martedì 19 gennaio 2016

Caso Quarto, il giorno dell'Antimafia. Stefano Esposito (Pd) all'HuffPost: "Non solo la Capuozzo, vanno ascoltati in Antimafia anche Fico e Di Maio"

Pubblicato: Aggiornato: 
FICO DI MAIO
Stampa
Stefano Esposito è in assetto da combattimento. Spegne l’ennesima sigaretta, sul tavolo del suo ufficio al Senato c’è un plico di carte sul caso Quarto. Membro dell’Antimafia, il senatore del Pd dice all’HuffPost: "Quello che chiederò stasera come Pd è semplice. Due cose: Quarto va sciolta per Mafia e la commissione Antimafia deve audire il presidente della commissione vigilanza Roberto Fico e il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio". 
Senatore Esposito, partiamo proprio dalla sua richiesta di ascoltare Fico e Di Maio.
Mi pare assolutamente giustificata dai fatti che stanno emergendo. Ricapitoliamoli, sinteticamente. Quando scoppia l’inchiesta sull’appoggio elettorale che la camorra avrebbe dato alla lista dei Cinque stelle, facendo eleggere De Robbio come mister preferenze, Beppe Grillo difende il suo sindaco Rosa Capuozzo e, come quando Miccichè diceva che con la mafia si deve convivere, afferma che i voti non sono stati “determinanti”. Del resto ricordo una dichiarazione di Grillo che una volta disse che la mafia era meglio della politica. Poi, di fronte all’esplodere dell’inchiesta che mette in luce che il sindaco di Quarto era ricattata da De Robbio sulla sua casa abusiva, la espelle dicendo che i vertici del movimento, ovvero Fico e Di Maio, non sapevano.
Ora invece.
Mi lasci finire il ragionamento. Già lì la questione non tornava. Mi domando: gente che a Quarto, come Fico e Di Maio , ci andava spesso, essendo Quarto il loro feudo, e che non si è accorta di niente o è politicamente incapace o ha preferito fare finta di nulla. Perché questa fuga da Quarto, si aveva paura che i rapporti malati fossero andati oltre la cittadina campana? Ad esempio sarebbe interessante anche approfondire il ruolo di chi a Quarto portava i voti all'M5S e a Roma organizzava il funerale del patriarca dei Casamonica. Concludo. Ora sta emergendo la complicità oggettiva di Fico e Di Maio. Sapevano. Lo dice l’ex capogruppo Nicolais in interviste pubbliche, lo ha affermato il sindaco in procura. 
E dunque, secondo lei ci sono gli elementi per convocarli in commissione Antimafia.
Mi pare del tutto evidente. È un fatto di una inaudita gravita che Luigi Di Maio, sapendo, non ha invitato il suo sindaco a denunciare il ricatto il procura. E quello che sto dicendo non investe solo il suo ruolo politico di autorevole dirigente dei Cinque stelle e aspirante premier, ma il suo ruolo istituzionale di vice-presidente della Camera. Un esponente delle istituzioni, di fronte a un caso del genere, si rivolge alla magistratura, non cerca di coprire il caso, fregandosene del principio di quella legalità e trasparenza che, evidentemente, considera buono solo per i comizi. E il giudizio vale anche per Roberto Fico. Aggiungo: qui non stiamo ragionando di una fisiologica tensione su un problema tra un sindaco e dirigenti del suo partito, questa è una storia che emana l’olezzo di camorra. E che, a mio giudizio, legittima la richiesta di scioglimento del Comune.
Ecco, parliamo dello scioglimento. Se lei dice “scioglimento” evidentemente ravvisa una serie di elementi di infiltrazione mafiosa che dovranno essere verificati dalla commissione d’accesso.
Tra queste carte che vede ci sono le cose che ha scritto lei sull’HuffPost su cui ho fatto degli approfondimenti che le davano ragione. I cedimenti sul terreno della legalità dell’amministrazione Capuozzo sono antecedenti alla vicenda del ricatto di De Robbio. E riguardano tre questioni. Primo: la Capuozzo, appena eletta sindaco, revoca la proposta preliminare del piano urbanistico comunale presentata dalla commissione straordinaria antimafia, insediatasi dopo il precedente scioglimento del Comune. Secondo: lo stadio. La Capuozzo revoca la convenzione del campo di calcio comunale alla società sportiva “Nuova Quarto Calcio per la legalità” diventata negli ultimi anni simbolo della lotta anticamorra e per questo destinataria di atti intimidatori. La gestione del campo viene affidata a Quartograd, una associazione locale molto discussa. Terzo, l’appalto sulla rete idrica. A giugno i lavori per la rete idrica sono affidati alla Fradel, una ditta che aveva una interdittiva antimafia sospesa dal Tar ma ancora sub judice perché l’avvocatura di Stato aveva presentato ricorso. Ebbene, l’avvocatura di Stato vince il ricorso con sentenza depositata il 29 settembre, ma la ditta ha continuato a lavorare finché la Capacchione e altri parlamentari non hanno depositato una nuova interrogazione parlamentare. A quel punto, la Capuozzo dà l’appalto a una ditta appartenente alla stessa costellazione e con la stesso amministratore delegato.
Sull’Appalto intervenne anche Cantone.
Si è molto strumentalizzata la sua frase sulla procedura regolare. È ovvio che la procedura di aggiudicazione era regolare, ma non era regolare la ditta nel senso che sulla ditta pendeva una interdittiva anti-mafia. È come se io facessi un contratto a un mio collaboratore che però è mafioso. Il contratto è regolare, ma perché scelgo un mafioso? E infatti il prefetto poi ha commissariato l’Appalto sulla rete idrica.
Questa sua ricostruzione giustifica, a suo giudizio, la necessità dello scioglimento.
Da osservatore le dico, senza timore di smentita alcuna, che si sono sciolti comuni per molto meno. Poiché la decisione spetta alla commissione d’accesso mi auguro che proceda con tempi celeri come impone la delicatezza del caso. Politicamente, e questo mi pare il secondo punto della questione, si può dire che a Quarto i Cinque stelle non solo non hanno combattuto la camorra ma, attraverso il loro sindaco prima che venisse espulso, sono stati protagonisti di un clamoroso cedimento sulla legalità. Ora c’è la procura che indaga sul “patto” con i clan al momento del voto, il che rende giustificabile il sospetto che l’attività dell’amministrazione non sia né più né meno il rispetto e l'attuazione di quel patto. I clan danno i voti ai Cinque stelle e la Capuozzo dà gli appalti alle ditte chiacchierate. Domando: nemmeno di questo si sono accorti Fico e Di Maio quando andavano a Quarto? Possono venire a fornire chiarimenti in Antimafia? Sa quale è la verità? La verità è che sta emergendo una questione di fondo sul tema della trasparenza dei grillini.
In che senso?
E' un Movimento che non ha la trasparenza nel suo dna. E provo a spiegarmi. Le decisioni di questo Movimento vengono assunte in un ufficio a Milano, la Casaleggio associati, di cui nessuno sa nulla: chi sono i clienti? Il blog di Grillo che viene gestito da quell'ufficio è quanto di più opaco in termini di finanziamenti. Decisioni importanti per il paese e per le amministrazioni pubbliche governate dai Cinque stelle passano per quell'ufficio. Abbiamo fatto una battaglia sul conflitto di interessi di Silvio Berlusconi che comunque si è candidato e sottoposto al giudizio degli elettori. Casaleggio fa il puparo, ma in che forma ci mette la faccia secondo regole e procedure che prevede una democrazia? Cominci a rendere pubblici i suoi clienti, i suoi bilanci e le sue attività.

Nessun commento:

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...