sabato 23 gennaio 2016

M5s vota Matteoli (FI) presidente della commissione Lavori pubblici. Ma è rinviato a giudizio per corruzione nello scandalo Mose

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M5S

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La doppia morale dei grillini che, per "fare uno sgambetto al Pd", vengono a patti con quello che hanno sempre considerato "il diavolo". Cioè Forza Italia. Ma più che un patto è proprio una questione di voti, grazie ai quali Altero Matteoli ("non è uno stinco di Santo", dice il pentastellato Cioffi) è stato confermato presidente della commissione Lavori pubblici del Senato. Lo stesso Matteoli contro il quale i senatori M5S hanno votato in Giunta per le elezioni e le immunità dando il via libera all'autorizzazione a procedere nell'ambito dell'inchiesta Mose che vede coinvolto l'ex ministro dell'Ambiente e dei Trasporti indagato per corruzione e ora rinviato a giudizio.
L’accusa della procura di Venezia nei confronti di Matteoli è quella di corruzione in atti d’ufficio per aver ricevuto – in due separate situazioni – due tangenti dell’importo di 400.000 e 150.000 euro, da Giovanni Mazzacurati e Piergiorgio Baita, anche loro coimputati nello stesso procedimento allo scopo di favorire l’assegnazione di appalti al Consorzio Venezia Nuova. I fatti risalgono al quinquennio 2001-2006, tempo in cui Matteoli ricopriva la carica di ministro dell’Ambiente e al 2008-2011, quando era titolare del ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Quando l'autorizzazione a procedere è arrivata in Aula, è stato lo stesso Matteoli a chiedere di dare l'ok senza votare. IIl 21 dicembre scorso, Matteoli è stato rinviato a giudizio.
Stavolta, dunque, i grillini fanno una deroga alla loro linea di sempre: quella del rigore assoluto e della totale estraneità nei confronti di chi abbia pendenze giudiziarie. E tanto più, nel caso di Matteoli le pendenze riguardano il Mose su cui i grillini hanno fatto tante battaglie e vantano - come si legge nel blog di Grillo - di essere stati i primi a dire che sarebbe scoppiato lo scandalo. Guai, adesso, però, a parlare ai grillini di asse con Forza Italia. "Noi assi non ne facciamo con nessuno, né tantomeno con Forza Italia", esordisce il senatore pentastellato della commissione Lavori, Andrea Cioffi, che contattato telefonicamente aggiunge: "Abbiamo votato Matteoli, per fare capire quanto nella concretezza la maggioranza non sempre ha i voti, e non è monolitica". Infatti, in commissione al Senato, i mal di pancia in casa Pd hanno fatto saltare l'elezione del candidato della maggioranza, iscritto al gruppo delle Autonomie, Vittorio Fravezzi, che era stato spostato ("catapultato" precisano alcuni senatori della maggioranza) per l'occasione dalla commissione Finanze alla Lavori pubblici.
L'opposizione esulta. Cioffi ammette: "Matteoli non è mica uno stinco di Santo, sta dentro le istituzioni da trent'anni, con le nostre regole sarebbe a casa da venti. Ha capi di imputazioni come quello del caso Mose. Però non ha mai fatto pressioni, ha fatto il suo lavoro ed è equilibrato. A volte le figure vanno al di là degli schieramenti". Quindi, in alcuni casi le regole possono venire meno? "L'obiettivo era dare uno sgambetto al Pd e ce l'abbiamo fatta. La loro era una spartizione di poltrone con gentucola che gli gira intorno. Invece, con Matteoli presidente, abbiamo affrontato la riscrittura del codice degli appalti in un clima collaborativo. Abbiamo chiesto audizioni e non c'è mai stato un blocco. Così come, seppur su posizioni discordanti, abbiamo lavorato sul caso della vendita delle azioni di Ferrovie dello Stato".
I tempi del post sul blog di Beppe Grillo, rilanciato da Luigi Di Maio su Facebook, dal titolo "Larghe intese in manette" sembrano lontani. In quel caso, nel giugno 2014, nel mirino, in particolare, c'erano l'arresto di Giorgio Orsoni, sindaco veneziano del centrosinistra, e quello chiesto per Giancarlo Galan, deputato forzista ed ex governatore del Veneto. I grillini si domandavano "cos'altro devono fare questi partiti per non meritare più il voto dei cittadini italiani?" e ricordavano che da sempre il Movimento pentastellato si occupa del Mose e ha mostrato "preoccupazioni in merito ad utilità e meccanismi d'appalti". Pochi giorni prima Matteoli era stato raggiunto da un avviso di garanzia.

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