Il vuoto della destra a Milano. E la macchina del fango si è inceppata
Neanche lo straccio di un candidato, nessuna idea per la città. Quanto basta per rivedere la strategia: non provare neppure a vincere ma solo a far perdere gli altri
“Cosa mi differenzia dagli altri candidati in corsa alle primarie? Gli attacchi ridicoli e goffi del centrodestra”. Beppe Sala è sul palco del teatro Dal Verme di Milano, insieme a Francesca Balzani, Pierfrancesco Majorino e Antonio Iannetta. E alla domanda su differenze e convergenze tra i vari candidati, l’ex ad di Expo punta il dito sul fuoco di fila scatenato contro di lui non solo da politici e dirigenti del centrodestra, ma soprattutto dai giornali di famiglia Libero e Il Giornale.
L’ultima grande inchiesta del quotidiano diretto da Alessandro Sallusti si concentra sul fatto che lo stesso architetto, Michele De Lucchi, abbia lavorato sia per Expo che per Sala. Ad ammettere il terribile misfatto è lo stesso candidato alle primarie: “I progetti della mia casa al mare sono di Giampaolo Monti e non di Michele De Lucchi (autore del Padiglione Zero di Expo), che ha realizzato solo interventi esterni e uno interno, con un contratto per 72.800 euro tra novembre 2012 e luglio 2013″.
Una non notizia su cui costruire uno scandalo. La strategia della destra è chiara: cercare in ogni modo di azzoppare il candidato del centrosinistra che tutti i sondaggi danno come sicuro vincitore alle elezioni, in caso di successo alle primarie. Scatenare una sempre più inoffensiva macchina del fango per favorire la vittoria di una candidato “più di sinistra”, agli occhi dei berlusconian-salviniani più battibile nella corsa a sindaco di Milano.
E così avanti con gli attacchi personali a Sala, con l’obiettivo di fargli perdere le primarie. Le riunioni del comitato elettorale nella sede di Expo, il suo passato da direttore generale del Comune di Milano (in questo caso l’accusa che arriva da destra è di aver lavorato con un sindaco di centrodestra…), “gli strani riguardi dei pm milanesi per il commissario” (rei di aver indagato e prosciolto Sala nel processo sull’assegnazione dell’appalto Expo a Eataly), la storia dell’architetto e della villa al mare. Tutto diventa materiale su cui scrivere paginate di inchiostro.
Argomenti che portano poi editorialisti e commentatori di destra a riesumare l’ormai stucchevole ritornello della sinistra che non potrebbe più sventolare la bandiera della superiorità morale. Quindi, per riassumere: si costruiscono notizie sul niente per poi arrivare a pontificare su questioni morali. Il tutto per coprire quello che lo stesso Sala ha descritto come “un vuoto mentale” della destra milanese: caos alleanze, neanche lo straccio di un candidato, nessuna idea per la città. Quanto basta per rivedere la strategia: non provare neppure a vincere ma solo a far perdere gli altri.
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