mercoledì 8 ottobre 2014

Ah, ah, ah, proprio un grande partito.

M5s, eurodeputato danno il benservito alla comunicazione di Messora (che scrive a Casaleggio), ma si difendono: "Decide Milano"

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GRILLO MESSORA
Se gli domandi ufficialmente cosa stia succedendo cadono tutti dalle nuvole. “Non saprei, guardi ora sono impegnato”, taglia corto David Borrelli prima di attaccare il telefono. Cordiale Ignazio Corrao, ma la sostanza non cambia: “A me non risulta nulla, non so nemmeno se è vero. Noi non abbiamo mai parlato di questo, sono Grillo e Casaleggio a decidere, ma io non ho firmato nulla”.
Eppure la decisione di sciogliere il gruppo comunicazione del Movimento 5 stelle all’Europarlamento è sponsorizzata da almeno due mesi proprio dai portavoce a Bruxelles. “Sono settimane che parliamo non del se, ma di quando licenziarli, tra dialoghi fra di noi e chat di gruppo - spiega un europarlamentare a patto di rimanere anonimo – Borrelli su questo ha avuto più di qualche contatto con lo stesso Casaleggio, che alla fine ha deciso di darci ragione”.
Il magma in cui rischia di annegare la truppa di Beppe Grillo sin dal momento in cui è approdata a Bruxelles è complicato da raccontare. In estrema sintesi, le linee di frattura che attraversano il gruppo nel suo insieme suono due.
Da un lato quella che alcuni di loro definiscono “una guerra personale contro Claudio Messora”. Il piglio decisionista del capo della comunicazione non è mai piaciuto agli eletti, che hanno sempre chiesto libertà sul versante economico e su quello contenutistico. Tra gli attivisti di Roma circola da giugno, tra mito e realtà, la storia di un “Dario Tamburrano che prende per il bavero Messora e lo appiccica al muro”. Antipatia condivisa, tra gli altri, anche da Fabio Massimo Castaldo, assistente di Paola Taverna all’epoca in cui la senatrice romana non le mandava a dire all’ex blogger, e dallo stesso Corrao, protagonista lo scorso agosto a Milano di un’accesa discussione con l’interessato, che spinse Casaleggio ad abbandonare la riunione alla quale lui stesso li aveva convocati.
C’è poi una questione economica. A differenza degli eletti ad ogni livello del M5s, gli eurodeputati hanno sempre cercato di tenersi le mani libere in quanto a restituzioni e donazioni volontarie, suscitando più di qualche critica dei loro colleghi di Roma. Così fin da subito è stato un problema stornare i 1.000 euro concordati a favore del gruppo comunicazione e la stessa decisione di stornare dalle indennità almeno 1.000 euro da devolvere alla stregua di quanto fanno deputati e senatori è stata presa a Milano, cogliendoli di sorpresa. Naturale che anche l’assunzione di – in media – un “comunicatore” a testa da retribuire con i circa 21.000 euro al mese a disposizione per lo staff di ogni singolo parlamentare non sia stata mai digerita.
Da qui le pressioni per resettare tutto, e ripartire da zero. “Sono mesi che Corrao e Borrelli spingono per questa soluzione”, spiega una fonte vicina alla Casaleggio Associati. Un passo che doveva essere intrapreso solamente dopo Italia 5 stelle, per non finire nell’occhio del ciclone prima di scendere tra i militanti che, con tutta probabilità, chiederanno conto di quanto sia successo. “Effettivamente se l’avessimo comunicato dopo sarebbe stato meglio”, spiega uno degli eletti. Che tuttavia ribadisce che “non è ancora stato firmato nulla, adesso dobbiamo vedere che succede”.
Qui la situazione si ingarbuglia ulteriormente. Perché da un lato Castaldo ha sottoposto qualche giorno fa una bozza di lettera di licenziamento agli uffici per capire come uscirne senza forzature nel regolamento del Parlamento europeo. E, effettivamente, al momento non risulterebbero esserci documenti ufficiali. Dall’altro Corrao ribadisce: “La comunicazione è affidata a Grillo e Casaleggio, saranno loro nel caso a dire l’ultima parola”. Una linea difensiva pericolosa, sia perché, la regola che prevede di affidare la comunicazione a un gruppo di lavoro scelto dalla Casaleggio associati non è mai andata giù, e sembrerebbe quantomeno bizzarro adesso tutelarsi dietro lo scudo di un’ulteriore decisione unilaterale, sia – soprattutto - perché la normativa di Bruxelles specifica chiaramente che sono gli europarlamentari a dover decidere sui contratti dei propri collaboratori, senza che nessun ente terzo li possa influenzare nelle proprie scelte. Pena finire sotto inchiesta da parte degli uffici di Bruxelles.
