lunedì 7 ottobre 2013

Il vero grande problema del nostro paese: la corruzione. Se non cambiamo la mentalità degli italiani il nostro paese è destinato a morire.


SCANDALO APPALTI

Molfetta: presunta maxitruffa da 150 mln

Porto fantasma: 60 indagati, tra cui l'ex sindaco Azzollini (Pdl) e 2 arresti. Per i pm il Comune frodava lo Stato.

L'area destinata al nuovo porto commerciale di Molfetta è stata sottoposta a sequestro nell'ambito dell'inchiesta sulla presunta maxitruffa da 150 milioni, per la quale sono stati arrestati un funzionario e un imprenditore. Risultano indagate, a vario titolo, oltre 60 persone tra cui ex amministratori e imprenditori.
Nella lista c'è anche il presidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama, il senatore del Popolo della libertà Antonio Azzollini, per molti anni sindaco della cittadina del Barese («Uomo di adamantina e riconosciuta onestà che dimostrerà la sua totale estraneità», si è subito affrettato a dire Renato Schifani).
Le accuse vanno dall'associazione per delinquere e truffa ai danni dello Stato fino all'abuso d'ufficio, frode in pubbliche forniture, attentato alla sicurezza dei trasporti marittimi e reati ambientali.
FIUME DI DENARO PUBBLICO. Le indagini, coordinate dalla procura di Trani, hanno accertato che per la realizzazione della diga foranea e del nuovo porto commerciale di Molfetta è stato veicolato in favore del Comune, all'epoca dei fatti guidato da Azzollini, un ingente 'fiume' di danaro pubblico: oltre 147 milioni di euro, 82 milioni dei quali finora ottenuti dall'ente comunale, a fronte di un costo iniziale previsto in 72 milioni di euro.
ORDIGNI BELLICI D'OSTACOLO. L'opera (appaltata nell'aprile del 2007 con consegna lavori nel marzo 2008) non solo non è stata ancora realizzata a causa della presenza sul fondale antistante il porto di migliaia di ordigni bellici, ma non c'è neppure la possibilità che i lavori possano concludersi nei termini previsti dal contratto di appalto assegnato ad un'Ati (Associazione temporanea d'imprese) composta da tre grandi aziende italiane: Cmc (capofila), Sidra e Impresa Cidonio.
«IL COMUNE SAPEVA E MENTIVA». Secondo l'accusa, dal Comune di Molfetta, pur sapendo dal 2005 (circa due anni prima dell'affidamento dell'appalto) che i fondali interessati dai lavori erano impraticabili per la presenza degli ordigni, hanno attestato falsamente che l'area sottomarina fosse accessibile.
In questo modo si è consentita illegittimamente la sopravvivenza dell'appalto e l'arrivo di nuovi fondi pubblici, sono state fatte perizie di variante ed è stata stipulata nel febbraio 2010 una transazione da 7,8 milioni di euro con l'Ati appaltatrice.
«SOLDI USATI PER EVITARE IL DEFAULT». Gran parte dei soldi è stata destinata negli anni scorsi - secondo la procura di Trani - dal Comune per alterare le poste di bilancio per fare apparire in pareggio il consuntivo comunale, per adempiere formalmente al patto di stabilità e per evitare il rischio di default finanziario.
Due gli arrestati: sono l'ex dirigente comunale ai lavori pubblici, Vincenzo Balducci, e il procuratore speciale della Cmc di Ravenna (azienda che si è aggiudicata l'appalto) e direttore del cantiere, Giorgio Calderoni.
MAQUILLAGE DEI CONTI PUBBLICI. In sostanza - secondo le indagini - le precedenti amministrazioni comunali hanno compiuto un'operazione di maquillage dei conti pubblici proprio grazie all'ingente fiume di danaro pubblico destinato alla costruzione del porto. Le somme destinate all'infrastruttura marittima sono state anche impiegate per pagare i fornitori, dare incentivi al personale e pagare le spese correnti.
Lunedì, 07 Ottobre 2013

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