giovedì 24 luglio 2014

Sempre più vergognoso l'atteggiamento dei grillini. La pretesa che una minoranza possa impedire ad una maggioranza democraticamente eletta di fare le riforme necessarie per il funzionamento del paese.

Ddl Boschi

Riforme, al Senato convocata la capigruppo per superare lo stallo

Dopo la giornata di ieri caratterizzata dall'ostruzionismo, riparte a palazzo Madama l'esame del testo Boschi. Grasso convoca la riunione dei capigruppo per cercare una soluzione

Pietro Grasso
Seconda giornata di votazioni a palazzo Madama per il ddl Boschi iniziata e subito stoppata dal presidente Grasso che, dopo la verifica del numero legale, ha convocato la capigruppo.

Dopo la giornata di ieri, la prima in cui si è cominciato a votare davvero in Senato, oggi la "madre di tutte le riforme" torna in Aula. E ci torna dopo le polemiche seguite alla lentezza dei lavori che ha caratterizzato la prima giornata di lavoro sul ddl di palazzo Madama. Ieri, infatti, solo tre gli scrutini in una intera giornata di lavoro. Questo a causa dell'ostruzionismo delle opposizioni portato avanti attraverso una battaglia procedurale fatta di interventi in dissenso e sull'ordine del giorno, solo per perdere tempo. Una melina che blocca i lavori e che ha fatto intervenire il presidente Napolitano: "Paralisi grave che danneggia il Parlamento".

Così, questa mattina, aperta la seduta in Senato, verificato il numero legale, annunciata a votazione e subito – già prima del voto – la sospensione di 20 minuti e l’annuncia di Grasso che poco prima delle 11 ha bloccato i lavori dell'Aula e ha convocato la riunione dei capigruppo per cercare una soluzione.
Sul tavolo il disegno di legge Boschi di riforma costituzionale, la "madre di tutte le riforme" impantanata in aula tra oltre 7800 emendamenti e la richiesta di voto segreto in 900 casi.

La battaglia di posizioni tra governo e forze che sostengono le riforme da una parte e opposizioni dall'altra va quindi avanti, con il M5s che accusa il governo di essere il vero colpevole dell'ostruzionismo. Luigi Di Maio, in un'intervista sull'Avvenire, pone le condizioni per sbloccare i lavori al Senato. "Queste riforme, così come sono state scritte, ci fanno paura. Il combinato disposto tra senatori non eletti e deputati nominati è da brividi. Ma noi non siamo frenatori né conservatori. Siamo la seconda forza parlamentare, vogliamo migliorare le riforme ed è doveroso coinvolgerci". Il dialogo deve ripartire, dice il vicepresidente della Camera, da due punti: "Iniziamo dal Senato elettivo e dall'immunità. Diano un segnale di apertura e di dibattito su questi temi e l'ostruzionismo si può fermare".

Ieri Vendola aveva detto più o meno la stessa cosa: "Il governo cambi, mostri buona volontà e fermiamo l'ostruzionismo". Il leader di Sel è tornato oggi a parlare, con un laconico "comunque gli emendamenti stanno là".

Il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, ha però escluso un rinvio a settembre del ddl: "No, noi andiamo avanti - ha risposto ai cronisti a Palazzo Madama prima della nuova convocazione della conferenza dei capigruppo - non è serio fare ostruzionismo in questo modo, ne va della dignità anche di questa istituzione. Ora vediamo...". Poi ribadisce che "il governo è disponibile ad approfondire alcune questioni purché non stravolgano l'impianto del testo" ribadendo che ad esempio "il Senato elettivo non si tocca perché è la base di tutta la riforma".
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