Il nuovo Senato ancora nella palude
Fronde e liti lasciano la riforma al palo. L’ultima puntata è lo scontro tra il Pd e Grasso. In due ore vengono votati solo 3 emendamenti su 8mila.
E il paese aspetta
Di Lapo Mazzei
Signori, fate il vostro gioco. E sì, la partita delle Riforme, a partire da quella del Senato, sembra esser diventata un giro di roulette, dove tutti i giocatori attendono freneticamente l’uscita del proprio numero. E siccome la posta in palio si è fatta particolarmente interessante, fra gli scommettitori c’è anche il presidente dell’Aula di Palazzo Madama, Pietro Grasso.
Incontro al Colle
A determinare la scelta della seconda carica dello Stato, che ieri sera è salito al Colle per rassicurare il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è stata l’irruzione sulla scena del voto segreto. A fronte di quasi ottomila emendamenti, per ben 920 è stata avanzata la richiesta di voto segreto. “Un numero che non ha precedenti nella prassi parlamentare”, ha commentato Grasso, intenzionato a consentirlo solo sugli emendamenti relativi alla tutela delle minoranze, i diritti di libertà e le funzioni delle Camere ma non il procedimento legislativo. Una decisione, ha sottolineato il presidente del Senato, basata sui precedenti dei ddl costituzionali che ordinari, compresa la riforma costituzionale varata dal governo Berlusconi nel 2004.
A determinare la scelta della seconda carica dello Stato, che ieri sera è salito al Colle per rassicurare il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è stata l’irruzione sulla scena del voto segreto. A fronte di quasi ottomila emendamenti, per ben 920 è stata avanzata la richiesta di voto segreto. “Un numero che non ha precedenti nella prassi parlamentare”, ha commentato Grasso, intenzionato a consentirlo solo sugli emendamenti relativi alla tutela delle minoranze, i diritti di libertà e le funzioni delle Camere ma non il procedimento legislativo. Una decisione, ha sottolineato il presidente del Senato, basata sui precedenti dei ddl costituzionali che ordinari, compresa la riforma costituzionale varata dal governo Berlusconi nel 2004.
Paura del buio
Una deliberazione, quella di Grasso, che ha provocato il malcontento del Pd e la reazione stizzita del premier, Matteo Renzi, perché il timore diffuso fra i democratici è che senza scrutinio palese verrebbero impallinati la non elettività del nuovo Senato e molti punti qualificanti del disegno di legge. Non a caso il capogruppo Luigi Zanda parla di “interpretazioni forzate, artificiose e strumentali del Regolamento finalizzate solo a cercare franchi tiratori, sperando che, nel segreto dell’urna, si affondino le riforme”. “Qui non molla nessuno. Quando hai la forza di milioni di italiani che dicono anche se non mi sei simpatico ti voto”, afferma Renzi determinato a sfidare tutti, “quando sei a questo livello, non ci sarà nessun ostacolo in grado di fermarci. Potranno rallentarci, ma andremo alla Camera e cambieremo il testo”.
Una deliberazione, quella di Grasso, che ha provocato il malcontento del Pd e la reazione stizzita del premier, Matteo Renzi, perché il timore diffuso fra i democratici è che senza scrutinio palese verrebbero impallinati la non elettività del nuovo Senato e molti punti qualificanti del disegno di legge. Non a caso il capogruppo Luigi Zanda parla di “interpretazioni forzate, artificiose e strumentali del Regolamento finalizzate solo a cercare franchi tiratori, sperando che, nel segreto dell’urna, si affondino le riforme”. “Qui non molla nessuno. Quando hai la forza di milioni di italiani che dicono anche se non mi sei simpatico ti voto”, afferma Renzi determinato a sfidare tutti, “quando sei a questo livello, non ci sarà nessun ostacolo in grado di fermarci. Potranno rallentarci, ma andremo alla Camera e cambieremo il testo”.
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