Mafia Capitale, le intercettazioni sul carabiniere corrotto
De Pascali «trattava con Buzzi e Carminati». Ripagato con 20 mila euro. I dialoghi con la cupola. E intanto altri 28 rischiano il processo.
di Adelaide Pierucci
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01 Luglio 2016
(© Ansa) Salvatore Buzzi (a sinistra) con Massimo Carminati.
Il carabiniere, il corruttore e il Nero.
Nel variegato mondo di Mafia Capitale è entrato anche un appuntato scelto dell'Arma.
Nel terzo atto di chiusura indagini sul malaffare intrecciato all'ombra del Cupolone - notificato il primo luglio 2016 a 28 indagati, che presto potrebbero ricevere dalla procura di Roma una richiesta di rinvio a giudizio - è spuntato anche il nome di un militare in servizio presso il reparto carabinieri Presidenza della Repubblica: Giampaolo Cosimo De Pascali, 39 anni, salentino.
DRITTE SUGLI APPALTI. Un carabiniere che, in cambio di soldi, avrebbe trafficato per dare dritte al corruttore simbolo della presunta mafia capitolina, il ras delle coop, Salvatore Buzzi, e quindi al suo braccio destro, Massimo Carminati, il Nero della Banda della Magliana, su gare d'appalto (vedi quella per la gestione triennale del Centro di accoglienza richiedenti asilo di Castelnuovo di Porto) e su indagini aperte a piazzale Clodio. Almeno così si vantava.
De Pascali, il carabiniere talpa, secondo i colleghi del Ros che lo hanno stanato intercettando gli affari romani a cavallo tra criminalità e politica sarebbe stato presentato a Buzzi da Giovanni Tinozzi, direttore di un ristorante in via Veneto.
«UN CONTATTO COL QUIRINALE». «Gianni è un amico mio del paese, che mi ha messo in contatto con uno del Quirinale che mi sta a fa...», diceva Buzzi, intendendo favori.
Così anche Tinozzi è finito nella lista dei 28 indagati che hanno ricevuto l'avviso di chiusura dela indagini.
L'appuntato scelto scriveva a Buzzi, nel luglio 2013: «Salvatore sto uscendo ora dal tribunale».
E ancora: «Sono stati depositati per l'archiviazione tutti i fascicoli inerenti la situazione che ben conosci. Siamo grandi, anzi grandissimi... sono strafelice per quello che sono riuscito a fare... un forte abbraccio».
CITATO NELLE TELEFONATE. Mentre in una informativa i Ros scrivevano: «Si rileva che nel corso di una telefonata intercorsa tra Massimo Carminati e Buzzi, quest'ultimo riferiva di una persona al Quirinale che avrebbe dovuto incontrare in relazione all'audizione in prefettura sul Cara di Castelnuovo di Porto».
Nel variegato mondo di Mafia Capitale è entrato anche un appuntato scelto dell'Arma.
Nel terzo atto di chiusura indagini sul malaffare intrecciato all'ombra del Cupolone - notificato il primo luglio 2016 a 28 indagati, che presto potrebbero ricevere dalla procura di Roma una richiesta di rinvio a giudizio - è spuntato anche il nome di un militare in servizio presso il reparto carabinieri Presidenza della Repubblica: Giampaolo Cosimo De Pascali, 39 anni, salentino.
DRITTE SUGLI APPALTI. Un carabiniere che, in cambio di soldi, avrebbe trafficato per dare dritte al corruttore simbolo della presunta mafia capitolina, il ras delle coop, Salvatore Buzzi, e quindi al suo braccio destro, Massimo Carminati, il Nero della Banda della Magliana, su gare d'appalto (vedi quella per la gestione triennale del Centro di accoglienza richiedenti asilo di Castelnuovo di Porto) e su indagini aperte a piazzale Clodio. Almeno così si vantava.
De Pascali, il carabiniere talpa, secondo i colleghi del Ros che lo hanno stanato intercettando gli affari romani a cavallo tra criminalità e politica sarebbe stato presentato a Buzzi da Giovanni Tinozzi, direttore di un ristorante in via Veneto.
«UN CONTATTO COL QUIRINALE». «Gianni è un amico mio del paese, che mi ha messo in contatto con uno del Quirinale che mi sta a fa...», diceva Buzzi, intendendo favori.
Così anche Tinozzi è finito nella lista dei 28 indagati che hanno ricevuto l'avviso di chiusura dela indagini.
L'appuntato scelto scriveva a Buzzi, nel luglio 2013: «Salvatore sto uscendo ora dal tribunale».
