Gaza, 13 giorno di raid. Israele intensifica l'offensiva terrestre, sale ancora il bilancio delle vittime e degli sfollati
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L'esercito israeliano intensifica l'offensiva terrestre sulla Striscia di Gaza, al tredicesimo giorno del conflitto più sanguinoso in Medio Oriente dal 2009. "Ora la fase terrestre dell'operazione 'Margine protettivo' si estende, con forze supplementari per combattere il terrorismo nella Striscia di Gaza e stabilire una realtà che garantisca agli israeliani di vivere in sicurezza", affermava un comunicato all'inizio del giorno più cruento dell'operazione Protective Edge.
In particolare l'offensiva sul sobborgo Sajaya di Gaza City è stata devastante: oltre 60 morti accertati tra i palestinesi, che secondo fonti mediche potrebbero essere anche il doppio. Tra loro ci sarebbero almeno 17 bambini e 14 donne. Anp e Lega Araba denunciano "crimini di guerra" da parte di Israele contro i civili, ma Benjamin Netanyahu tira dritto e convoca in serata un Gabinetto di sicurezza per discutere sul possibile allargamento dell'operazione. "Hamas usa i civili per proteggere i suoi missili, come scudi umani. Israele usa i missili per proteggere i civili" afferma il primo ministro israeliano. L'esercito israeliano nel frattempo conta le prime vittime: sarebbero 13 i soldati israeliani uccisi.
Nessuno nella comunità internazionale riesce a fare passi avanti nel percorso diplomatico per ottenere almeno un cessate il fuoco. Ci ha provato l'Egitto, ma la tregua è durata lo spazio di una mattinata. Ci proverà domani John Kerry, segretario di Stato americano, inviato da Barack Obama nell'area per cercare di negoziare una tregua. Proprio Kerry è stato protagonista oggi di un fuorionda nel corso di un'intervista alla Fox, in cui si è lasciato sfuggire il suo pensiero vero sull'offensiva militare israeliana a Gaza: "Altro che operazione di precisione. L'escalation è significativa. Dobbiamo andare lì. Dobbiamo andare lì stasera. È pazzesco stare seduti". Parole ben diverse dalla posizione ufficiale: "Difendiamo il diritto di Israele a fare quello che sta facendo".
Nel mondo arabo si rafforza ancor di più il fronte anti-Israele. Non solo pubblicamente l'Autorità nazionale palestinese ha denunciato "crimini di guerra" a Sajaya, parlando di "odioso massacro". La dizione "crimini di guerra" è stata utilizzata anche dalla Lega Araba, che vede "un'escalation pericolosa" della situazione che lascia presagire "conseguenze nefaste".
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