CASTA
Portaborse: la grillina Barbara Lezzi
assume la figlia del fidanzato
Per i posti erano arrivati i curricula di 20mila candidati che speravano in una selezione sul merito. Ma la senatrice del Movimento 5 Stelle si auto assolve: "Molti di noi hanno scelto amici o attivisti con legami pregressi"
di Emiliano Fittipaldi
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Parafrasando Mozart, è noto che in Italia "così fan tutti". «Tutti, ma non quelli del Movimento!», spiega sempre Beppe Grillo, che sulla diversità antropologica dei suoi deputati rispetto a quelli del Pdl e del «Pd-meno-L» ha basato il codice di comportamento dei Cinque Stelle e parte importante del consenso ottenuto nel Paese. Eppure non tutti gli eletti pentastellati devono pensarla allo stesso modo: la senatrice Barbara Lezzi, quarantenne leccese e considerata tra le attiviste più vicine al leader, ha infatti assunto come portaborse - tra i circa 20mila candidati che hanno inviato un curriculum al sito del movimento sperando in una selezione basata sul merito - la figlia del suo fidanzato. Non proprio una persona a caso.
La voce dell'assunzione era girata tra la base qualche settimana fa, quando la Lezzi era finita con Paola Taverna al ballottaggio per la nomina di capogruppo dei Cinque Stelle al Senato. Entrambe fedelissime del tandem Grillo-Casaleggio, alla fine fu la Taverna (20 voti a 13) a spuntarla, nonostante la Lezzi avesse persino annunciato (ironicamente) di voler «sposare Beppe» perché d'accordo con tutto quello che diceva. I sospetti sulla portaborse sono iniziati a circolare tra gli attivisti pugliesi a fine settembre, scatenando in rete polemiche e smentite, e coinvolgendo per errore anche un'altra senatrice del movimento, Daniela Donno.
Così tre giorni fa è stata la stessa Lezzi, durante un incontro pubblico, ad ammettere di aver contrattualizzato come «assistente personale» la figlia del compagno. «Per gli assistenti personali» ha spiegato davanti alla platea grillina «noi non abbiamo stabilito nessuna norma interna se non quella prevista dal Senato. Che prevede che non vengano assunti familiari, conviventi, parenti o affini». Secondo la Lezzi, dunque, la figura della figlia del fidanzato non può essere considerata "affine". «Io ho assunto una ragazza, che ho conosciuto ai meet-up insieme al padre, con il quale adesso ho anche una relazione» ha ragionato «Io non convivo con il padre: sono molto tranquilla a dirla questa cosa. Io tra l'altro ho assunto non il padre, ma la figlia, che è una ragazza laureata in Economia, e io sono vicepresidente della commissione Bilancio…». Insomma, tutto normale.
Il video dell'assemblea è finito su Youtube, e la stessa Lezzi l'ha postato su Facebook chiedendo ai giornalisti («il video è un contributo per il resoconto puntuale che consegnerete ai vostri padroni», ha chiosato) di mettere l'accento sull'Ilva, la questione del gasdotto Tap e quello dei rifiuti tossici nel Salento. I dissidenti, invece, sottolineano all'Espresso (chiedendo l'anonimato) che anche la vicenda della portaborse è cruciale. Soprattutto per chi fa della trasparenza e del merito una bandiera: la Lezzi è la senatrice che lo scorso 15 marzo - insieme alla Donno e all'altro collega pugliese Maurizio Buccarella - misero sugli scranni del Senato un apriscatole, a simboleggiare la volontà di aprire l'aula «come una scatola di tonno».
Come ha fatto la Lezzi a inciampare nella classica raccomandazione da onorevole da Prima Repubblica? Un errore blu, soprattutto per i Cinque Stelle: nel documento firmato da tutti i candidati alle elezioni politiche 2013, infatti, al punto 8 ogni candidato si «impegna a utilizzare sempre un criterio meritocratico nella selezione di qualsiasi posizione o incarico di competenza mia o del futuro gruppo parlamentare, utilizzando dove possibile un bando pubblico che preveda la massima trasparenza sui nomi e sui curriculum dei candidati e dei criteri di scelta adottati. Mi impegno inoltre a non selezionare o far selezionare per tali posizioni i miei parenti e affini fino al quarto grado».
SE NON VISUALIZZATE IL DOCUMENTO, CLICCATE SU QUESTO LINK
Chissenefrega, hanno pensato molti grillini. Già: il caso della Lezzi potrebbe infatti non essere isolato. È la stessa senatrice a spiegare che altri suoi colleghi hanno assunto come assistenti soprattutto amici e conoscenti. In barba a un altro annuncio postato lo scorso 9 marzo sul blog di Grillo e firmato dall'allora capogruppo alla Camera Roberta Lombardi, in cui si chiedeva agli italiani di inviare il proprio curriculum perché il movimento cercava «persone pulite, trasparenti e oneste, competenti e volenterose. Un Parlamento pulito passa prima di tutto dall'assunzione degli assistenti e di coloro che lavoreranno con i gruppi. Sceglieremo» questa la promessa solenne «i migliori tra i curricola che riceveremo». La Lezzi, invece, spiega di aver assunto la figlia del fidanzato, comunque laureata alla Luiss, «per estrema fiducia, cosa che tra di noi è stato un elemento fondante per scegliere il collaboratore personale, per tutti. Perché molti di noi hanno scelto degli amici o degli attivisti, quindi con legami pregressi…queste persone ci leggono le e-mail, ci fanno bonifici bancari, i rendiconti, e tutto il resto…».