E ancora: «Sono stati depositati per l'archiviazione tutti i fascicoli inerenti la situazione che ben conosci. Siamo grandi, anzi grandissimi... sono strafelice per quello che sono riuscito a fare... un forte abbraccio».
CITATO NELLE TELEFONATE. Mentre in una informativa i Ros scrivevano: «Si rileva che nel corso di una telefonata intercorsa tra Massimo Carminati e Buzzi, quest'ultimo riferiva di una persona al Quirinale che avrebbe dovuto incontrare in relazione all'audizione in prefettura sul Cara di Castelnuovo di Porto».
Buzzi riconoscente: «Per qualsiasi cosa, basta che me lo dici»
Salvatore Buzzi e Massimo Carminati.
Il 24 settembre 2013 De Pascali chiamava Buzzi.
L'appuntato scelto: «A breve danno il seguito alla... diciamo all'appalto che avete vinto... te lo volevo dire... speravo di anticipare la chiamata perché l'ho saputo, ecco, questa mattina, e quindi ero qui a studio, ho detto 'fammelo chiamare a Salvatore, speriamo non l'abbiano ancora chiamato', così ho detto se non altro gli anticipo la notizia».
Buzzi: «Noi ci siamo conosciuti da poco, ma è inutile dirti che qualsiasi cosa di cui possa aver bisogno, ecco, basta... basta che me lo dici».
«CHAMPAGNE E OSTRICHE». Qualche giorno dopo, il militare: «La settimana prossima champagne e ostriche».
Poi un sms di Buzzi: «Abbiamo vinto».
E il carabiniere: «Non avevo dubbi, ormai la situazione era blindata».
Stesso andazzo l'estate successiva. Il carabiniere: «Da quando ci sono io ci sono mai stati problemi?».
Buzzi: «Oh, ma lo sai che la Guardia di finanza ha concluso l'ispezione e non ha trovato nulla, nulla, c'ha fatto i complimenti».
De Pascali: «E secondo te, perché...?».
PAGA DI 20 MILA EURO. Ora il militare deve rispondere di corruzione per un atto contrario al dovere di ufficio con «l'aggravante di aver agito al fine di favorire l'associazione di tipo mafioso diretta da Carminati», hanno contestato al carabiniere e all'amico ristoratore nell'atto firmato in ordine da procuratore capo Giuseppe Pignatone gli aggiunti Michele Prestipino Giarritta e Paolo Ielo e i sostituti Luca Tescaroli e Giuseppe Cascini.
Ma la difesa di Buzzi si prepara a una nuova battaglia. Buzzi era vittima del carabiniere, secondo i difensori del ras delle coop, gli avvocati Alesandro Diddi e Pier Gerardo Santoro.
Tanto vittima da averlo rifocillato con quasi 20 mila euro, erogate in più trance.
L'appuntato scelto: «A breve danno il seguito alla... diciamo all'appalto che avete vinto... te lo volevo dire... speravo di anticipare la chiamata perché l'ho saputo, ecco, questa mattina, e quindi ero qui a studio, ho detto 'fammelo chiamare a Salvatore, speriamo non l'abbiano ancora chiamato', così ho detto se non altro gli anticipo la notizia».
Buzzi: «Noi ci siamo conosciuti da poco, ma è inutile dirti che qualsiasi cosa di cui possa aver bisogno, ecco, basta... basta che me lo dici».
«CHAMPAGNE E OSTRICHE». Qualche giorno dopo, il militare: «La settimana prossima champagne e ostriche».
Poi un sms di Buzzi: «Abbiamo vinto».
E il carabiniere: «Non avevo dubbi, ormai la situazione era blindata».
Stesso andazzo l'estate successiva. Il carabiniere: «Da quando ci sono io ci sono mai stati problemi?».
Buzzi: «Oh, ma lo sai che la Guardia di finanza ha concluso l'ispezione e non ha trovato nulla, nulla, c'ha fatto i complimenti».
De Pascali: «E secondo te, perché...?».
PAGA DI 20 MILA EURO. Ora il militare deve rispondere di corruzione per un atto contrario al dovere di ufficio con «l'aggravante di aver agito al fine di favorire l'associazione di tipo mafioso diretta da Carminati», hanno contestato al carabiniere e all'amico ristoratore nell'atto firmato in ordine da procuratore capo Giuseppe Pignatone gli aggiunti Michele Prestipino Giarritta e Paolo Ielo e i sostituti Luca Tescaroli e Giuseppe Cascini.
Ma la difesa di Buzzi si prepara a una nuova battaglia. Buzzi era vittima del carabiniere, secondo i difensori del ras delle coop, gli avvocati Alesandro Diddi e Pier Gerardo Santoro.
