“Fabbri è fuori dal M5S”. Non ha avuto nemmeno la dignità di un articolo dedicato, come successo ad alcuni suoi predecessori. È bastato un post scriptum, in calce a un intervento anti-euro, per far sapere agli iscritti che Marco Fabbri, il sindaco di Comacchio (in provincia di Ferrara), non fa più parte del Movimento 5 Stelle. L’Emilia grillina, dopo l’espulsione di domenica 12 ottobre del consigliere regionale Andrea Defranceschi, perde un altro pezzo. “La decisione è stata comunicata all’interessato nei giorni scorsi”, si legge sul blog di Beppe Grillo. Ma il primo cittadino, contattato da ilfattoquotidiano.it smentisce: “L’ho scoperto questa mattina leggendo il sito”. L’accusa è quella di essersi candidato alle elezioni provinciali nonostante il divieto dei vertici. A difendere la scelta era stato nei giorni scorsi anche la lista 5 stelle di Comacchio.
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Poi in serata la reazione su Facebook: “Amarezza, tanta amarezza per una espulsione arrivata con metodologie squadriste”. È il primo commento postato dal politico che non ha remore a definire “fascista” la deriva che il Movimento sta assumendo: “Avrei voluto spiegare le mie motivazioni, il duro lavoro svolto in questi due anni, essermi confrontato e poi eventualmente essere espulso”. Fabbri, anche mutilato del marchio, assicura che continuerà a votare cinque stelle. “Il M5S è l’unica nostra ancora di salvataggio, ma per andare avanti bisogna cambiare marcia altrimenti a forza di espulsioni ed epurazioni rimarranno soltanto in due, entrambi riccioloni”. Infine un pensiero a Grillo, che ha visto solo una volta nel 2012, prima del ballottaggio vincente: “A Comacchio hai mangiato a sbaffo l’anguilla, da buon genovese ti sei risparmiato i soldi per una chiamata per espellermi e non hai avuto nemmeno i coglioni per un confronto sul tema: prendo atto. Non sono mai stato un amante dei supereroi, non sarà di certo una persona a cambiare l’Italia. Marco Fabbri di certo no, ma il suo piccolo contributo lo sta dando e si sta sporcando le mani tutti i giorni, altri sbraitano e gridano”.
L’annuncio di Grillo arriva all’indomani della nomina ad assessore della nuova giunta provinciale di Ferrara, dove il giovane primo cittadino pentastellato (31 anni) si è visto affidata la delega al turismo. Un incarico, gratuito come da legge Delrio, che Fabbri aveva accettato “quasi a malincuore” (“Sarei stato meglio senza questo ulteriore impegno”), nella convinzione che “indipendentemente dai simboli servono gli amministratori che rappresentano il territorio” in una lista – quella votata lo scorso 29 settembre – che comprendeva praticamente tutti i partiti.
Ma la mannaia del blog non ha fatto sconti e così il sindaco che a suo tempo disse che “se necessario avrebbe mandato a fanculo anche Grillo” pur di difendere gli interessi dei propri cittadini, ora dovrà togliersi di dosso il simbolo dei Cinque Stelle. Era il maggio del 2012, Fabbri stava per conquistare Comacchio e il leader del Movimento non batté ciglio. Altri tempi. Ora arriva il divorzio. “Il M5S rifiuta – si legge nel post scriptum – per statuto la partecipazione alle elezioni provinciali e Fabbri, in quanto sindaco M5S, non poteva concorrere per altre cariche. La certificazione della lista di Comacchio è revocata. Fabbri è fuori dal M5S”. Un divorzio non proprio consensuale che secondo lo staff di Grillo sarebbe già stata “comunicato all’interessato nei giorni scorsi”. “Prima o poi doveva accadere” commenta laconico Valentino Tavolazzi, il primo espulso della storia grillina, tra l’altro conterraneo di Fabbri. “Da marzo 2012 (il giorno della sua cacciata, ndr) ad oggi tutti gli eventi portavano a questo epilogo. Ora manca solo il sindaco di Parma Federico Pizzarotti”.