mercoledì 14 settembre 2016

Il “governo di scopo” divide gli statisti Di Maio e Di Battista. Incarico esplorativo a Travaglio?

Il Fattone
Luigi Di Maio (S) e Alssandro Di Battista del M5S,durante l'esposizione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità del disegno di legge di riforma della RAI e del servizio pubblico a Montecitorio,Roma,20 ottobre 2015.       ANSA / MAURIZIO BRAMBATTI,
Il Fatto parla di “cambio di visione”. Ma è solo una boutade
 
Grande eccitazione nella sala stampa grillina dopo la mossa da statista di Alessandro Di Battista, in arte Dibba, gioioso ammiratore in scooter di Benito Mussolini e di Che Guevara nonché autorevole membro del Direttorio nominato (a proposito di democrazia, legge elettorale e quant’altro) dalla Casaleggio Associati srl.
L’eccitazione è palpabile, la prosa è robusta, l’emozione è quella delle grandi occasioni: “Non è una novità politica – scrive ispirato il Fatto –, è di più. Un cambio di linea e di visione”.
L’Impero riappare sui colli fatali di Roma. “Se vince il No Renzi deve fare un passo indietro – così Dibba, secondo il resoconto del Fatto, ieri in tv – ma per me va benissimo andare al voto anche nel 2018, magari si può trovare un altro premier, un governo di scopo”.
Eccola, la grande svolta: il “governo di scopo”. La Prima Repubblica a Dibba gli fa un baffo. “Però la domanda è d’obbligo – prosegue incredulo il valente cronista del Fatto –: e il M5s ne farebbe parte?” Pausa, musica tensiva, buio, poi un faro illumina la scena: “Ed è un’altra sorpresa, maggiore: ‘Dipende’. Insomma, Di Battista – conclude trionfante l’eccitato politologo – non chiude a un tavolo con gli altri partiti”.
Tiriamo il fiato. Qui si sta scrivendo la storia.
“Negli stessi minuti – oggi il Fatto si legge come un thriller – Pier Luigi Bersani, capo della minoranza dem, dice a ‘DiMartedì’: ‘I 5 Stelle non sono populisti, ma un movimento di centro, e il Pd deve dialogare con il centro’.” (Siccome anche il Fattone ama la Ditta, eviteremo di commentare questa illuminante analisi dello smacchiatore di giaguari).
Detto, fatto: “Incrociando le sillabe – e chissà che diavolo voleva dire il vispo cronista: forse intendeva incrociare le dita – è già teoria da maggioranza alternativa, impastata tra M5s, bersaniani e chissà chi altro”.
Chi altro? Ma Brunetta e Salvini, che diamine: già stanno preparando la lista dei ministri.
Infine, la perla conclusiva: quella di Dibba “è una svolta che coincide con la linea silenziosa del Quirinale: in caso di vittoria del No, niente urne”. E’ fatta. L’asse Dibba-Bersani- Quirinale spezzerà le reni ai renziani.
Troppo bello per essere vero, poveri grilloidi del Fatto: stamattina Di Maio – quello che dal Venezuela di Pinochet ogni tanto “telefona la Raggi” – ha smentito tutto: “No al governo di scopo, i 5 Stelle andranno al governo con il voto degli italiani”.
E vabbè, per questa volta è andata così. Ma la speranza è l’ultima a morire, e aspettiamo fiduciosi l’incarico esplorativo a Travaglio.

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