Landini rottama le liturgie Cgil e lancia la disobbedienza anti-Camusso
Il segretario della Fiom ieri ha sfidato nel direttivo della Cgil la segretaria generale. Cremaschi: «Una cosa mai vista»
Su un punto sono tutti d’accordo: una cosa così non si era mai vista. Maurizio Landini ieri ha preso la parola nel direttivo della Cgil e ha sfidato apertamente il segretario Susanna Camusso, infrangendo la tradizionale liturgia sindacale con una franchezza che ha lasciato stupefatto anche il duro e puro Giorgio Cremaschi, che a Europa confessa: «È la prima volta che il segretario della Fiom dissente in maniera tale dal vertice della Cgil».
La frattura tra Landini e Camusso si è aperta intorno all’accordo sulla rappresentanza firmato dalla segretaria insieme a Cisl, Uil e Confindustria e contestato dalla Fiom, che ieri ha chiesto di ritirare la firma. La linea Camusso ha vinto, come era prevedibile, con 95 voti contro 13. Ma il voto del direttivo anziché chiudere la questione ne ha scoperchiata una ancora più grande. Landini, infatti, ha detto che la Fiom non riconosce quell’accordo e che non lo applicherà, disobbedendo alla linea della segreteria Cgil e non «escludendo nessuna azione» contro l’intesa (tranne quella, estrema, di uscire dalla confederazione sindacale).
La contromossa Fiom più probabile è quella di far discutere l’accordo ai metalmeccanici e sottoporlo poi al voto, rafforzando così il dissenso verso la Camusso con il sovrappiù di una legittimazione democratica. Perché è proprio su questo punto che Landini insiste, «la crisi democratica della Cgil».
E così oltre a infrangere i riti tradizionali del sindacato (chi si chiede quale sia il tratto che più accomuna Landini a Renzi è proprio qui che deve guardare), la disobbedienza del segretario della Fiom fa deflagrare il patto di maggioranza che si era costituito intorno alla mozione unitaria firmata sia da Landini sia da Camusso per il congresso cigiellino. Quella maggioranza, oggi, non c’è più. La Fiom promette di condurre la sua battaglia sino in fondo, portandola alle estreme conseguenze nelle assise del 6, 7 e 8 maggio, dove ogni emendamento sarà un’occasione per mettere in difficoltà la segreteria.
«Defezioni nelle altre strutture della Cgil al momento non ce ne sono, tutte sono strette intorno a Camusso», assicura Cremaschi – firmatario della mozione di minoranza, “Il sindacato è un’altra cosa” –, «ma il malumore è vistoso e questo passaggio sancisce l’esplosione della crisi della Cgil». Nicola Nicolosi, della segreteria, ha ammesso che c’è «un problema di democrazia». Mentre a Firenze il segretario della Fiom Daniele Calosi, l’uomo che ha promosso l’incontro tra Landini e Renzi, fino a poco fa vicino a Camusso, si è schierato con Landini. Ed è una sponda, questa del segretario Pd, che ora può diventare il vero jolly di Landini: se il sindaco di Firenze farà approvare la legge sulla rappresentanza, come ha promesso, la Fiom farà scacco matto. E anche questa sarebbe cosa mai vista.
Nessun commento:
Posta un commento