sabato 26 aprile 2014

Riceviamo e pubblichiamo.

I ricavi del sito di Grillo e le armate del papa

La domanda non è quanti soldi produce il sito, ma quanti seguaci porta al sistema mediatico grillino
Gianroberto Casaleggio a Cernobbio, l’8 settembre 2013 (GIUSEPPE ARESU/AFP/Getty Images)

Gianroberto Casaleggio a Cernobbio, l’8 settembre 2013 (GIUSEPPE ARESU/AFP/Getty Images)

  
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telesoneMa quanti soldi guadagna Beppe Grillo dal suo sito? Dopo tanti dibattiti ipotetici, e stime arrotondate o induttive (i dieci milioni di euro ipotizzati lo scorso anno dal Sole 24 Ore) è arrivata stamattina dala Repubblica - con una interessante inchiesta firmata da Matteo Pucciarelli ed Ettore Livini - la prima indagine che contiene una stima ufficiale degli introiti che giungono via internet alla Casaleggio e Associati. L’aspetto interessante dell’inchiesta dela Repubblica è che i due cronisti hanno testato le tariffe pubblicitarie di “una campagna reale” transitata attraverso la piattaforma di Google. Ma quello che sta facendo esplodere il dibattito, in rete sui social network e fra gli opinionisti (ad esempio Luca Sofri e Christian Rocca) è il titolo sulla “miniera d’oro di Beppe Grillo”, che il quotidiano di largo Fochetti, attraverso calcoli ponderati con complessità e rigore, stima in una cifra che supera di poco (570mila euro) il mezzo milione.
Tra i minimalisti che si chiedono dove sia la notizia, e gli enfatici che di fronte a una quantificazione esatta (0,92 euro ogni mille visualizzazioni) mettono l’accento sul grande flusso di denaro che comunque arriva dai banner e dagli spot, confesso di trovarmi collocato in una sorta di terza via. A favore dei primi (solitamente grillini, ma non solo) va fatta una constatazione innegabile: mezzo milione di euro è meno del bilancio di una pizzeria della periferia romana. Se anche per approssimazione le cifre reali fossero queste, molti dei luoghi comuni e delle ipotesi demonologiche sul Casaleggismo - inteso inteso come una macchina da soldi occulta, celata dietro una facciata di rispettabilità politica - andrebbero rivisitati: se si volesse speculare sul Movimento 5 stelle, molto più comodo sarebbe prendere i soldi del finanziamento pubblico e scappare via. È vero anche, come argomenta qualcuno su Twitter, che Grillo e Casaleggio hanno scelto una via di mezzo che si può gestire con un minore impatto sull’opinione pubblica: usare i soldi pubblici meno visibili (il finanziamento pubblico ai gruppi parlamentari) e rinunciare a quelli più ingenti ma più difficili da gestire nel rapporto con militanti e detrattori (parte delle indennità di deputati e senatori e rimborsi vari), efficacemente devoluti con i vari “Restitution days”.

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Ma tutto questo clamore tra i fan e i critici intorno a queste cifre mi pare che non colga il vero punto dell’architettura che si intuisce dietro questo universo web. La miniera d’oro di Grillo è Casaleggio, se si vuole tentare una analisi più profonda, non è nella rendita pubblicitaria ma nell’acquisizione di una posizione dominante. Quei soldi del sito non sono un piccolo obolo di cui si può immaginare l’accantonamento per usi privati (solo credere Grillo e Casaleggio capaci di questo vuol dire non aver capito nulla dello loro strategia e dei loro fini), ma piuttosto il propulsore di un grande progetto, il combustibile che autarchicamente serve per far volare un razzo nello spazio. Il vero assalto al cielo della Casaleggio e associati, infatti è nel sistema delle testate e nel rapporto di condizionamenti della rete che sta radicando con una lavoro di lunga lena.
Se dovessi fare un raffronto, dunque, non lo farei con i parametri di redditività da bilancio di una piccola impresa, ma con l’investimento di marketing di prospettiva di un grande network. Quando Sansung apri la guerra a Apple, per esempio, scelse di ridurre a zero i profitti e le commissioni su chi aderiva alla sua piattaforma abbandonando l’Apple store (che aveva commissioni al 50%). Il ragionamento dei manager del colosso - poi rivelato di lungimirante - era che nel breve periodo la redditività indiretta alimentata dal traffico era sufficiente a garantire la sopravvivenza (proprio come nel caso di Casaleggio). Mentre nel lungo periodo, invece, l’apparente gratuità sarebbe stato il lubrificante necessario per garantire una posizione di primato.
Gianroberto Casaleggio

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Mi sembra che il sito di Grillo e i suoi collaterali informativi (tzetze.itlafucina.it) si trovino oggi in questa stessa fase evolutiva. Chiedersi quanto facciano guadagnare oggi è come domandarsi negli anni Quaranta “quante armate ha il Papa”. Molto più sensato è immaginare quanto faranno guadagnare (e soprattutto che egemonia eserciteranno), per esempio, tra tre o cinque anni se seguono la dinamica evolutiva di oggi. Il conflitto di interesse più sottile incontrato dal M5s nella sua ibridazione con la rete, quindi, non è economico, ma politico. La domanda non è quanti soldi produce il sito, ma quanti clic e quanti followers può far guadagnare al sistema mediatico grillino - per esempio - la polemica sul post di Auschwitz. E soprattutto domandarsi cosa cambia nella lingua comunicativa di un movimento che ha come primo obiettivo la creazione del consenso attraverso la crescita esponenziale del traffico, prima ancora che dei voti.

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