"Per me Prodi o Zagrebelsky sarebbero perfetti per il Quirinale, sono persone di grande competenza, valore, molto stimate e non estranee alla politica". Questa è l'opinione di Gene Gnocchi, presentatore e comico televisivo, sul prossimo Presidente della Repubblica. In occasione della pubblicazione del suo nuovo libro (Il gene dello sport, ed. Bompiani) abbiamo sentito l'artista originario di Fidenza sui temi caldi della politica e sulla possibilità di eleggere, per la prima volta, una donna al Quirinale: "Su Emma Bonino, che sembra raccogliere molti consensi, sono più scettico, non perché si tratti di una donna, ma perché ha abbracciato anche battaglie palesemente di destra e non l'ho mai vista con un occhio particolarmente favorevole".
In Italia ultimamente alcuni politici fanno esternazioni che si potrebbero definire comiche e i comici entrano in politica, come ha fatto Grillo. Lei che è un uomo di spettacolo, cosa ne pensa? Scenderà in campo anche lei?
Credo che oggi ci sia un'esposizione mediatica diversa che rende incredibilmente amplificata la presenza dei politici: se per tutta la giornata, ad esempio, senti Gasparri che dice la stessa cosa, alla fine non è più Gasparri che la dice ma la sua macchietta. Questo fa si che tutto diventi un po' improbabile. E poi i politici tendono a condire l'eloquio con delle frasi simpatiche perché hanno paura della serietà, ma è importante essere seri e questa contaminazione di linguaggi impedisce di capire, non fa arrivare i discorsi in modo diretto. Per quanto riguarda Grillo, questo approccio politico l'ha preparato da tempo nei suoi spettacoli affrontando all'inizio temi civili, come l'ambiente. Se dici una serie di cose che colpiscono nel segno è quasi inevitabile poi diventare depositario di alcune verità, o almeno pensare di esserlo. Quanto a me, non mi interessa entrare in politica...non mi diverte e non ne sono capace.
Parlando di capacità "politica", una delle critiche più frequenti al M5s è quella della mancanza di competenza di parte degli eletti su temi specifici; lei che ne pensa? 
Penso che andrebbe dimostrato, io ho la prova di Parma e posso dire che Pizzarotti annaspa un po' nel buio, si sapeva che l'eredità era pesante ma è come se si fossero sottovalutati taluni aspetti. Non lo so se trasportato a livello nazionale i risultati sarebbero gli stessi, vorrei metterli a prova e vedere cosa fanno perché un politico deve anche dare delle soluzioni e talvolta devono essere compromissorie. Quello del M5s è un percorso per certi versi affascinante perché dichiarano di voler abbattere tutti i partiti e di voler cambiare completamente la politica italiana, però poi nelle formulazioni, nell'eloquio ti rendi conto che non c'è nulla di nuovo e se vuoi portare un vento di cambiamento devi farlo anche a livello semantico.
Andando in casa Pd, lo scontro tra Bersani e Renzi è sempre più duro e c'è il rischio di una scissione. Lei con chi sta?
Io credo che questo atteggiamento la dica lunga sull'impossibilità per il Pd di avere una linea vincente. Io non ci vedo niente di male nel fatto che Bersani voglia sentire il Pdl sul nome del Presidente della Repubblica, come è giusto che senta anche le altre forze politiche. Però per me è importante che sia ben chiaro che con il Pdl non si fa un governassimo, perché i loro punti programmatici sono l'antitesi del cambiamento che dovrebbe proporre il Pd. Credo che Bersani a riguardo sia stato chiaro, se poi qualcuno vuole cavalcare altre correnti è libero di farlo, basta che si prenda la responsabilità di dire che se ne va e che spieghi i motivi. Ad oggi sento dire solo che bisogna fare in fretta, invece c'è da fare bene, non presto. Non si può usare il pretesto della mancata elezione a grande elettore per la scelta del Presidente per far polemica: se hai delle prove delle telefonate bene, ma questo dire e non dire non ha senso.
Il 17 aprile esce il suo nuovo libro, Il gene dello sport, di che si tratta?
Ho raccolto le lettere arrivate negli anni alla redazione di Sportweek, dove dal 2003 ho una rubrica chiamata Il Rompipallone, in cui mi venivano rivolte le domande più disparate, dai risvolti psicologici di un calciatore che tira un rigore alle regole dello squash o del carling. Devo dire che è venuto fuori un libro molto comico.
Una tra le lettere più divertenti?
Ce ne sono tante, ad esempio la mia filosofia della mezza maratona...o perché non esiste il bob a uno.
Parlando di calcio, la sua grande passione, si può affermare che il calcio oggi sia una metafora della politica con i presidenti dei club che appaiono "personaggi" tanto quanto i politici?
Il calcio è diventato un business, un'azienda, ha completamente abbandonato - a parte nell'esperienza del fruitore medio - ogni aspetto sentimentale...tutti ragionano in un'ottica economica. Il parallelo che si può fare è che una volta il politico faceva il suo lavoro per passione, così come il presidente di una squadra, oggi lo fanno solo per il guadagno.
Quindi il prossimo passo per Grillo è l'acquisto di una squadra?
Si, ma all'estero.