Se l’Italicum non cambia, Renzi è un farabutto. Se cambia, pure
Travaglio torna a occuparsi di legge elettorale con la consueta confusione
Non c’è pace nella testolina confusa di Marco Travaglio. Per il secondo giorno consecutivo, l’intrepido direttore del Fatto s’avventura su un terreno a lui del tutto ignoto, quello delle riforme istituzionali ed elettorali, dove incespica e barcolla, si smarrisce e si contraddice. Sull’Italicum, poi, la confusione è tale da trasformarsi inesorabilmente in farsa.
Ieri l’esploratore Travaglio aveva accusato la nuova legge elettorale di consegnare al vincente la maggioranza dei seggi “anche se vale un’infima minoranza del Paese” e, simultaneamente, aveva lamentato che quei seggi dati come premio di maggioranza “sono pochi per garantire stabilità assoluta”.
Oggi invece, pensate un po’, se la prende con Renzi perché – secondo lui, naturalmente – sarebbe disponibile a modificare la riforma dopo aver detto che era intoccabile. Ma come? Se Renzi cambiasse idea nella direzione auspicata fino a ieri dal Fatto – l’Italicum va modificato – diventerebbe un “pagliaccio” e persino un “farabutto”? E se invece vuol mantenere la legge così com’è è un dittatore arrogante che “insulta quelli che ne segnalano l’incostituzionalità”?
Il fatto è che Renzi non ha mai detto di voler cambiare l’Italicum. Molti l’hanno chiesto, qualcuno gli ha attribuito una “disponibilità” sull’ipotesi di introdurre il premio alla coalizione anziché alla lista, altri l’hanno auspicato, ma Renzi non ha detto una parola. Da dove ricava allora l’esploratore Travaglio la sua convinzione?
Ieri la conferenza dei capigruppo ha calendarizzato per settembre una mozione di Sel che chiede alla Camera di riesaminare l’Italicum prima del verdetto della Consulta, previsto per il 4 ottobre. E siccome il Pd, scrive Travaglio, non lo ha impedito, vuol dire che Renzi ha intenzione di cambiare la legge. Il giovane esploratore Travaglio ignora che la calendarizzazione delle mozioni è un atto dovuto, che mettere una mozione in calendario non significa approvarla, che il Pd non ha mai espresso alcun giudizio di merito, che Sel non ha i numeri per farla passare, che se pure venisse approvata, siccome è una mozione, non ha effetti vincolanti…
D’accordo, il funzionamento del parlamento e in generale della democrazia è cosa troppo complessa per la mente semplice di Travaglio: però, la prossima volta, potrebbe magari chiedere un aiutino ai suoi amici professoroni del No.
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