martedì 22 luglio 2014

Questo è il paese che secondo Grillo dovevamo imitare.

Argentina al bivio: accordo o default

Il 22 luglio nuova udienza davanti al giudice Thomas Griesa. Analisti ottimisti.
argentinaRush finale per un accordo o per il default. Si apre quella che potrebbe essere la settimana cruciale per l’Argentina: il 22 luglio e’ in programma infatti una nuova udienza davanti al giudice Thomas Griesa in vista della scadenza del 30 luglio, quando Buenos Aires dovrà pagare i creditori che hanno aderito al concambio o farà default. Un’udienza decisiva e sulla quale il mercato è ottimista, come mostrato dal rally recente dei bond argentini.
ANALISTI: PREVARRA’ IL BUONSENSO. Gli analisti sono convinti che preverrà il buon senso e alla fine un accordo sara’ raggiunto: un’intesa sarebbe una vittoria per gli hedge fund e per Buenos Aires. Un default, infatti, avrebbe un impatto severo sull’economia dell’Argentina già in recessione, soprattutto se i prezzi dei bond crollassero aumentando i costi di finanziamento. Lo scambio di accuse fra le due parti intanto prosegue. Elliot Management punta il dito contro l’Argentina e il suo rifiuto a trattare. «Non vuole incontrarci e neanche tentare di trovare una soluzione: il governo dell’Argentina sembra determinato a fare default».
CI SAREBBE UN ACCORDO CON LE BANCHE. Il ministro dell’Economia di Buenos Aires, Axel Kicillof, invece di trattare con il tempo che stringe è volato negli ultimi giorni in Brasile per il vertice dei Brics, dove ha cercato di sostegno internazionale. Da Buenos Aires invece arrivano voci di contatti fra le parti alla ricerca di un accordo. «L’Argentina», affermano gli analisti «più tempo spreca, più difficilmente otterrà una sospensione della sentenza che le consenta di pagare chi ha accettato lo swap e di posticipare l’eventuale pagamento degli hedge fund, aggirando di fatto la clausola Rufo (Rights upon future options), che consente ai titolari di bond di chiedere rimborsi maggiori nel caso in cui l’Argentina paghi di piu’ chi non ha aderito al concambio».
Alcuni osservatori ritengono che un default non sia nell’interesse degli hedge fund ma che agitarne lo spettro sia l’unica arma a disposizione.

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