit sul debito attacca la gestione Pizzarotti su uno dei punti più delicati delle denunce in piazza di Grillo: il rapporto con le banche. Nel mirino l'area industriale "Spip"(controllata dal Comune), dove sono stati acquisiti terreni a un valore quasi triplo di quello di mercato gonfiando così l'ammontare di mutui ipotecari contratti con due pool di banche e avallati dalle giunte precedenti. Il commissario Mario Ciclosi, di fronte alla situazione fallimentare della stessa Spip, avviò un concordato preventivo poi fatto proprio anche dalla nuova Amministrazione, ma a tale procedura si è opposto il Tribunale per mancanza dei requisiti necessari. La conseguenza è che l'enorme debito della società si ripercuota pesantemente sul già esangue bilancio comunale. "Il concordato finirebbe per coprire le responsabilità di amministratori e istituti di credito - si arrabbia Cristina Quintavalla, già promotrice di una "lenzuolata" che scatenò uno scandalo urbanistico nel lontano '75 - Pizzarotti non può essere la candeggina che cancella le colpe".
Il "grillismo reale" fa risaltare la dura prassi amministrativa. "Io vorrei accontentare tutti, ma non posso" allarga le braccia il sindaco. "Rispetto al 2011 ho avuto un taglio di 27 milioni su 193 e con questi numeri non si scappa: o riduci i servizi o aumenti gli introiti. Ma se lo fa un sindaco di sinistra lo si commisera, se lo faccio io diventa un problema. D'altro canto - prosegue - non è vero che pago i debiti coi soldi dei cittadini: tutti sanno che la spesa corrente è ben distinta da quella in conto capitale". Ma il problema più grande sulle spalle di Pizzarotti è quell'inceneritore appena costruito e costato 193 milioni, per il quale fu promessa la riconversione. Troppo tardi, visto che l'iter era ormai deciso e che la società Iren è adesso intenzionata a metterlo in funzione già in primavera. "Io non ho mai fatto promesse che non si potevano mantenere" precisa Pizzarotti prendendo le distanze dai più oltranzisti. "Ci abbiamo provato e le battaglie non si avviano per vincerle a tutti i costi. Resto contrario, insoddisfatto, ma il tutto è valso a riportare l'attenzione sul tema rifiuti e sui danni degli inceneritori".
Prudenza e realismo di un'Amministrazione che bada alla riduzione del danno. Come sul concordato preventivo contestato e sull'orlo di sfumare. "Se avessi fatto fallire la Spip mi sarei trovato immediatamente i creditori addosso" spiega Pizzarotti. "Col concordato avremmo pilotiamo la crisi e nel frattempo non avremmo messo un soldo nelle partecipate. Il costo per il Comune sarebbe stato zero" spiega. Ma forse l'incognita più spinosa per il futuro è quella che riguarda il progetto di città che stenta ad emergere da questa navigazione prudente. "I parmigiani erano abituati ai grandi proclami velleitari come il metrò o la città da 400 mila abitanti" fa notare Pizzarotti. "Noi forse dobbiamo imparare a comunicare meglio, ma di sicuro, parliamo un'altra lingua". Tuttavia in città, dopo l'entusiasmo ora si sospende del giudizio: tanti "mah!" esclamati come se su tutto incombesse una grande incognita.
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