Cécile Kyenge, La Padania che la segue e i nuovi sceriffi fai-da-te
di Valentina Spotti - 14/01/2014 - Sul quotidiano leghista viene pubblicata l'agenda del Ministro, con ovvie finalità. E nasce una nuova moda pericolosa: quella della giustizia prêt-à-porter
Si chiama «Qui Kyenge» ed è la nuova rubrica del quotidiano leghista La Padania dedicata al ministro dell’Integrazione Cécile Kyenge.
L’AGENDA DEL MINISTRO - Come per «Qui Lega», la rubrica «Qui Kyenge» pubblicherà di volta in volta l’agenda istituzionale degli impegno pubblici del ministro Kyenge: «I nostri lettori hanno visto che in questi nove mesi Kyenge non ha prodotto alcun provvedimento in Consiglio dei ministri e in Parlamento – spiega la direttrice del quotidiano del Carroccio, Aurora Lussana- Sono nove mesi che fa pellegrinaggio filo-immigrazionista in lungo e in largo per l’Italia e i nostri lettori vogliono essere informati sulle sue iniziative».
ISTIGAZIONE ALLA PROTESTA? - La rubrica del quotidiano della Lega non può che far discutere, perché può essere facilmente percepita come una «istigazione alla protesta» contro il ministro più osteggiato dal Carroccio e dai suoi sostenitori, un po’ come è accaduto sabato scorso a Brescia, quando la Kyenge è stata duramente contestata da alcuni militanti leghisti e di Fratelli d’Italia, mentre il ministro era impegnato in una tavola rotonda sul tema dell’immigrazione nella città lombarda. In opposizione ai contestatori, poi, era arrivato un gruppo di immigrati che hanno manifestato in segno di solidarietà con Cécile Kyenge: la tensione, altissima, è stata contenuta solo dall’intervento delle forze dell’ordine. Lussana, però replica: «Si tratta dell’elenco dei suoi appuntamenti pubblici, pubblicati sul portale del ministero: noi facciamo informazione sull’attività dei membri del governo. I nostri lettori vogliono sapere dove Kyenge si reca per ascoltare i suoi annunci e le sue chiacchiere: è giusto informarli».
IL PD: «AI LIMITI DELL’INTIMIDAZIONE» - Immediata la reazione del Partito Democratico, che definisce «gravissima» la decisione de La Padania di pubblicare l’agenda del ministro: «La decisione del quotidiano leghista ‘La Padania’ di pubblicare in una rubrica fissa gli appuntamenti del ministro Kyenge è gravissima, ai limiti dell’intimidazione – hanno affermato Mauro Del Barba eRoberto Cociancich - Prima di verificare altre strade, chiediamo alla Lega di intervenire sul proprio giornale di partito».
«CONTRO KYENGE POLEMICA RAZZISTA» - I due senatori democratici temono che la rubrica de La Padania possa dare il la a nuove dure contestazioni contro il ministro: «Le manifestazioni di piazza organizzate, non a caso, a braccetto con Forza Nuova stanno degenerando – sottolineano i due senatori – Contro il ministro è in atto una polemica che non esistiamo a definire di stampo razzista. Il Pd, come ha recentemente detto il segretario Renzi, farà di tutto per approvare una legge sullo ius soli».
LA «NEGRITUDINE» DI CÉCILE KYENGE - In mattinata, Massimo Bitonci, capogruppo della Lega Nord in Senato, aveva definito il ministro Kyenge come «non qualificata» per affrontare la questione delle quote riservate agli immigrati e dell’abolizione del reato di clandestinità: «La Kyenge non sa cos’è l’integrazione, non sa niente di niente, vuole favorire la negritudine come in Francia, ma noi possiamo farne a meno» – ha detto il senatore, annunciando l’opposizione della Lega nei confronti del provvedimento sul reato di clandestinità.
I NUOVI SCERIFFI FAI-DA-TE - Anche la Padania si va a inserire in quel nuovo fenomeno tutto italiano della giustizia (o almeno, quella che si ritiene tale) fai-da-te. Fenomeno odioso che è tornato in auge quando gli “animalisti” o chi per loro, nei giorni scorsi affissero dei manifesti con nomi, cognomi, indirizzi e numeri di telefono dei professori “rei” di fare sperimentazione animale. L’invito, nemmeno troppo sotteso, era ovviamente quello di “perseguitarli” in un certo senso, far loro sapere cosa si pensasse del loro operato. Ma qui non stiamo parlando di criminali di guerra.
I NO TAV - Lo stesso è emerso oggi nei confronti del giornalista Massimo Numa, pedinato e spiato, con tanto di video online nel quale vengono pubblicati immagini dei suoi spostamenti, i suoi dati privati – compresi numero di telefono, targhe di automobili, indirizzo di casa – e si incita a fargli “visita”. Secondo gli investigatori, un episodio che sembra quasi la «premessa di un agguato in via di pianificazione». Un agguato, o una semplice incitazione, che ancora va nel senso di “farsi giustizia da soli”. Ma il dramma di entrambi i casi è che non si parla di nessuna giustizia, semmai di quello che piace a noi contro quello che piace a te, il che comprenderete, è del tutto diverso.
LA PADANIA E LA KYENGE - Così ora questa novità della Padania rischia di spingere quelli che “odiano” la Kyenge (la quale ricordiamo è la protagonista assoluta dei sogni degli spaccia-bufale razzisti italiani, con ovvie conseguenze) a seguirla per “farle sapere cosa pensano del suo operato”, sia questo vero o presunto. Con tutto ciò che ne consegue. Che sia questa o meno la finalità della Padania purtroppo c’entra poco, il punto è che la moda sembra essersi ormai avviata. Una moda pericolosissima.
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