mercoledì 8 ottobre 2014

Casalino. Ma ve lo ricordate questo del grande fratello? E pensare che un docente non arriva a 1400 euro al mese ed un bidello con gli assegni di famiglia arriverà al massimo a 1000 euro. E un cassaintegrato?

I dissidenti M5S si svegliano (e scoprono che Casalino guadagna 8mila euro)

08/10/2014 - di 

Ancora bagarre fra i pentastellati (anche in Europa)


I dissidenti M5S si svegliano (e scoprono che Casalino guadagna 8mila euro)
Puntare il dito, lavare i panni sporchi in casa e aprire a scenari che fino a qualche mese fa parevano impossibili. C’è un cerchio, di 20 parlamentari (deputati perlopiù) che sarebbe pronto (al momento giusto) per un addio al Movimento. Perché? Perché dentro non si lavora. Non si ottiene nulla. Perché magari, confrontandosi con il governo, si possono ottenere molte cose in più: dal reddito di cittadinanza ai fondi per le pmi.
C’è maretta a 5 stelle sia a Roma che a Strasburgo. Casaleggio in queste ore sta sciogliendo lo staff guidato da Messora all’Europarlamento: problemi con gli eletti. A far traboccare la goccia del vaso, con dipartita quasi certa di 15 addetti, il braccio di ferro tra eletti e staff sui mille euro in più da versare al mese. Una scelta non discussa nel gruppo e che prevede il fondo cassa destinato al Movimento. Più precisamente lo scontro sarebbe avvenuto, secondo le agenzie di stampa che escono in questi minuti, tra Ignazio Corrao e lo stesso capo staff Claudio Messora. Un diverbio avvenuto davanti agli occhi del guru Gianroberto Casaleggio e che Messora (finora) non commenta.
Rocco Casalino
Rocco Casalino
ROCCO CASALINO E LA PRAXI DA PAGARE – Sono pronti e sono svegli. A raccontare dei malumori dentro il gruppo 5 stelle sono stamattina Repubblica e La Stampa che spiegano le mosse delle voci più critiche sia nelle riunioni dei gruppi che nelle prossime mosse verso Matteo Renzi. Ieri si è parlato di una assemblea di fuoco in cui si è parlato anche di un maxicompenso, quello del capo staff comunicazione Senato Rocco Casalino: 8.000 euro lordi al mese. «Un compenso eccessivo», hanno spiegato ieri diversi parlamentari alle agenzie. Non solo. C’è un cambio regole che fa male al Movimento. Si tratta della oramai esternalizzazione delle assunzioni dei collaboratori, ora affidate a una società esterna, la Praxi spa. «I membri M5S di ciascuna commissione – ha raccontato ieri un deputato ad Adnkronos – avevano a disposizione una graduatoria di nomi a cui attingere per le assunzioni nel legislativo, nomi selezionati in base ai curricula. Ora non è più così. C’è questa società esterna, la Praxi spa, che noi chiaramente paghiamo per un servizio che prima era nostro appanaggio». Chi l’ha deciso? Consiglio direttivo, ovvero capogruppo, presidente, tesoriere, due delegati d’Aula e il segretario. Tutte le spese sotto la soglia dei 10mila euro vengono decise da questo consiglio direttivo, senza alcun voto assembleare. Decisioni che, a detta di alcuni,«combinerebbero parecchi guai».
VENTI PRONTI A SOSTENERE RENZI A DUE CONDIZIONI - Uno vale uno, insomma. Su La Stampa oggi si torna a parlare del famigerato documento d’addio (che si doveva far uscire prima del Vaffa Day) che potrebbe tornare utile nel caso la situazione precipitasse ancor di più. Nero su bianco un «saluto di venti parlamentari» pronti a sostenere Renzi a due semplici condizioni, i baluardi M5S ancora inattuati: reddito di cittadinanza e soldi alle pmi. Perché come spiega un dissidente al giornalista: «In due mesi otterremmo più di quanto hanno ottenuto loro». Già loro. Perché ci sono loro, gli altri e la mancanza di collegamento totale con i vertici. «Il problema vero – ha spiegato un parlamentare considerato un ‘fedelissimo’ all’agenzia di cronaca Adnkronos – è che il gruppo non c’è più, si è sgretolato. E anche il cosiddetto cerchio magico non è nelle condizioni di tenere le redini del gruppo perché c’è una mancanza di comunicazione coi vertici, e per vertici intendo sia Grillo che Casaleggio». C’è insomma un filo diretto solo in mano a pochi. Chi sono? «Basta scorrere la scaletta del palco del Circo Massimo», ironizzerebbe qualcuno.

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