domenica 20 aprile 2014

Di destra vera in Italia sono rimasti solo i grillini, a loro insaputa, e i leghisti che sanno bene di essere di estrema destra.

Da anni Matteo Renzi è perseguitato da un luogo comune duro a morire: "Non è uno di sinistra". Come se per essere di sinistra conti vestirsi in un certo modo, guardare certi film, sentire certe canzoni, frequentare alcuni posti e non altri. Invece essere di sinistra, nella mia opinione, significa prima di tutto avere un'idea della società - e soprattutto della distribuzione della ricchezza al suo interno - che tende a chiudere la forbice fra chi guadagna di più e chi di meno. Ebbene, se utilizziamo questo parametro , il premier è uno di sinistra. Senza se e senza ma. Per giunta meritocratico e anti-corporativo. Non male.
Il decreto Irpef ovvero la sua prima vera prova di politica economica è una significativa operazione di redistribuzione sociale, sia a livello sostanziale che di immagine. Partiamo dalla ciccia. Il premier darà almeno fino al 31 dicembre di quest'anno 80 euro in più in busta paga a sei milioni e mezzo di italiani che guadagnano fra i 1200 e i 1500 euro netti al mese, e poco meno ad altri quasi tre milioni che hanno salari ancora più bassi. Si tratta di quei dipendenti che più fanno fatica, che ogni mese danzano pericolosamente sulla soglia della povertà. Quella vera, sia chiaro, non quella percepita. Certo, si può obiettare che per incapienti e per partite Iva non si sia fatto ancora nulla, però già dare un sollievo a dieci milioni di lavoratori non è cosa da poco.
Ma la cosa che più contraddistingue la manovra renziana come di sinistra è la composizione delle coperture. Ben 1,8 miliardi arrivano dalle banche sotto forma di maggiori tasse sulla rivalutazioni delle quote di Bankitalia. Un altro miliardo arriva dal taglio delle agevolazioni agli imprenditori. Più di due miliardi poi dai tagli alla spesa pubblica. E qui la grande sorpresa: Renzi salva la Sanità e invece affonda la scure sulla Difesa, andando a toccare per 150 milioni il discusso e discutibile programma sugli F35. Infine Renzi non ha paura nel toccare neanche i santuari dell'editoria, da sempre spauracchio per ogni politico che vive di consenso: si prende 150 milioni dalla Rai e ne toglie 100 ai giornali, abolendo l'obbligo della pubblicità legale.
Accanto alla sostanza, c'è però anche tanto di simbolico. Operazione simbolica è quella della "norma Olivetti": portare gli stipendi dei dirigenti pubblici a un tetto massimo di 240mila euro e cioè dieci volte e non di più quanto guadagna in media un dipendente pubblico. Da questo tetto il ministro Padoan non ne ricava tanto ma il premier Renzi sì. Così infatti il fiorentino può mandare un messaggio di moralità a tutto il paese. Tanto più se corredato da altre operazioni-"tweet" come la vendita delle auto blu o lo stop all'elettività delle province.
Insomma, valutato nel suo complesso il decreto è quanto più di sinistra fatto negli ultimi sei anni a questa parte e cioè dai tempi dell'ultimo governo Prodi. E il miglior riconoscimento per Renzi è un tweet della deputata forzista Laura Ravetto: "Renzi di destra? Per me più simile al Bertinotti de "anche i ricchi piangano".

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