Litvinenko e gli altri, le morti sospette nel regime di Putin
Il Regno Unito accusa il presidente russo per la morte dell'ex-agente del Kgb. Ma la lista degli omicidi che portano al Cremlino è lunga.
21 Gennaio 2016
In senso orario: Aleksandr Litvinenko, Anna Politkovskaja, Stanislav Markelov e Anastasia Baburova, Boris Nemtsov.
L'operazione per uccidere Aleksandr Litvinenko venne 'probabilmente autorizzata' dal presidente russo Vladimir Putin. È quanto conclude l'inchiesta pubblica britannica sulla morte per avvelenamento dell'ex agente del Kgb, avvenuta il 23 novembre del 2006 a Londra. Nel rapporto di 300 pagine curato dal giudice Sir Robert Owen si afferma che i due cittadini russi Andrei Lugovoi e Dmitri Kovtun, accusati di aver avvelenato l'oppositore di Vladimir Putin col polonio radioattivo al Millennium Hotel di Mayfair, agirono probabilmente sotto la direzione della Fsb, l'intelligence di Mosca.
L'esito dell'inchiesta probabilmente non cambierà né i rapporti tra Londra e Mosca, né la salda posizione di Putin sul trono del Cremlino. Ma mette ancora una volta in risalto come la Russia sia ben lontana dagli standard che definiscono un Paese una democrazia.
Ci sono molti motivi per cui l'Economist Intelligence Unit etichetta la Russia come “regime autoritario”. Nel Democracy index 2014 stilato dall'autorevole rivista inglese, il Paese riceveva un punteggio di 3,39 in una scala da 1 a 10, posizionandosi tra il Camerun e l'Angola.
Non basta, infatti, che in uno Stato si tengano libere elezioni perché sia definito una democrazia, anche se è quello che vorrebbe far credere Vladimir Putin, che sbandiera l'alto consenso ricevuto ogni volta che viene accusato di essere anti-democratico.
LIBERTÀ DI STAMPA E OPPOSIZIONE CONTROLLATE. Le elezioni non possono essere considerate veramente libere se non esiste una libertà di stampa totale che permetta all'opinione pubblica di valutare chi governa. Così come non possono essere considerate elezioni libere quelle in cui l'opposizione ha un ruolo puramente decorativo.
Entrambe queste mancanze contraddistinguono il sistema russo, in cui il governo ha una capacità molto elevata di controllo su chiunque gli si opponga.
GLI OMICIDI POLITICI. Nei casi più estremi, il controllo può manifestarsi nell'annullamento dell'avversario. È ampia l'ombra del potere che si stende su molti delitti politici avvenuti nel Paese a partire dal 2000, anno dell'insediamento di Vladimir Putin, e lungo l'elenco delle morti sospette.
Secondo il Combating Counter Terrorism Centre, «gli assassinii politici in Russia, che sono cresciuti nettamente dopo il 1995 (tra i riassestamenti della transizione verso la democrazia) rappresentano l'8% del totale mondiale».
PROCESSI NEL NULLA. Da quando Putin è salito al potere, almeno 23 giornalisti sono stati uccisi per le loro inchieste, così come svariati attivisti politici. Solo raramente i relativi processi hanno portato a delle condanne definitive. «La storia è sempre la stessa», scrive Amy Knight sulla New York Reviews of Books, «gli inquirenti fanno qualche arresto e parte un processo (o più di uno, come nel caso di Anna Politkovskaja), ma non si arriva mai al mandante dell'omicidio».
Ecco una lista dei più famosi delitti politici, raccolti da Sky News, avvenuti durante i diversi mandati di Vladimir Putin:
L'esito dell'inchiesta probabilmente non cambierà né i rapporti tra Londra e Mosca, né la salda posizione di Putin sul trono del Cremlino. Ma mette ancora una volta in risalto come la Russia sia ben lontana dagli standard che definiscono un Paese una democrazia.
Ci sono molti motivi per cui l'Economist Intelligence Unit etichetta la Russia come “regime autoritario”. Nel Democracy index 2014 stilato dall'autorevole rivista inglese, il Paese riceveva un punteggio di 3,39 in una scala da 1 a 10, posizionandosi tra il Camerun e l'Angola.
Non basta, infatti, che in uno Stato si tengano libere elezioni perché sia definito una democrazia, anche se è quello che vorrebbe far credere Vladimir Putin, che sbandiera l'alto consenso ricevuto ogni volta che viene accusato di essere anti-democratico.
LIBERTÀ DI STAMPA E OPPOSIZIONE CONTROLLATE. Le elezioni non possono essere considerate veramente libere se non esiste una libertà di stampa totale che permetta all'opinione pubblica di valutare chi governa. Così come non possono essere considerate elezioni libere quelle in cui l'opposizione ha un ruolo puramente decorativo.
