Casa in affitto, Milanese vuole essere risarcito da Tremonti
Quell'appartamento di via di Campomarzio affittato per ospitare Giulio Tremonti gli ha procurato tanti problemi ed ora Marco Milanese, ex deputato Pdl, chiede il conto all'ex ministro, del quale è stato consigliere politico: 174 mila euro. In caso di mancata soddisfazione l'ex deputato non esiterebbe a rivolgersi al tribunale civile.
La richiesta è stata fatta in via epistolare e Milanese è in attesa di risposta. La rivendicazione dell' ex deputato è basata sui canoni di affitto versati dopo la stipula del contratto con il Pio Sodalizio dei Piceni, proprietario dell'immobile, l'1 febbraio 2009.
L'accordo prevedeva il pagamento del canone di 8.500 euro mensili a partire dal luglio 2010 in considerazione dei lavori di manutenzione a carico del locatario. Milanese, secondo i calcoli del suo entourage, ha provveduto al pagamento del canone dal luglio 2010 al luglio 2011, ricevendo da Tremonti 4.000 euro mensili, mentre da luglio 2011 fino ad aprile 2012 ha pagato l'intero canone. Non avendo alcun interesse al proseguimento
della locazione ed in considerazione del mutamento dei rapporti personali e professionali con Tremonti, Milanese ha risolto il contratto di locazione dall'1 maggio 2012 previa corresponsione alla proprietà, a titolo transattivo, 25 mila euro. Il totale, per Milanese, delle somme sborsate è di 174.819 mila euro ed è questa la cifra che ora chiede a Tremonti.
L'ex ministro, che per l'appartamento di via di Campomarzio è indagato dalla procura di Roma per finanziamento illecito di parlamentare in relazione alla ristrutturazione gratuita
dell'immobile da parte dell'imprenditore Angelo Proietti, indagato a sua volta con Milanese, ha lasciato la casa nell'estate del 2011. A parlare del trasloco, avvenuto la notte
tra il 26 ed il 27 luglio, era stato il portiere dello stabile, sentito come testimone dalla procura di Napoli nell'ambito dell'inchiesta sulle attività di Milanese.
La richiesta è stata fatta in via epistolare e Milanese è in attesa di risposta. La rivendicazione dell' ex deputato è basata sui canoni di affitto versati dopo la stipula del contratto con il Pio Sodalizio dei Piceni, proprietario dell'immobile, l'1 febbraio 2009.
L'accordo prevedeva il pagamento del canone di 8.500 euro mensili a partire dal luglio 2010 in considerazione dei lavori di manutenzione a carico del locatario. Milanese, secondo i calcoli del suo entourage, ha provveduto al pagamento del canone dal luglio 2010 al luglio 2011, ricevendo da Tremonti 4.000 euro mensili, mentre da luglio 2011 fino ad aprile 2012 ha pagato l'intero canone. Non avendo alcun interesse al proseguimento
della locazione ed in considerazione del mutamento dei rapporti personali e professionali con Tremonti, Milanese ha risolto il contratto di locazione dall'1 maggio 2012 previa corresponsione alla proprietà, a titolo transattivo, 25 mila euro. Il totale, per Milanese, delle somme sborsate è di 174.819 mila euro ed è questa la cifra che ora chiede a Tremonti.
L'ex ministro, che per l'appartamento di via di Campomarzio è indagato dalla procura di Roma per finanziamento illecito di parlamentare in relazione alla ristrutturazione gratuita
dell'immobile da parte dell'imprenditore Angelo Proietti, indagato a sua volta con Milanese, ha lasciato la casa nell'estate del 2011. A parlare del trasloco, avvenuto la notte
tra il 26 ed il 27 luglio, era stato il portiere dello stabile, sentito come testimone dalla procura di Napoli nell'ambito dell'inchiesta sulle attività di Milanese.
Un rapporto molto stretto, quello tra Milanese e Tremonti. Il primo, infatti, è stato per anni consigliere politico del ministro dell'Economia. Il quale è stato indagato in relazione alla ristrutturazione gratuita dell’appartamento di via del Campo Marzio, a pochi passi dal Parlamento, affittato appunto da Milanese e abitato, fino all’estate del 2011, dall’allora titolare del dicastero dell’Economia. L'indagine fa parte di uno dei filoni dell’inchiesta napoletana, finito nella capitale per competenza territoriale, sulla cosiddetta “P4″, partita dai controlli svolti sull’attività di Milanese. Il 22 settembre del 2011 la Camera dei Deputati a scrutinio segreto nega l'autorizzazione ad eseguire misure cautelari nei confronti del deputato Milanese con 306 si 312 no e nessun astenuto.
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