lunedì 21 luglio 2014

E questo problema come lo risolviamo? Ma certo, alla maniera dei grillini. Con il reddito di cittadinanza ai comuni.

Comuni, 180 a rischio bancarotta

di   - 21/07/2014 - Da 8 nel 2010, quest'anno sono diventati 63. Più 120 in "pre-dissesto". La denuncia: «Roma e Napoli avvantaggiate»

Comuni, 180 a rischio bancarotta
Negli ultimi anni si sono moltiplicati a livello record. Erano soltanto otto nel2010, quest’anno sono diventati 63. Sono i Comuni in dissesto finanziario, secondo i numeri forniti da Federico Fubini su quotidiano “La Repubblica“. Ma non solo: se si aggiungono anche 120 municipi in stato di “pre-dissesto“, già costretti al «ricorso alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale», il conto dei Comuni che corrono verso la bancarotta aumenta. Superando quota 180.
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Photocredit: Lapresse
BILANCI IN ROSSO, 180 COMUNI A RISCHIO DEFAULT –  Ad accomunare questi municipi sono debiti ingenti e l’incubo default. Così come la protesta per quelle che considerano «agevolazioni» e vantaggi concesse dallo Stato ad amministrazioni come Roma o Napoli. Il sindaco di Alessandria, Maria Rita Rossa (Pd) è stata la prima amministratrice di un capoluogo a dover dichiarare il dissesto, nel 2012. Come ha ricordato il quotidiano diretto da Ezio Mauro, al suo arrivo come primo cittadino della città piemontese, si è ritrovata debiti per 200 milioni di euro, su un bilancio di 90. Adesso chiede “equità”: «Non possiamo fare due pesi e due misure tra chi abita nella Capitale o a Napoli e chi ad Alessandria». I municipi in dissesto si ritengono discriminati. Anche a Caserta (altri 200 milioni di debito) e Casal di Principe garantire i servizi ai propri cittadini – dalla sicurezza delle strade al servizio idrico – resta un’impresa, di fronte alla valanga di debiti. In base alle norme, devono tagliare in modo drastico la spesa, alzare le aliquote e le tasse al massimo, aumentare le entrate, vendere beni. Così come tentare di consolidare i debiti delle partecipate, stoppare gli investimenti e mettere in cassa integrazione gran parte dei dipendenti. Procedure comuni per decine di municipi, da Latina a Velletri. Le regioni con il numero più alto di comuni in dissesto (18) sono Calabria eCampania, ma anche in Sicilia la situazione è pesante. Nel 2013 erano 12 i comuni in dissesto e 21 quelli in pre-dissesto nell’isola e non erano mancate lecritiche del presidente dell’Anci Sicilia Leoluca Orlando alle politiche adottate a livello nazionale e regionale.
Tra gli enti in pre-dissesto, invece, ci sono anche città come Catania, Messina, Reggio Calabria e Frosinone, ha riportato “La Repubblica”. Così come Napoli, il capoluogo campano verso cui viene indirizzata la rivolta dei colleghi. Il motivo? Denunciano come l’amministrazione De Magistris, così come quella Marino a Roma, abbia potuto beneficiare di “privilegi” che agli altri non vengono concessi. Nel frattempo, i servizi forniti dagli enti in dissesto peggiorano. Tutto a svantaggio dei cittadini.

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