5 Stelle, addio alle piazze spensierate
Tra l'eredità di Grillo e Matteo Renzi
Sono lontani i tempi del V day. Oggi la manifestazione grillina è il segno, come dice Roberta Lombardi, della "post adolescenza" del movimento. Che invade il Circo Massimo carico di polemiche e difficoltà
Belli i tempi in cui le piazze del Movimento erano tutto un monologo di Beppe Grillo, con comparsate di giornalisti d’area, di professori sempre contro corrente. Che bello quando bastava un urlo di Dario Fo. Era bello quando ogni piazza era una vera e propria festa, senza troppi pensieri. Belli i Vaffa day, bella la manifestazione con le cozze sotto il parlamento. Bella la spensieratezza, poi però è arrivato il momento della maturità o, come dice all’Espresso Roberta Lombardi, «del post adolescenza». E così l’ultima piazza dei 5 stelle è più complicata delle altre.
Perché in piazza ci sarà sempre il buon Salvo Mandarà («Sei grande Salvo!» gli urla un militante, mentre lui, sotto il sole cocente, alle tre del pomeriggio, comincia la diretta sulla sua web tv), c’è Salvo con l’antenna satellitare che gli spunta dalla zaino, c’è il distributore di “acqua pubblica”, e ci sono i 170 gazebo che riempiranno la piazza, comunque vada, ma il Movimento arriva al Circo Massimo carico di polemiche, e perché proprio la fase politica, con Renzi, per i 5 stelle è più difficile. La stessa senatrice Paola Taverna, una fedelissima, non nasconde il punto: «Questo» dice al Corriere, «è uno dei momenti più duri, più difficili per noi. Ho l’impressione che le cose che facciamo in Parlamento non riescano a passare fuori. Che la gente non capisca come lavoriamo». Problemi di comunicazione, il solito complotto della disinformazione? Non solo: «Renzi» dice Taverna, «sta asfaltando tutto, non ci lascia spazi, ci sta mettendo nell’angolo. La gente ci dice che non stiamo cambiando le cose: ma noi siamo all’opposizione e non abbiamo la possibilità di far passare le leggi ora. Non funziona così il Parlamento».
Non funziona così, ma vaglielo a spiegare a chi ti ha votato immaginando la violenza dell’apriscatole sulla scatoletta di tonno. E ha gioco facile Le Monde, il quotidiano francese, che alla manifestazione del Movimento dedica un editoriale: «Il movimento populista resiste male al tempo che passa» è il succo dell’analisi che ben si sposa con il dato di un sondaggio che Ixè ha fatto per la trasmissione di Raitre, Agorà. Per il 57% degli elettori M5s, da quando è entrato in Parlamento, il Movimento avrebbe perso peso politico, contando sempre di meno.
Roberta Lombardi, organizzatrice dell’evento, mentre comincia un giro di ispezione per verificare che tutto sia pronto, doppia Taverna («ma è tutto più difficile quando il parlamento è solo un convertificio di atti del governo»), e riconosce che un problema c’è, «sì», ma che Renzi, in fondo, è anche la fortuna del Movimento, perché «stiamo polarizzando la politica»: «Lui» è la formula in favore di camera, «ha raccolto tutto il bacino dei partiti e noi quello dei cittadini».
C’è Renzi, dunque, e ci sono le polemiche interne, che rovinano la tre giorni del Movimento. Sono le uniche nuvole su un assolato Circo Massimo, ma sono lì, il dissenso dei 5 stelle emiliani, capitananti da Federico Pizzarotti, i malumori dei gruppi parlamentari, sempre più in sofferenza. Il deputato Andrea Cecconi, prossimo capogruppo alla Camera - uno a nome di molti - parlando a Radio Città Futura ha detto: «Alcuni miei colleghi vorrebbero Grillo e Casaleggio più presenti, mentre io credo che, arrivati a questo punto, siamo perfettamente in grado di lavorare da soli all'interno del Parlamento».
C’è la vicenda degli staff di comunicazione. L’apice è il caso di Claudio Messora che con gli europarlamentari si prende talmente poco che Casaleggio ha ceduto alle pressioni e ha pensato di rimuoverlo, lui e tutti i collaboratori. C’è però anche Rocco Casalino, a capo dell’ufficio comunicazione del Senato, nel mirino perché troppo impegnato a promuovere sempre gli stessi senatori, e per la sua retribuzione: «Non sono 8 mila euro lordi al mese. Arrivo a quella cifra solo con i rimborsi dei viaggi», dice, nel tentativo di replicare alle accuse.
E poi c’è l’eredità di Beppe Grillo. Bisogna trovare il delfino. E sembra che questo possa essere Luigi Di Maio, in
vicepresidente della Camera, grillino in grisaglia. Beppe Grillo lo consulta privatamente ogni volta che viene a Roma e si fa introdurre dal pupillo, sul palco del Circo Massimo: «Parlerò per ultimo sul palco perché sono quello che ha meno da dire», scherza Di Maio ai microfoni di Un Giorno da Pecora su Radio Due. Ma è ancora Paola Taverna che conferma: «Luigi» dice ancora al Corriere, «è davvero bravo e se lo meriterebbe tutto il ruolo di leader. Anzi io credo che in prospettiva, in futuro, di sicuro avrà un ruolo da leader, da protagonista». L’idea è chiarissima, anche se poi, materna, la senatrice aggiunge: «Ma noi dobbiamo proteggerlo: alla manifestazione non ci sarà alcuna investitura. Dobbiamo essere orizzontali». Ed è così che Lombardi può ripetere che «il concetto di gruppo dirigente e di leadership non appartiene al Movimento che vuole ogni cittadino leader di se stesso». E se poi c’è qualche cittadino che, stando nelle istituzioni, e andando in tv, è più leader di altri, pazienza.