Tanto vittima da averlo rifocillato con quasi 20 mila euro, erogate in più trance.
L'incontro col Cecato: «È stato un piacere eh...»
(© Ansa) Roma: corazzieri e carabinieri nel cortile del Quirinale il giorno delle dimissioni di Giorgio Napolitano.
Fatto sta che l'appuntato scelto che voleva introdursi negli affari di Buzzi si rivela affidabile al punto tale da essere presentato al boss, l'ex terrorista nero Massimo Carminati, il Cecato.
L'incontro avviene a Roma il primo agosto del 2014.
Il carabiniere, Buzzi e Carminati pranzano al ristorante il Conte di Galluccio in via Veneto.
De Pascali si rivolge all’ex terrorista sempre con il lei.
Il primo scambio di battute è su un fascicolo giudiziario che il carabiniere si vanta di aver bloccato.
«Gliel’ho detto, siamo arrivati in tempo... pelo pelo perché se cominciano a scrivere... a ’sto giro c’è stato qualcuno da lassù che c’ha veramente protetto perché certe volte manco il presidente della Repubblica riuscirebbe a fermare le indagini».
E quindi: «Quando sono intervenuto la fortuna era che c’erano soltanto verbali esterni che...».
LA POLITICA «FA SCHIFO». Poi si continua a parlottare come tra amici della politica «che fa schifo», delle ferie.
Fino a quando l'appuntato del Quirinale, forse per vantarsi, parla pure di questioni inerenti il capo dello Stato, al momento Giorgio Napolitano.
«Pensi», dice il militare, «questa mattina ho avuto due riunioni, poi ho fatto una cosa per Salvatore, adesso avevo un appuntamento alle 15 e l’ho rimandato alle 16. Alle 18 devo andare al Quirinale che c’ho una riunione perché stiamo organizzando un viaggio del presidente a settembre che non era in programma, quindi chiama l’Ambasciata, organizza... e l’albergo... che tipo di albergo... quanto costa, tutto quello lo faccio io... quindi tutto quello è una rottura di scatole, capito perché... poi dopo sai cos’è... appena facciamo la riunione che definiamo...».
«CI VEDIAMO DOPO LE FERIE». Carminati interviene: «C’è il problema della sicurezza». E ancora chiacchiere.
Si salutano poi con una stretta di mano. «È stato un piacere eh...», dice l'appuntato.
L'ex terrorista contraccambia: «A presto, tanto ci vediamo a settembre quando rientri dalle ferie». Intanto le microspie piazzate dal Ros registrano.
L'incontro avviene a Roma il primo agosto del 2014.
Il carabiniere, Buzzi e Carminati pranzano al ristorante il Conte di Galluccio in via Veneto.
De Pascali si rivolge all’ex terrorista sempre con il lei.
Il primo scambio di battute è su un fascicolo giudiziario che il carabiniere si vanta di aver bloccato.
«Gliel’ho detto, siamo arrivati in tempo... pelo pelo perché se cominciano a scrivere... a ’sto giro c’è stato qualcuno da lassù che c’ha veramente protetto perché certe volte manco il presidente della Repubblica riuscirebbe a fermare le indagini».
E quindi: «Quando sono intervenuto la fortuna era che c’erano soltanto verbali esterni che...».
LA POLITICA «FA SCHIFO». Poi si continua a parlottare come tra amici della politica «che fa schifo», delle ferie.
Fino a quando l'appuntato del Quirinale, forse per vantarsi, parla pure di questioni inerenti il capo dello Stato, al momento Giorgio Napolitano.
«Pensi», dice il militare, «questa mattina ho avuto due riunioni, poi ho fatto una cosa per Salvatore, adesso avevo un appuntamento alle 15 e l’ho rimandato alle 16. Alle 18 devo andare al Quirinale che c’ho una riunione perché stiamo organizzando un viaggio del presidente a settembre che non era in programma, quindi chiama l’Ambasciata, organizza... e l’albergo... che tipo di albergo... quanto costa, tutto quello lo faccio io... quindi tutto quello è una rottura di scatole, capito perché... poi dopo sai cos’è... appena facciamo la riunione che definiamo...».
«CI VEDIAMO DOPO LE FERIE». Carminati interviene: «C’è il problema della sicurezza». E ancora chiacchiere.
Si salutano poi con una stretta di mano. «È stato un piacere eh...», dice l'appuntato.
L'ex terrorista contraccambia: «A presto, tanto ci vediamo a settembre quando rientri dalle ferie». Intanto le microspie piazzate dal Ros registrano.
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