Contrappasso grillino
Il processo mediatico non è giusto per nessuno, ma i grillini dovrebbero chiedere scusa per essere stati i primi ad utilizzarlo
La pena del contrappasso sembra non finire mai per la Sindaca di Roma, Virginia Raggi. Nulla di quanto i grillini hanno gettato contro i loro avversari le viene risparmiato e tutto torna indietro con gli interessi. La magistratura, la scorta, le foto in costume, i paparazzi alla ricerca del famoso dito nel naso.
Tutte cose di cui i Cinquestelle e il blog di Beppe Grillo hanno fatto largamente uso contro ogni avversario politico. Ma anziché compiacersene perché adesso “tocca a loro”, credo sarebbe bene una bella riflessione collettiva, a cui, sia chiaro, dovrebbero partecipare anche i Cinquestelle, per porre fine all’imbarbarimento del clima politico italiano.
Da tempo il discorso pubblico non è più fatto di ragionamento e di confronto civile, ma di insulti e invettive. Non è normale che un assessore appena nominato debba ritirarsi perché indagato o avvisato di un’inchiesta in corso. Non è normale che strumenti a difesa di chi è sottoposto a u n’indagine diventino condanne preventive. Non è normale che queste persone ancora prima di essere giudicate da un tribunale della Repubblica vengano condannate mediaticamente.
Non è normale che un giusto e discreto servizio di scorta ad un Sindaco diventino oggetto di scandalo. Non è normale che le esigenze minime di privacy vengano continuamente violate dall’assedio dei fotografi. C’è una differenza, ci deve essere, fra la vita di un personaggio pubblico e il “grande fratello”. E le leggi devono valere nella buona e nella cattiva sorte.
Certo sarebbe un bel segnale se questa discussione fosse aperta da un esponente di punta del mondo grillino. Con un discorso che inizi dicendo «Chiediamo scusa a quanti in questi anni abbiamo sottoposto alla macchina del fango e chiediamo a tutti i nostri militanti di mostrare rispetto per i nostri avversari politici». Ma non credo che accadrà .
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