Perché in piazza ci sarà sempre il buon Salvo Mandarà («Sei grande Salvo!» gli urla un militante, mentre lui, sotto il sole cocente, alle tre del pomeriggio, comincia la diretta sulla sua web tv), c’è Salvo con l’antenna satellitare che gli spunta dalla zaino, c’è il distributore di “acqua pubblica”, e ci sono i 170 gazebo che riempiranno la piazza, comunque vada, ma il Movimento arriva al Circo Massimo carico di polemiche, e perché proprio la fase politica, con Renzi, per i 5 stelle è più difficile. La stessa senatrice Paola Taverna, una fedelissima, non nasconde il punto: «Questo» dice al Corriere, «è uno dei momenti più duri, più difficili per noi. Ho l’impressione che le cose che facciamo in Parlamento non riescano a passare fuori. Che la gente non capisca come lavoriamo». Problemi di comunicazione, il solito complotto della disinformazione? Non solo: «Renzi» dice Taverna, «sta asfaltando tutto, non ci lascia spazi, ci sta mettendo nell’angolo. La gente ci dice che non stiamo cambiando le cose: ma noi siamo all’opposizione e non abbiamo la possibilità di far passare le leggi ora. Non funziona così il Parlamento».
Non funziona così, ma vaglielo a spiegare a chi ti ha votato immaginando la violenza dell’apriscatole sulla scatoletta di tonno. E ha gioco facile Le Monde, il quotidiano francese, che alla manifestazione del Movimento dedica un editoriale: «Il movimento populista resiste male al tempo che passa» è il succo dell’analisi che ben si sposa con il dato di un sondaggio che Ixè ha fatto per la trasmissione di Raitre, Agorà. Per il 57% degli elettori M5s, da quando è entrato in Parlamento, il Movimento avrebbe perso peso politico, contando sempre di meno.
Roberta Lombardi, organizzatrice dell’evento, mentre comincia un giro di ispezione per verificare che tutto sia pronto, doppia Taverna («ma è tutto più difficile quando il parlamento è solo un convertificio di atti del governo»), e riconosce che un problema c’è, «sì», ma che Renzi, in fondo, è anche la fortuna del Movimento, perché «stiamo polarizzando la politica»: «Lui» è la formula in favore di camera, «ha raccolto tutto il bacino dei partiti e noi quello dei cittadini».
C’è Renzi, dunque, e ci sono le polemiche interne, che rovinano la tre giorni del Movimento. Sono le uniche nuvole su un assolato Circo Massimo, ma sono lì, il dissenso dei 5 stelle emiliani, capitananti da Federico Pizzarotti, i malumori dei gruppi parlamentari, sempre più in sofferenza. Il deputato Andrea Cecconi, prossimo capogruppo alla Camera - uno a nome di molti - parlando a Radio Città Futura ha detto: «Alcuni miei colleghi vorrebbero Grillo e Casaleggio più presenti, mentre io credo che, arrivati a questo punto, siamo perfettamente in grado di lavorare da soli all'interno del Parlamento».
C’è la vicenda degli staff di comunicazione. L’apice è il caso di Claudio Messora che con gli europarlamentari si prende talmente poco che Casaleggio ha ceduto alle pressioni e ha pensato di rimuoverlo, lui e tutti i collaboratori. C’è però anche Rocco Casalino, a capo dell’ufficio comunicazione del Senato, nel mirino perché troppo impegnato a promuovere sempre gli stessi senatori, e per la sua retribuzione: «Non sono 8 mila euro lordi al mese. Arrivo a quella cifra solo con i rimborsi dei viaggi», dice, nel tentativo di replicare alle accuse.
E poi c’è l’eredità di Beppe Grillo. Bisogna trovare il delfino. E sembra che questo possa essere Luigi Di Maio, in
vicepresidente della Camera, grillino in grisaglia. Beppe Grillo lo consulta privatamente ogni volta che viene a Roma e si fa introdurre dal pupillo, sul palco del Circo Massimo: «Parlerò per ultimo sul palco perché sono quello che ha meno da dire», scherza Di Maio ai microfoni di Un Giorno da Pecora su Radio Due. Ma è ancora Paola Taverna che conferma: «Luigi» dice ancora al Corriere, «è davvero bravo e se lo meriterebbe tutto il ruolo di leader. Anzi io credo che in prospettiva, in futuro, di sicuro avrà un ruolo da leader, da protagonista». L’idea è chiarissima, anche se poi, materna, la senatrice aggiunge: «Ma noi dobbiamo proteggerlo: alla manifestazione non ci sarà alcuna investitura. Dobbiamo essere orizzontali». Ed è così che Lombardi può ripetere che «il concetto di gruppo dirigente e di leadership non appartiene al Movimento che vuole ogni cittadino leader di se stesso». E se poi c’è qualche cittadino che, stando nelle istituzioni, e andando in tv, è più leader di altri, pazienza.
Nessun commento:
Posta un commento