giovedì 30 giugno 2016

Se l’Italicum non cambia, Renzi è un farabutto. Se cambia, pure

Il Fattone
Italian Premier Matteo Renzi speaks during a press conference the day after the first round of Italy's municipal elections, Rome, Italy, 06 June 2016. Matteo Renzi admitted Monday that his centre-left Democratic Party (PD) has problems after its vote share was cut in Sunday's local elections in many Italian cities. "I'm not satisfied," Renzi told a PD news conference. "This (dissatisfaction) will make us the contest the run-offs as strong as possible. Watch the numbers because in most cities our candidates are above 40%. The PD has problems that it must address and we commit ourselves to addressing them". ANSA/ ANGELO CARCONI
Travaglio torna a occuparsi di legge elettorale con la consueta confusione
 
Non c’è pace nella testolina confusa di Marco Travaglio. Per il secondo giorno consecutivo, l’intrepido direttore del Fatto s’avventura su un terreno a lui del tutto ignoto, quello delle riforme istituzionali ed elettorali, dove incespica e barcolla, si smarrisce e si contraddice. Sull’Italicum, poi, la confusione è tale da trasformarsi inesorabilmente in farsa.
Ieri l’esploratore Travaglio aveva accusato la nuova legge elettorale di consegnare al vincente la maggioranza dei seggi “anche se vale un’infima minoranza del Paese” e, simultaneamente, aveva lamentato che quei seggi dati come premio di maggioranza “sono pochi per garantire stabilità assoluta”.
Oggi invece, pensate un po’, se la prende con Renzi perché – secondo lui, naturalmente – sarebbe disponibile a modificare la riforma dopo aver detto che era intoccabile. Ma come? Se Renzi cambiasse idea nella direzione auspicata fino a ieri dal Fatto – l’Italicum va modificato – diventerebbe un “pagliaccio” e persino un “farabutto”? E se invece vuol mantenere la legge così com’è è un dittatore arrogante che “insulta quelli che ne segnalano l’incostituzionalità”?
Il fatto è che Renzi non ha mai detto di voler cambiare l’Italicum. Molti l’hanno chiesto, qualcuno gli ha attribuito una “disponibilità” sull’ipotesi di introdurre il premio alla coalizione anziché alla lista, altri l’hanno auspicato, ma Renzi non ha detto una parola. Da dove ricava allora l’esploratore Travaglio la sua convinzione?
Ieri la conferenza dei capigruppo ha calendarizzato per settembre una mozione di Sel che chiede alla Camera di riesaminare l’Italicum prima del verdetto della Consulta, previsto per il 4 ottobre. E siccome il Pd, scrive Travaglio, non lo ha impedito, vuol dire che Renzi ha intenzione di cambiare la legge. Il giovane esploratore Travaglio ignora che la calendarizzazione delle mozioni è un atto dovuto, che mettere una mozione in calendario non significa approvarla, che il Pd non ha mai espresso alcun giudizio di merito, che Sel non ha i numeri per farla passare, che se pure venisse approvata, siccome è una mozione, non ha effetti vincolanti…
D’accordo, il funzionamento del parlamento e in generale della democrazia è cosa troppo complessa per la mente semplice di Travaglio: però, la prossima volta, potrebbe magari chiedere un aiutino ai suoi amici professoroni del No.

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