Un pericolo colto da Piernicola Pedicini. Anche lui si trincera dietro il “no comment”, ma una cosa tiene a sottolinearla: “Non abbiamo mai ricevuto nessun diktat da Casaleggio. Anche perché di imposizioni, in tutta la mia esperienza nel Movimento, anche da candidato presidente in Basilicata, non ne ho mai ricevute”.
Quando si provano a parlare con Bruxelles, il tono che si registra è perplesso. Una fonte spiega che “è l'Europarlamento a stipulare i contratti, e non è mai successo nella storia del Parlamento che assumesse venti persone per licenziarle dopo due mesi”. Un'altra si spinge a dire che “sarebbe un danno d’immagine gravissimo per tutta l’istituzione”. Bocche cucite nell’Ukip, dove si trincerano dietro un "no comment".
Per questo molti tra gli eurodeputati stanno lavorando a una mediazione. "Valuteremo i curricula e terremo i migliori – spiega un eletto all’Adnkronos - ma bisogna tagliare i costi e allontanare le persone che non hanno lavorato bene. E prima di fare ciò, occorre sciogliere l'intero gruppo". All’Huffingtonpost, un collega ribadisce: “Sicuramente alcuni nello staff si sono dimostrati validi. Adesso bisogna capire chi ha lavorato bene e chi no. La decisione di azzerare il gruppo è un’espediente tecnico, ma non è intenzione di nessuno penalizzare chi ha mollato tutto ed è venuto a darci una mano con la propria professionalità lavorando bene e con dedizione”. “Sicuramente parte del gruppo, quella parte che ha mostrato di svolgere il proprio incarico in maniera ottimale, verrà riassunta”, conclude un terzo.
A Roma, i pochi che decidono di parlare dell’argomento, sottolineano proprio questo aspetto: “Ma come, in Senato ci barrichiamo a costo della nostra incolumità per tutelare i diritti dei lavoratori, le tutele per chi viene licenziato per giusta causa, e quelli mandano a casa quasi venti persone perché gli gira? Se il problema sono Messora o Pittarello lo dicessero, cambiassero responsabile come si è fatto alla Camera e andassero avanti”.
Che uno dei problemi principali sia il capo della comunicazione lo confermano gli europarlamentari: “Ci siamo affidati a Messora per il coordinamento e l’impostazione – spiegano a Bruxelles – ma sono sorti dissapori contenutistici e non siamo rimasti contenti di come abbia gestito le cose”. L’incomunicabilità è totale, al punto che più volte l’ex blogger si è messo a disposizione dei diciassette eletti per un chiarimento e una riorganizzazione generale, ma l’incontro non è mai stato messo in agenda.
Raccontano che l’interessato abbia scritto a Grillo e Casaleggio. Un messaggio il cui succo sarebbe: “Se il problema sono io, qui ci sono le mie dimissioni”. Nessuna risposta. Un onorevole molto vicino al guru spiega così la posizione del leader: “Gianroberto è stanco, tende a risolvere i problemi eliminandoli, non vuole più perdere tempo in interminabili mediazioni”. Da Messora nessuna conferma. Sul suo blog poche laconiche parole: "Nessuna notifica ufficiale è ancora pervenuta. Credo, tuttavia, che per il Movimento 5 Stelle questo sia il momento di concentrarsi sull’organizzazione della tre giorni di incontri #italia5stelle, momento cruciale per confrontarsi e raccontarsi al Paes"e.
L’intero staff del gruppo comunicazione avrebbe tuttavia sottoscritto una missiva comune, nella quale si chiede ai diarchi del Movimento la ragione eventuale del proprio allontanamento di massa. Lettera alla quale non è dato sapere se verrà data una qualsivoglia risposta.
Dopo il caso dell’hackeraggio delle mail dei deputati romani scoppiato ieri e le polemiche su Federico Pizzarotti, il Movimento 5 stelle arriva scombussolato come non mai al fondamentale appuntamento di Italia 5 stelle. Tra i corridoi del Parlamento è iniziata a circolare una battuta che non necessita di ulteriore commento: “Abbiamo imparato benissimo ad applicare il tutti a casa e ad aprire le scatolette di tonno. Solamente che utilizziamo questi strumenti solo al nostro interno”.



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