sabato 11 ottobre 2014

Houston abbiamo molti problemi.

M5s al Circo Massimo, Grillo attacca euro e Jobs act

Pochi pentastellati nella Capitale. Beppe contro Renzi. Voto per l'addio all'euro.

Attacca il Jobs act, definito una «presa per il culo». E ripropone il mantra dell'uscita dall'euro. Dal grande raduno di Roma il leader del Movimento 5 stelle Beppe Grillo continua a dettare la linea.
Così, anche sabato 11 ottobre dal Circo Massimo, dove è salito sul palco in mattinata e su una gru nel pomeriggio, invitando i militanti a seguire gli interventi della giornata, l'ex comico ne ha approfittato per lanciare attacchi ai suoi avversari politici (guarda le foto): il sole e il caldo di Roma hanno però spinto i simpatizzanti pentastellati a disertare l'arena davanti al palco e a cercare rifugio all'ombra sotto gli alberi e qualche tendone.
CONTRO RENZI. Primo tra tutti, a finire nel mirino di Grillo, è stato il premier Matteo Renzi e il suo governo, colpevoli di aver ideato una riforma del lavoro destinata a «creare milioni di nuovi schiavi»: «La Germania l'ha fatta e ha smesso di crescere», ha argomentato Grillo.
«Non permetteremo mai di portare la gente alla fame», ha continuato. Quindi la promessa: «Contro il Jobs act combatteremo con ogni mezzo».
L'ESERCITO A GENOVA. Per attaccare il premier, l'ex comico ha anche citato la drammatica alluvione di Genova.
«Voglio che l'esercito italiano arrivi lì al casello prima di Renzi», ha detto Grillo, rinnovando la sua indignazione per gli effetti dell'emergenza che ha colpito il capoluogo ligure. «Questi sono cialtroni, non abbiamo più tempo», ha aggiunto.
«Dire che la colpa dei danni è del Tar è come dire che Hitler ha invaso l'Europa perchè Jesse Owen aveva vinto le Olimpiadi di Berlino», ha continuato il pentastellato che ha preso di mira i silenzi della politica e le spiegazioni date per il mancato allarme. E per questo ha fatto appello alle forze armate: «Questa gente va fermata con l'esercito».
SUBITO FUORI DALL'EURO. Inoltre, il leader del M5s ha deciso di lanciare «il referendum sull'euro e sul reddito di cittadinanza», perché per l'ex comico la moneta unica dell'Europa è «senza futuro».
«Dobbiamo uscire dall'euro per forza e nel più breve tempo possibile», è l'appello lanciato da Roma da Grillo, secondo cui «anche la Germania uscirà dall'euro»: «Sono al 13esimo posto su diciotto per crescita e gli cala l'export. Non possono venire a farci lezione a noi».
ATTACCO A NAPOLITANO. Dal Circo Massimo, poi, non poteva mancare neppure l'affondo contro il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ancora una volta nel mirino dell'ex comico: «Se non era per lui eravamo già al governo», ha detto Grillo, secondo cui «con il 25% e il maggior numero di voti» doveva essere il M5s ad avere l'incarico. Ma «grazie al Colle», ha continuato il leader pentastellato «è stata modificata la Costituzione», definita una «manipolazione» a danno della Carta e dei diritti costituzionali.
Eppure Grillo s'è detto convinto che il M5s è destinato a finire a Palazzo Chigi: «Ci metteremo un po', forse un anno di più ma vinceremo noi».
SENZA PARLAMENTO NEL DNA. «Non possiamo fare l'istituzione della protesta, non è nel nostro Dna essere istituzione, non è da noi. Noi non siamo compatibili con questa gente», ha continuato l'ex comico. «Dobbiamo fare meno mozioni in parlamento e andare più tra la gente, in Aula ci sono solo nominati come Renzi», è stato il suo attacco.

Contro i giornalisti «che scrivono quello che vogliono»

L'ex comico ne ha avute anche per i giornalisti, soprattutto per l'arcinemico Vittorio Zucconi, definito «un signore che continua ad attaccarci» e cui ha promesso di «prendere un aereo per volare a News York e per prenderlo a calci nel culo» (lo scontro è stato causato da un tweet del giornalista che ha scritto: «Per l'alluvione di Firenze migliaia di giovani andarono ad aiutare, per quella di Genova migliaia di giovani vanno al Circo Massimo»).
«Il nostro media è la Rete e non certo tivù e giornali che descrivono quel che vogliono», ha detto il leader del M5s, «sulle presenze e i comizi ci sono le nostre foto su internet che testimoniano quanti siamo» al Circo Massimo.
Quindi ha spiegato che i giornalisti «sono una barriera»: «Siamo andati in giro per gli stand e mi hanno impedito di parlare con la gente», ha precisato l'ex comico.
AFFONDO DI CASALEGGIO. Supportato dal guro del M5s Gianroberto Casaleggio che a un esiguo drappello di cronisti ha sibilato: «Mi serve che voi vi togliate dai coglioni». Per proi presare di non voler essere disturbato né dalle telecamere né dai fotografi durante la sua permanenza al Circol Massimo.
«Siamo molto più forti rispetto ai V-day», è stata l'unica battuta concessa ai microfoni.
CONVINCERE PIZZAROTTI. Ai cronisti che gli hanno chiesto un commento alle parole del sindaco di Parma Federico Pizzarotti secondo il quale nel M5s ci sono uomini, ma non idee, Grillo ha poi risposto di essere certo di «convincere» il primo cittadino emiliano entro la serata: «Presenteremo il piano B», ha continuato il leader dei pentastellati. Anche se Pizzarotti s'è detto scettico: «Ma convincere che vuol dire?», s'è chiesto dopo le parole di Grillo.
DI MAIO CONTRO LA MINORANZA PD. A dare man forte a Grillo è poi stato il suo delfino Luigi Di Maio che smentendo una sua «investituta ufficiale» all'evento di Roma, ha attaccato la minoranza del Partito democratico, considerata «ancora più miserabile della maggioranza dem»: «Sta prendendo in giro gli italiani», ha detto il deputato del M5s.
Poi, rispondendo  alla domanda se alla luce del Jobs act i pentastellati si siano pentiti di non aver formato un governo con il Pd di Pier Luigi Bersani, il vicepresidente della Camera ha spiegato che «non c'è alcun pentimento», perché l'ex leader democrat «è quello quello che ha votato la fiducia al Jobs act»: «Questi dicono agli italiani di non essere d'accordo e poi votano la fiducia», è stato il ragionamento di Di Maio.
APPELLO PER LE ELEZIONI. Quindi, il deputato grillino ha invocato le elezioni - «Spero ci siano il prima possibile» - annunciando che il M5s «non vuole  essere opposizione per sempre», ma punta «a stare al governo»: «Spero che alle prossime elezioni i cittadini abbiano consapevolezza che con gli slogan non si va avanti, che bisogna smettere di credere alle promesse», ha continuato Di Maio, secondo cui i pentastellati sono «unica alternativa possibile ad una politica di slogan e balle».


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