lunedì 12 settembre 2016

Prima se ne va e prima Roma rinasce.

Nuovo capitolo del Raggi-pensiero: “Giornalisti mi fate pena”

M5S
Il sindaco di Roma, Virginia Raggi, all'uscita della sua abitazione mentre riprende con il cellulare la stampa che la attendeva sotto casa. Roma, 12 settembre 2016. ANSA/CLAUDIO PERI
La sindaca filma cronisti e si sfoga su Facebook, il M5S scopre il significato della parola privacy per distogliere l’attenzione dai problemi della giunta
 
Giornalisti brutti e cattivi. Questa la sintesi del “Raggi pensiero” che stamani si è tradotto in due status social comprensivi di video.
“Buongiorno a quei poveri giornalisti che aspettano ore e ore sotto casa mia…”. Dopo la polemica sulla scorta Virginia Raggi si scatena sulla sua pagina Facebook contro i reporter in attesa di vederla uscire di casa. La prima cittadina della Capitale decide così di scagliarsi contro i fotografi e i giornalisti e denuncia l’eccessiva attenzione ricevuta in questi giorni.
 “Buongiorno a quei poveri giornalisti che aspettano ore e ore sotto casa mia…Cosa vi hanno ordinato di ‘catturare’ oggi? Un dito nel naso, i capelli fuori posto, mio figlio che magari fa i capricci per dire che sino una madre snaturata? Mi fate un po’ pena a dir la verità: tutta la vostra vita passata ad aspettare che qualcuno ‘inciampi’…”, scrive Raggi in un post al vetriolo. “Forse siamo già al giornalismo 3.0?”, si chiede. Per poi concludere: “Ad ogni modo, se faccio presto, oggi butterò l’immondizia: state pronti! Sia mai sbagli bidone, potete vincere il Pulitzer!”.
Ma il sindaco pentastellato non si è accontentato e si è divertita a riprendere con i cellulare il momento in cui  esce di casa postando sempre su Facebook il video.
Eppure quando in piena crisi della giunta Marino l’attenzione dei media era tutta rivolta al sindaco, nessun richiamo alla moderazione è arrivato da parte dei Cinquestelle. E nemmeno da parte dell’allora candidata grillina. Anche ad inizio mandato non si può dire che il sindaco abbia voluto delimitare chiaramente il confine tra pubblico e privato: ricordiamo quando durante la prima assemblea capitolina Virginia Raggi andò a prendere suo figlio Matteo, di sette anni, che stava nell’area riservata al pubblico per portarlo sullo scranno del sindaco. La sensazione è che con la “scusa” della privacy si voglia distogliere l’attenzione altrove. Senza particolari risultati positivi. 

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