domenica 6 ottobre 2013

Le persone geniali sanno rischiare e inseguono visioni. Gli uomini di potere italiani sono talmente mediocri che non riescono a leggere neanche il presente.


A distanza di anni, il racconto

“Quando Jobs lanciò l’iPhone, il prototipo non andava”

La nascita del telefono Apple raccontata da un componente del team Apple: litigi, problemi e ritardi
Steve Jobs durante la presentazione dell’iPhone (Afp)
Cosa si cela dietro al lancio di un prodotto in grado di cambiare la storia della tecnologia?
Eccitazione e soddisfazione, ma anche ansia, rabbia, frustrazione. E la capacità di avere una visione lungimirante, anche se questo significa investire una quantità impressionante di soldi. In un interessante articolo pubblicato due giorni fa dal New York Times, intitolato «E poi Steve disse “Sia fatto l’iPhone”», Fred Vogelstein racconta la storia che si cela dietro la produzione del prodotto che più di tutti ha cambiato, negli ultimi anni, il nostro rapporto con la tecnologia, influendo direttamente sulla nostra vita e sui nostri comportamenti quotidiani.
L'articolo comincia raccontando il viaggio di Andy Grignon, senior engineer di Apple, da Campbell a San Francisco, l’8 gennaio 2007. Quello in procinto di cominciare nella città californiana, quel giorno, era un evento preparato nei minimi dettagli e tenuto nella massima segretezza: la presentazione del primo iPhone. Grignon era terrorizzato. Fino al giorno precedente, l’iPhone aveva dato problemi: si spegneva da solo, perdeva la connessione ad internet, si bloccava. Nonostante cinque giorni consecutivi di prove, la presentazione non sembrava in grado di arrivare a conclusione senza intoppi.
Egualmente stressanti erano stati i mesi che avevano condotto alla messa a punto del primo vero smartphone della storia. Le deadline imposte da Steve Jobs, racconta Vogelstein sul New York Times, «erano così intense che discussioni normalissime potevano improvvisamente degenerare in battaglie urlate». Al giornalista, Grignon ha raccontato anche alcuni retroscena divertenti, come quella volta in cui il capo del personale Kim Vorrath «sbatté la porta del proprio ufficio con tanta forza che questa si bloccò e la chiuse all’interno, e i colleghi impiegarono più di un’ora per tirarla fuori».
Oggi l’iPhone è arrivato alla sua quinta versione, dimostrando di avere la forza necessaria per sopravvivere alla morte del suo creatore, Steve Jobs. Lo stesso Jobs che, ricorda l’articolo del New York Times, ebbe dalla sua talento e fortuna: «Decidere di svelare il primo modello in quel momento fu una scommessa», racconta Vogelstein. «Non solo Jobs stava introducendo un nuovo tipo di telefono, ma lo stava facendo con un prototipo a malapena funzionante». Tanti ancora i difetti da correggere, mentre restava ancora da definire l’intera filiera di produzione. Fu un azzardo, dunque. Ma la storia sorrise a Jobs e a Apple, decidendo di non interferire con il lancio del nuovo prodotto.
Forse Jobs sentiva di essere arrivato alla fine di un percorso dispendioso, a livello fisico ed economico, e sapeva che aspettare avrebbe potuto complicare le cose, o bruciare il vantaggio accumulato sulla concorrenza. 150 milioni di dollari erano già stati investiti nello sviluppo dello smartphone, una cifra considerevole, che già denotava quanto l’azienda di Cupertino puntasse sul suo innovativo telefono. Tante e ardue furono le sfide tecnologiche dietro alla grande invenzione: sperimentare un touch screen in grado di lavorare con più dita, ideare tecnicamente e concettualmente le “app”, costruire un sistema operativo apposito, garantire l’integrazione di diversi device e strumenti (iPod, macchina fotografica, internet) sullo stesso supporto senza inficiarne la qualità delle prestazioni.
Come andò a finire, lo sappiamo fin troppo bene. L’iPhone fu un enorme successo, così come la sua presentazione. Un’eco planetaria diffuse la notizia dell’invenzione di Apple ai quattro angoli del mondo, dopo mesi in cui un team composto da poche centinaia di ingegneri ebbe lavorato senza sosta (le ore lavorative medie settimanali a Cupertino in quel periodo erano più di 80) costretto al più totale silenzio riguardo al progetto in cantiere, per non rischiare di bruciare il rivoluzionario apparecchio prima della sua presentazione ufficiale. Ancora oggi Apple, nonostante debba fare i conti con il successo di Android, il sistema operativo lanciato da Google nel 2010 e diventato padrone di larga parte del mercato degli smartphone, benedice quell’8 gennaio 2007.
La presentazione integrale di iPhone, tenuta da Steve Jobs nel gennaio 2007.




Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/primo-iphone-retroscena#ixzz2gyd4Lr9r

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