domenica 20 luglio 2014

E pensare che se i sindacati rinunciassero agli esoneri avremo un miliardo e 800 milioni di euro all'anno da destinare ai lavoratori ed anche ai giovani.

Cisl: «136.616 mila lavoratori rischiano il posto nel 2014»

di   - 19/07/2014 - La stima contenuta nel rapporto Industria: 10mila al mese, e potrebbe anche andare peggio

Cisl: «136.616 mila lavoratori rischiano il posto nel 2014»
Sono 136.616 mila “i lavoratori a rischio di perdita di lavoro nel corso del 2014″, nei settori della manifattura e delle costruzioni. E’ la stima fatta dalla Cisl nel Rapporto Industria. Sarebbero cosi’ piu’ di 10 mila i posti in bilico ogni mese che passa. E il dato peggiora rispetto alle stime 2013, con 13.486 posizioni in piu’ in pericolo (+11%). Lo riferisce l’Ansa
IL TUNNEL DELLA CRISI - “La gran parte delle imprese ha affrontato il tunnel della crisi a denti stretti, facendo ordine innanzitutto in casa propria”, spiega il rapporto della Cisl. E fra le modifiche interne alle aziende, “rilevante, quanto prevedibile, e’ stata la riduzione permanente del numero di occupati, per il 27,8% delle imprese”. Un ridimensionamento forte “che ha accompagnato, e probabilmente limitato, altre strategie possibili, come la delocalizzazione all’estero ed il decentramento produttivo in Italia”. La delocalizzazione all’estero, fa sapere lo studio, “ha riguardato solo l’8,7% delle imprese, bilanciata dal 7,6% di flussi inversi, dall’estero in Italia”. Inoltre, sottolinea il dossier, “il rientro in azienda di attivita’ decentrate a livello nazionale, pari al 20,4% delle imprese, e’ stata superiore alle attivita’ decentrate a livello nazionale (16,4%), presumibilmente per l’esigenza delle imprese di affrontare in casa i problemi di un migliore controllo di qualita’ dei prodotti”. Guardando ai diversi settori industriali la Cisl nota “un mix di ripresa e recessione”. Dal lato della produzione, sette settori sono “tendenzialmente in ripresa (metallurgia, mezzi di trasporto, gomma e materie plastiche, prodotti chimici e farmaceutici, prodotti tessili e abbigliamento, alimentari)”; invece “cinque sono in recessione(apparecchiature elettriche e non elettriche, prodotti petroliferi raffinati, macchinari e attrezzature, computer e prodotti elettronica e ottica, energia elettrica, gas e acqua)”.

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