mercoledì 1 febbraio 2017

Qualunque sia la data del voto, il punto vero è l’idea di Italia

Ue
ARCHIV - Die Quadriga auf dem Brandenburger Tor in Berlin ist am 24. Maerz 2007 durch eine EU-Fahne zu sehen.Das Bundesverfassungsgericht in Karlsruhe will am Dienstag, 30. Juni 2009, seine Entscheidung ueber den Reformvertrag von Lissabon verkuenden. (AP Photo/Jan Bauer)  ** zu unserem KORR ** --- FILE - In this March 24, 2007 file photo the Quadriga ontop of the Brandenburg Gate in Berlin is seen shining through a European flag.  (AP Photo/Jan Bauer)
Se vogliamo essere seri fino in fondo dobbiamo chiedere con ancora più decisione che le regole le rispettino tutti, anche i tedeschi
 
Eh sì, la soglia giusta è il 6%. E non sto parlando di legge elettorale, anche se sembra che i politici italiani non pensino ad altro. Non è così, almeno non lo è per me. Qualunque sia la legge elettorale, qualunque sia la data in cui si voterà, per me il punto vero è quale idea di Italia e Europa offriremo agli elettori.
E in questo senso la battaglia che dobbiamo fare è riempire di contenuti il dibattito di queste settimane. Sono molto felice di leggere le vostre considerazioni, le vostre critiche, i vostri suggerimenti: anche i commenti più polemici sono molto utili.
Ho scritto lunedì scorso di fisco e di lotta all’evasione proponendo un modello finalizzato a “rottamare Dracula”. È una svolta per il nostro schieramento, troppo spesso visto come partito delle tasse. Ieri abbiamo riflettuto insieme sulla cultura come motore del futuro del Paese, non come sua carta d’identità rivolta al passato. Ma tutti questi temi vanno inseriti nella logica delle regole europee.
Dobbiamo rispettarle, lo abbiamo fatto e vogliamo continuare a farlo.
Ma l’Europa per prima deve chiedere il rispetto delle regole, a tutti. Non solo a noi.
Lo spunto per questa riflessione è la notizia di queste ore: il team economico di Trump ha fortemente polemizzato con la Germania per lo spaventoso squilibrio commerciale. È un fatto che mi colpisce perché questa critica – nel nostro continente – arriva anche e soprattutto da sinistra, non solo dal neo presidente americano. Le regole dicono che il surplus commerciale della Germania non può essere superiore al 6%, oggi è intorno al 9%. Si tratta di una violazione delle regole che fa male a tutta l’Europa. E che la indebolisce a favore dei soli amici tedeschi. Più volte abbiamo posto il tema in modo ufficiale, nei tavoli di discussione: vogliamo rispettare le regole. Ma dobbiamo farlo tutti. Anche la Germania. La filosofia dei due pesi e due misure è sbagliata.
Quando arriveremo in campagna elettorale dovremo ribadire quanto sia stato importante rispettare le regole europee come abbiamo fatto (il deficit è sceso ai livelli minimi, inferiore a quello di tutti gli ultimi 15 anni con la sola eccezione del 2007). Ma se vogliamo essere seri fino in fondo dobbiamo chiedere con ancora più decisione che le regole le rispettino tutti, anche i tedeschi.Che ci siano di conseguenza più investimenti nel vecchio continente. E che se è vero che va rispettato il patto di stabilità, non dimentichiamoci che la definizione corretta è patto di stabilità e di crescita. Anche la crescita, già.
La vittoria di Trump ha aperto molti problemi, a cominciare dalle posizioni sul tema immigrazione. Su cui come è noto la pensiamo in modo diametralmente opposto. O sul protezionismo: i nostri amici che esultano per il Trump che dice “comprate americano” non si rendono conto che una fetta importante della nostra economia è basata sull’export, anche e soprattutto in America? O sui valori: come si può immaginare una società aperta se si gioca sulla paura del diverso? E potrei continuare sulla difesa, la Nato, l’ambiente. Ma in fin dei conti queste sono cose note.
Quello che forse non è ancora chiaro a tutti noi è che la vittoria di Trump è anche una significativa occasione perché l’Europa si metta a riflettere su sé stessa. Magari iniziando dal chiedere il rispetto delle regole a tutti i Paesi. Non solo a quelli affacciati sul Mediterraneo

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