AGGIORNAMENTO DELLE 17,40 "Se domani si chiude il patto Berlusconi-Renzi che esclude tutti gli altri, la maggioranza finisce domani". Lo dice il deputato bersaniano Alfredo D'Attorre, parlando con i cronisti alla Camera
Ormai la diga si è aperta: se Matteo Renzi stringe un accordo con Silvio Berlusconi sulla legge elettorale, se se la intendono sul cosiddetto ‘Verdinum’ come viene chiamato il sistema spagnolo che risulterebbe da un’eventuale intesa tra il segretario e il Cavaliere, si apre la crisi di governo. Tertium non datur. La minaccia stringe d’assedio il segretario del Pd da ieri notte, quando gli è stata esposta da Enrico Letta nella cena a Palazzo Chigi, cena andata malissimo, servita solo ad aprire di fatto le ostilità. Stamane il sindaco ha avuto modo di parlarne con il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini e poi con il ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi di Ncd. Stesso mantra: “Se riabiliti Berlusconi, si sfascia la maggioranza”, i ‘piccoli’ Ncd, Scelta e Popolari per l’Italia aprirebbero di fatto la crisi, con la nemmeno tanto subdola minaccia di un ritorno al voto col proporzionale, l’attuale sistema consegnato dalla Consulta. Ma Renzi resta convinto della necessità di andare avanti sulla strada del dialogo con Berlusconi, continua a preparare il fatidico incontro con il Cavaliere. Colloquio che, secondo alcune voci girate in mattinata, avrebbe potuto tenersi anche a Milano in serata, in quanto Renzi sarà in città perché ospite della trasmissione di Daria Bignardi, ‘Le invasioni barbariche’, che viene trasmessa dagli studi milanesi di La7. Ma dalle ultime informazioni pare che il colloquio con Berlusconi si tenga domani pomeriggio.
La nota diffusa stamattina dal Nuovo Centrodestra di Alfano, Scelta Civica e Popolari per l’Italia certifica il fatto che la cena di ieri a Palazzo Chigi è andata malissimo. "Attento che vai a sbattere", è l'avvertimento di Letta a Renzi. Dove quel "sbattere" è riferito alla scivolosa strada dell'intesa con Berlusconi, interlocutore inaffidabile per Palazzo Chigi. Di più. La nota dei 'piccoli' conferma che nemmeno gli incontri di oggi tra Renzi e Franceschini e poi con Lupi abbiano risolto granché. Situazione invariata, ferma al tornante più pericoloso nella breve vita del governo Letta. “I gruppi parlamentari del Nuovo centro destra, di Scelta civica e dei Popolari per l'italia, in ordine alle consultazioni che il segretario del Pd ha avviato sulla riforma della legge elettorale con tutte le forze politiche e in particolare con quelle di opposizione, ritengono urgente un incontro di maggioranza per evitare che il sottile equilibrio su cui si regge il Governo, anche per le tensioni interne al Pd stesso, provochi una crisi di Governo al buio", recita la nota. In calce, le firme di Enrico Costa, Maurizio Sacconi, Andrea Romano, Gianluca Susta, Lorenzo Dellai, Lucio Romano.
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Dove si incontreranno Renzi e Berlusconi?
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Sostanzialmente il messaggio che da Palazzo Chigi recapitano a Renzi è che la maggioranza non reggerebbe un accordo con Berlusconi. Sia perché significherebbe “riabilitare il Cavaliere pregiudicato”, ma soprattutto perché si è capito che l’intesa sarebbe basata sul sistema ispanico, che di fatto ammazza i piccoli partiti. E’ da qui che arriva la levata di scudi. E’ il terrore di scomparire che spinge i piccoli alla fronda comune, anche a costo di far cadere il governo e tornare al voto con questo sistema: proporzionale puro con una preferenza. Per Renzi sarebbe “un ritorno all’inciucio della prima repubblica, le larghe intese a vita o peggio l’ingovernabilità assoluta”. Lo ha spiegato ieri alla direzione Pd, fermo nell'intenzione di combattere il "potere di veto dei piccoli partiti", mettendo a fuoco il "derby in corso", che non è tra sostenitori dei vari sistemi proposti. Bensì tra proporzionalisti e maggioritari: "e il mio Pd sta nel secondo gruppo".
Ecco perché è deciso ad andare avanti e stringere con Berlusconi su un pacchetto che oltre all’ispanico comprenda l’abolizione del Senato e la riforma del Titolo V della Costituzione (più poteri alle Regioni). Ma a questo punto, se davvero i piccoli si spingono fino ad aprire una crisi di governo, il piano può saltare. Si aprirebbe la strada per il voto anticipato col proporzionale. Oppure un governo di scopo con l’appoggio di Berlusconi, di difficilissima se non impossibile composizione. Tutto da vedere. Ma davanti c'è un bivio. Secco: tertium non datur.
Matteo Renzi: la fotostory
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Ansa
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