L'intervento della senatrice si conclude sottolineando che ha fatto un regolare contratto all'amica, e incredibilmente la platea, all'unisono, applaude. Perché in Italia tutti, anche i pentastellati, "tengono famiglia". Come farà Grillo, adesso, a ironizzare di nuovo sugli sms che Dario Franceschini, del Pd, inviò ai suoi amici per far votare la sua compagna candidata al consiglio comunale di Roma?
La voce dell'assunzione era girata tra la base qualche settimana fa, quando la Lezzi era finita con Paola Taverna al ballottaggio per la nomina di capogruppo dei Cinque Stelle al Senato. Entrambe fedelissime del tandem Grillo-Casaleggio, alla fine fu la Taverna (20 voti a 13) a spuntarla, nonostante la Lezzi avesse persino annunciato (ironicamente) di voler «sposare Beppe» perché d'accordo con tutto quello che diceva. I sospetti sulla portaborse sono iniziati a circolare tra gli attivisti pugliesi a fine settembre, scatenando in rete polemiche e smentite, e coinvolgendo per errore anche un'altra senatrice del movimento, Daniela Donno.
Così tre giorni fa è stata la stessa Lezzi, durante un incontro pubblico, ad ammettere di aver contrattualizzato come «assistente personale» la figlia del compagno. «Per gli assistenti personali» ha spiegato davanti alla platea grillina «noi non abbiamo stabilito nessuna norma interna se non quella prevista dal Senato. Che prevede che non vengano assunti familiari, conviventi, parenti o affini». Secondo la Lezzi, dunque, la figura della figlia del fidanzato non può essere considerata "affine". «Io ho assunto una ragazza, che ho conosciuto ai meet-up insieme al padre, con il quale adesso ho anche una relazione» ha ragionato «Io non convivo con il padre: sono molto tranquilla a dirla questa cosa. Io tra l'altro ho assunto non il padre, ma la figlia, che è una ragazza laureata in Economia, e io sono vicepresidente della commissione Bilancio…». Insomma, tutto normale.
Il video dell'assemblea è finito su Youtube, e la stessa Lezzi l'ha postato su Facebook chiedendo ai giornalisti («il video è un contributo per il resoconto puntuale che consegnerete ai vostri padroni», ha chiosato) di mettere l'accento sull'Ilva, la questione del gasdotto Tap e quello dei rifiuti tossici nel Salento. I dissidenti, invece, sottolineano all'Espresso (chiedendo l'anonimato) che anche la vicenda della portaborse è cruciale. Soprattutto per chi fa della trasparenza e del merito una bandiera: la Lezzi è la senatrice che lo scorso 15 marzo - insieme alla Donno e all'altro collega pugliese Maurizio Buccarella - misero sugli scranni del Senato un apriscatole, a simboleggiare la volontà di aprire l'aula «come una scatola di tonno».
Come ha fatto la Lezzi a inciampare nella classica raccomandazione da onorevole da Prima Repubblica? Un errore blu, soprattutto per i Cinque Stelle: nel documento firmato da tutti i candidati alle elezioni politiche 2013, infatti, al punto 8 ogni candidato si «impegna a utilizzare sempre un criterio meritocratico nella selezione di qualsiasi posizione o incarico di competenza mia o del futuro gruppo parlamentare, utilizzando dove possibile un bando pubblico che preveda la massima trasparenza sui nomi e sui curriculum dei candidati e dei criteri di scelta adottati. Mi impegno inoltre a non selezionare o far selezionare per tali posizioni i miei parenti e affini fino al quarto grado».
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Chissenefrega, hanno pensato molti grillini. Già: il caso della Lezzi potrebbe infatti non essere isolato. È la stessa senatrice a spiegare che altri suoi colleghi hanno assunto come assistenti soprattutto amici e conoscenti. In barba a un altro annuncio postato lo scorso 9 marzo sul blog di Grillo e firmato dall'allora capogruppo alla Camera Roberta Lombardi, in cui si chiedeva agli italiani di inviare il proprio curriculum perché il movimento cercava «persone pulite, trasparenti e oneste, competenti e volenterose. Un Parlamento pulito passa prima di tutto dall'assunzione degli assistenti e di coloro che lavoreranno con i gruppi. Sceglieremo» questa la promessa solenne «i migliori tra i curricola che riceveremo». La Lezzi, invece, spiega di aver assunto la figlia del fidanzato, comunque laureata alla Luiss, «per estrema fiducia, cosa che tra di noi è stato un elemento fondante per scegliere il collaboratore personale, per tutti. Perché molti di noi hanno scelto degli amici o degli attivisti, quindi con legami pregressi…queste persone ci leggono le e-mail, ci fanno bonifici bancari, i rendiconti, e tutto il resto…».
L'intervento della senatrice si conclude sottolineando che ha fatto un regolare contratto all'amica, e incredibilmente la platea, all'unisono, applaude. Perché in Italia tutti, anche i pentastellati, "tengono famiglia". Come farà Grillo, adesso, a ironizzare di nuovo sugli sms che Dario Franceschini, del Pd, inviò ai suoi amici per far votare la sua compagna candidata al consiglio comunale di Roma?
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