Sul Fatto due righe per l’archiviazione di Graziano. E Travaglio certo non si scusa
Il direttorone dell’organo M5S aveva sentenziato: “E’ subalterno alla camorra”
“Il giudice del Tribunale di Napoli, Laura Alfano, ha accolto la richiesta di archiviazione della Direzione distrettuale antimafia nei confronti del consigliere regionale ed ex presidente del Pd campano Stefano Graziano, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa”: la notizia compare in un minuscolo trafiletto a pagina 7 del Fatto di oggi. Senza commenti, senza giudizi, e naturalmente senza scuse.
Il 27 aprile scorso il giornaletto di Travaglio aveva dedicato ben altro spazio alla notizia opposta, cioè all’apertura dell’inchiesta. Titolone a caratteri cubitali: “Campania, indagato il leader Pd: Voti per favori ai boss Casalesi”. Occhiello: “La retata: il presidente regionale del partito ‘ha chiesto e ottenuto’ sostegno”. Subito sotto, tre foto unificate dal titoletto “Album di famiglia”: Graziano vi compare con Renzi, con la Boschi e con il governatore De Luca. A fianco, l’indignato editoriale del diffamatore seriale Travaglio: “Renzi aveva appena finito di dire che è passato il tempo della politica subalterna ai pm (ma quando mai) e si è subito scoperto il perché: il presidente del suo partito in Campania preferiva la subalternità alla camorra, per la precisione al clan dei Casalesi. […] E’ l’ultimo ritrovato della malapolitica all’italiana: la mafiocorruzione”.
All’interno, quattro articoloni spalmati su due pagine per illustrate le innumerevoli, oscene malefatte di Graziano.
Di fronte a fenomeni di questo genere, lo confessiamo, il Fattone si sente amareggiato e impotente.
Che senso ha continuare a discutere con gente del genere? Che rispetto può mai meritare un direttore di giornale che distrugge sistematicamente la reputazione di cittadini innocenti e, quando un Tribunale della Repubblica ribadisce la loro conclamata innocenza, finge di non vedere, di non sapere, di non capire? Niente, non c’è proprio niente da fare: tranne continuare sereni sulla propria strada, felici di essere diversi.
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