mercoledì 29 giugno 2016

Furbetta dell’Isee assessore M5s


Ottenne uno sconto sulle tariffe del nido per i figli omettendo la convivenza con il compagno. Pizzicata dal Comune di Torino fu costretta a pagare gli arretrati, ora la Appendino la vuole in giunta a occuparsi d'istruzione. Il caso di Federica Patti agita la vigilia dell'insediamento
Ha ottenuto uno sconto al nido, per i figli, omettendo di dichiarare la convivenza con il proprio compagno e per questo è stata condannata dal giudice di pace. Ora il sindaco di Torino Chiara Appendino l’ha designata assessore (in pectore) nella futura giunta pentastellata. È il caso di Federica Patti, presidente del Coogen, il Coordinamento dei genitori, che nella passata consiliatura ha contestato apertamente le politiche educative della giunta di centrosinistra, a partire dall’esternalizzazione di nove asili nido. Architetto e insegnante di scuola media primaria, come si legge nel curriculum, nella squadra grillina si occuperà proprio di istruzione, prendendo il posto di Mariagrazia Pellerino, e si troverà di fatto a controlare le dichiarazioni delle famiglie per le rette scolastiche.
I fatti risalgono al 2012, anno in cui si apre un contenzioso tra la Patti e Palazzo Civico, per via di una errata compilazione del modello Isee, in cui la futura assessora a Cinque Stelle ha “omesso di aggiornare la sua situazione familiare all’anagrafe” e grazie a tale omissione “ha potuto trarre beneficio dall’applicazione di una tariffa Isee sulla base di un nucleo familiare non corrispondente a quello reale”. È ciò che si legge nella memoria presentata dal Comune e accolta dal giudice di pace, che ha imposto alla Patti il pagamento della tariffa corrispondente al suo effettivo stato di famiglia. In quell’anno la futura assessora viveva, infatti, in un alloggio di via Belfiore assieme al suo compagno ai suoi due figli, pur risultando residente in un altro appartamento. Grazie a questo escamotage la Patti risultava sola con due figli, almeno secondo l’anagrafe, e per questo ha usufruito di uno sconto sulla tariffa dell’asilo nido, sia del primo figlio sia della secondogenita. Il cortocircuito è avvenuto quando sono stati incrociati i dati: se, infatti, nella domanda per l’accesso al nido dei figli la Patti ha sempre dichiarato di coabitare con il padre dei bambini, per contro all’anagrafe risultava, di fatto, ragazza madre, residente assieme ai due figli in un appartamento diverso da quello in cui aveva effettivamente il domicilio; dove peraltro, per alcuni mesi, ha vissuto un’altra persona.
Un peccato veniale, dice lei, dovuto alle difficoltà nell’adempiere a una serie di procedure burocratiche ostiche, come riconosciuto dallo stesso giudice di pace, il quale “ha confermato la mia buona fede e per questo mi ha imposto di pagare la metà della quota rimasta inevasa e non tutta” dice allo Spiffero la Patti. “La mia situazione non mi permetteva di cumulare i due redditi e questo lo avevo fatto presente anche alla Pellerino”. Lei continua a ritenersi vittima di un’ingiustizia: “Era un periodo difficile della mia vita, ho provato a spiegare in tutte le sedi le mie ragioni. Mi hanno dato torto e ho pagato”.  

Nessun commento:

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...