lunedì 21 luglio 2014

Noi non avevamo dubbi che Di Maio fosse il capo della setta a cinque stelle. Di capi c'è ne sono solo due. Grllo e a Casaleggio.

Luigi Di Maio capo del M5S?: "Non lo sono, spiegherò tutto". Il vicepresidente della Camera replica a Tommaso Currò (FOTO)

"Non sono a capo del Movimento 5 Stelle. Finita la legge elettorale scriverò una lettera agli attivisti che spiega tutto". Crisi di nervi per il vicepresidente della Camera dei Deputati? Luigi Di Maionon ci sta a passare per il capo del Movimento 5 Stelle e risponde alle accuse che gli vengono mosse all'interno del suo Movimento . La polemica nasce dopo l'intervista del deputato grillino Tommaso Currò a Repubblica, in cui quella di Di Maio viene definita una "leadership non legittimata da nessuno: nè dai parlamentari, nè dagli attivisti che lavorano sul territorio. Questa iniziativa è stata fatta per un aspetto meramente mediatico".
A dare manforte a Di Maio anche Nik il Nero, del gruppo comunicazione del M5S:"Leggendo qua è la mi sono imbattuto in una dichiarazione del buon Currò su un giornale filo (si fa per dire) PD, il buon Currò sostiene (spero sia ironico, ma è un virgolettato) che il M5S dovrebbe diventare un partito vero, Grillo il Presidente per vedere se fa sul serio e Casaleggio il segretario se riesce a prendere i voti per farlo. La speranza che sia una burla del lunedì rimane per giustificare l'incredulità".
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Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera
Secondo Currò, "visto che c'è una leadership conclamata, con un segretario in pectore, si prenda atto che le cose sono cambiate e si faccia un percorso diverso. Ci sia una revisione dello statuto, poi un fase partecipata verso un congresso, con organismi dirigenti e di controllo. Un partito lo siamo diventati di fatto, e con la differenza che manca un percorso di legittimazione e manca la democrazia interna".

"Prendo atto - aggiunge Currò - di due aspetti centrali: gli attivisti sono totalmente abbandonati e le decisioni di democrazia diretta sono assunte sul blog, con metodi discutibili. E ora ci ritroviamo di fronte a una leadership de facto" che è "un disattendere i principi dei cinquestelle". Quanto al dialogo con il Pd sulla legge elettorale è avvenuto "dall'oggi al domani, senza nessun ragionamento dietro. Cambiare senza condivisione ha creato dei malumori e delle spaccature al nostro interno. Il fallimento era già scritto dall'inizio, perchè se si voleva partecipare con maggiore concretezza al percorso riformatore bastava lavorare in commissione e in Aula, come succede per le altre commissioni, senza fare questa scenetta mediatica con cui si è voluto riprendere ossigeno dopo la batosta elettorale", conclude Currò.

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