venerdì 16 settembre 2016

Rancori, faide e lotta di potere. Le donne M5S contro la sindaca

Le mosse di Ruocco, Taverna e le altre cinque stelle. Un finto-integralismo contro la prima cittadina
ANSA
Virginia Raggi con Roberta Lombardi

16/09/2016
ROMA
Le rivoluzioni a metà sono peggio dei partiti». È stata la frase di Roberto Fico (che ha taciuto per mesi dinanzi alla deriva del Movimento, ma anche frenato alcuni degli istinti peggiori dei suoi colleghi di direttorio), che infine ammetteva la deriva opaca, a rompere ogni argine. A quel punto è successo questo: si stanno agitando tutti gli altri. I finti-integralisti; e tutte le altre. 

Strategia zero, sia chiaro: arduo attribuirne una a personaggi come Roberta Lombardi, Carla Ruocco, Paola Taverna, che non sia l’umore e un calcolo mediatico (come ne posso uscire io?); ma anche il potere, o meglio, quote di potere dentro il Movimento romano. La Faraona, come chiamano Lombardi, ha vissuto male l’ascesa della Raggi, e ora prova a strumentalizzarne le difficoltà. Ma le sue uscite non sono segno di forza, o di copertura da parte di Grillo: sono piuttosto fughe in avanti, anche fuori tempo, se vogliamo. Lombardi non può far cadere la Raggi (i consiglieri comunali in quota Lombardi - poco meno di una decina su 29 - non mollerebbero mai la poltrona), ma condizionarla e tenere le sue fette di potere.  


Uno, le commissioni capitoline, dove ha piazzato di tutto, e controlla quelle più importanti, patrimonio, bilancio, urbanistica. Due: quando Lombardi invoca lo spirito delle origini va compreso che lei (non la Raggi) è l’interlocutore, attraverso Marcello De Vito, di una potente rete di vecchio potere sindacale romano (dalla Cisl ai sindacati di base: pacchetti di voti) non certo in linea con le promesse anti-lottizzazione del Movimento. Tre: Italia 5 stelle, la manifestazione in programma a Palermo il 24-25 di questo mese, ormai giunta alla terza edizione, continua a far riferimento a un Comitato (non a un’associazione); ma i comitati sono strumenti giuridici per eventi ad hoc, che nascono e muoiono. L’iban dell’ultimo Italia a 5 stelle (a Imola) è invece uguale a quello del Comitato per Palermo. E chi ne era, allora, il rappresentante legale? Roberta Lombardi. 


Avere soldi, organizzare eventi (anzi: l’Evento), con rendiconti non bene dettagliati, come quello sul 2015 pubblicato sul blog di Grillo, significa ovviamente contare: e questa è la vera strategia lombardiana: il sottopotere (per dire, il palco di San Giovanni 2013 costò 110mila euro, quello più piccolo del Vday di Genova il doppio). Insomma, la grande accusatrice della Raggi pare politicamente più attaccabile di lei. 

Non vuol dire però che la sindaca possa stare tranquilla, anzi. Troppi (e troppe) la odiano, nel suo partito (sì, partito). In questa guerra colpisce il ruolo quasi sincronizzato di un’altra donna, che di Virginia Raggi parla malissimo, a tutti e ovunque, per le più svariate ragioni. Carla Ruocco, che ieri s’è subito associata al post della Lombardi («abbiamo gli anticorpi per respingere i virus che hanno infettato il movimento»), è assai legata all’ex assessore Marcello Minenna; il quale a sua volta nei suoi colloqui privati sta dicendo fuoco e fiamme contro Raggi e Di Maio. È un eufemismo affermare che l’ex assessore non auguri loro il miglior successo. Ci sono anche questi grumi, dietro le uscite anti-Raggi. 

A proposito di Di Maio. Se c’è qualcuno che, bene o male, è stato tenacemente a fianco della Raggi, a modo suo, e certo piazzandole spesso suoi nomi, è il pericolante aspirante leader: è lui - non Lombardi, non Ruocco - che avrebbe tutto da perdere da un disastro Raggi. Il che mette in gioco un’altra donna in questa faida: Paola Taverna. Un tempo assai vicina a Di Maio, poi scavalcata nelle preferenze umane del vicepresidente della Camera, non apprezza più Di Maio, non ama la Raggi, e è furiosa perché le stavano per lasciare in mano il cerino della mail con cui la sindaca la informava dell’indagine sulla Muraro. La mail è uscita, scaricando alla fine tutta la responsabilità su Di Maio; ma non è stata la Taverna; anche se questa è un’altra storia. 

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