Entrambe queste mancanze contraddistinguono il sistema russo, in cui il governo ha una capacità molto elevata di controllo su chiunque gli si opponga.
GLI OMICIDI POLITICI. Nei casi più estremi, il controllo può manifestarsi nell'annullamento dell'avversario. È ampia l'ombra del potere che si stende su molti delitti politici avvenuti nel Paese a partire dal 2000, anno dell'insediamento di Vladimir Putin, e lungo l'elenco delle morti sospette.
Secondo il Combating Counter Terrorism Centre, «gli assassinii politici in Russia, che sono cresciuti nettamente dopo il 1995 (tra i riassestamenti della transizione verso la democrazia) rappresentano l'8% del totale mondiale».
PROCESSI NEL NULLA. Da quando Putin è salito al potere, almeno 23 giornalisti sono stati uccisi per le loro inchieste, così come svariati attivisti politici. Solo raramente i relativi processi hanno portato a delle condanne definitive. «La storia è sempre la stessa», scrive Amy Knight sulla New York Reviews of Books, «gli inquirenti fanno qualche arresto e parte un processo (o più di uno, come nel caso di Anna Politkovskaja), ma non si arriva mai al mandante dell'omicidio».
Ecco una lista dei più famosi delitti politici, raccolti da Sky News, avvenuti durante i diversi mandati di Vladimir Putin:
Boris Nemtsov (Mosca, febbraio 2015). Nemtsov è stato trovato ucciso a colpi di pistola nel centro di Mosca mentre stava tornando a casa. Vicepremier sotto Boris Eltsin, il politico era considerato uno dei più duri oppositori di Vladimir Putin. Nessun legame tra la sua morte e il Cremlino è mai stato provato
Boris Berezovski (Ascot, 23 marzo 2013). Storico oligarca russo, Berezovski raggiunse l'apice del potere durante gli anni di Eltsin. Dopo alcuni scontri con Putin, il tycoon si ritirò a vivere in Inghilterra, dove diventò aperto critico del presidente russo. È stato trovato morto in casa sua a causa di un apparente suicidio.
Sergej Magnitskj (Mosca, 16 novembre 2009). Avvocato incaricato dall'uomo d'affari americano William Browder per investigare su una frode multi milionaria perpetrata dal governo russo, è stato arrestato dopo aver dichiarato di aver trovato delle prove a carico di ufficiali di polizia. È morto mentre era sotto custodia delle autorità, dopo che gli erano state negate cure mediche.
Natalia Estemirova (Grozny, 15 luglio 2009). Attivista per i diritti umani, è stata trovata morta alcune ore dopo essere stata rapita a Grozny, la capitale cecena. La Estemirova aveva raccolto prove sugli abusi compiuti in Cecenia a partire dal 1999. Lavorava anche come collaboratrice di Anna Politkovskaya.
Stanislav Markelov e Anastasia Baburova (Mosca, 19 gennaio 2009). Un attivista per i diritti umani e una giornalista, uccisi a colpi di pistola in pieno giorno dopo una conferenza stampa in protesta della scarcerazione di un colonnello accusato dell'uccisione di una ragazza cecena.
Alexander Litvinenko (Londra, 23 novembre 2006). Ex spia russa, è morto a Londra tre settimane dopo aver ingerito un tè avvelenato con il polonio 210. Prima di lasciare la Russia e aver ottenuto la nazionalità britannica, Litvinenko aveva criticato Putin di corruzione e di aver accelerato la crisi cecena del 1999 realizzando gli attentati esplosivi (attribuiti ai ceceni) che causarono la morte di più di trecento persone.
Anna Politkovskaya (Mosca, 7 ottobre 2006). Giornalista fortemente critica nei confronti di Vladimir Putin, fu uccisa a colpi di pistola nella sua casa di Mosca il giorno del compleanno del presidente russo. Cinque uomini sono stati arrestati per l'omicidio, ma il mandante è sempre rimasto sconosciuto. La Politkovskaya era una giornalista d'inchiesta impegnata in indagini sulla corruzione e l'abuso di potere statale.
Paul Klebnikov (Mosca, 9 luglio 2004). Direttore di Forbes Russia, è stato ucciso appena uscito dal suo ufficio di Mosca. Klebnikov si occupava di corruzione e aveva appena pubblicato una lista degli uomini più ricchi della Russia.
Sergei Yushenkov (Mosca, 17 aprile 2003). Co-presidente del Movimento Liberale russo, è stato ucciso appena qualche ora dopo aver registrato il suo movimento come partito politico al ministero della Giustizia.
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