Grillo contro il Pd: “Vuole togliere il ballottaggio per paura”. Ma il M5S aveva votato per abolirlo
I grillini avevano appoggiato l’emendamento-Lauricella, a differenza del gruppo dem
ANSA
04/11/2015
ILARIO LOMBARDO
ROMA
«Li abbiamo stanati». Giuseppe Lauricella gongola in Transatlantico, chiede a un collega di aprire sullo smartphone il blog di Beppe Grillo. Gli hanno appena riferito che il comico ha pubblicato un post contro di lui. O meglio: contro la sua proposta di legge che elimina il ballottaggio dall’Italicum per evitare, come il deputato Pd scrive nella sua relazione al ddl, «l’effetto Parma», la città in cui il grillino Federico Pizzarotti vinse al secondo turno contro il centrosinistra.
Lunedì un sondaggio Emg per il TgLa7 ha registrato per la prima volta la vittoria dei 5 Stelle in un eventuale doppio turno con il Pd. Il video è a corredo del post. Il causa-effetto tra i risultati virtuali e la proposta di Lauricella è immediata per Grillo: «Senza pudore il Pd si è inventato la clausola anti-M5S per evitare di farci vincere le elezioni». Ma il Pd ha paura o è proprio terrorizzato?, twitta poi, velenoso, il leader del M5S. I pentastellati sono infuriati ma un po’ godono anche della considerazione del momento.
Il pantano romano del Pd li convince della vittoria. Grillo apre le danze, gli altri seguono. Roberto Fico accusa: «Cambiano le regole per paura di perdere». Luigi Di Maio rincara: «Lauricella fa il lavoro sporco ma il mandante è Palazzo Chigi». In realtà, Matteo Renzi durante l’assemblea di ieri ha detto di non essere d’accordo con Lauricella, ma ha aggiunto: «I 5 stelle fanno ridere, perché difendono l’Italicum che hanno sempre attaccato». Prima, a nome del Pd, ci aveva pensato il capogruppo Ettore Rosato a liquidare il collega così: «Stia sereno, l’Italicum non si cambia. E noi vinciamo anche con questa riforma».
Al M5S non basta. Lauricella propone di dare il premio di maggioranza soltanto nel caso in cui una lista superi il 40% dei consensi. Se nessuno oltrepassa questa soglia, resta il proporzionale puro con sbarramento al 3% e si fa un governo di coalizione. Come in Germania. Per Grillo è la prova che «l’unico obbiettivo del Pd è impedire al M5S di andare al governo. E lo fa come i bari, cambiando la legge elettorale». Nel Pd però c’è chi si ricorda che questa era una soluzione che Lauricella proponeva già da un po’. «Nessun trabocchetto» spiega lui allargando il ghigno di chi sta per rivelartene un’altra. E in effetti, Lauricella sfodera un nuovo documento. E’ il resoconto della seduta d’aula del 19 gennaio 2015. Quel giorno si vota la riforma costituzionale. Lauricella, cocciuto, presenta un emendamento che introdurrebbe in Costituzione una norma per definire i limiti al sistema elettorale. Uno di questi è l’assegnazione del premio di maggioranza in un turno unico di votazione. Il doppio turno verrebbe vietato. Il Pd vota contro. Chi vota invece a favore? Il M5S.
E’ Danilo Toninelli a prendere la parola: «Inserire questo emendamento significa porre dei paletti a questa deriva autoritaria ovverosia, innanzitutto, eliminare quel ballottaggio che porta una sola persona al comando su tutto e su tutti». «Capito? – si illumina Lauricella – Sono caduti in contraddizione. Mi condannano per una proposta su cui mi avevano già sostenuto. Io voglio evitare il rischio che una lista che al primo turno ottiene il 17%, al ballottaggio possa vincere con il 55% dei seggi. E loro erano d’accordo». Poi, il deputato Pd si apparta con i due 5 Stelle Alessandro Di Battista e Alfonso Bonafede, che gli chiedono spiegazioni: «Ma perché hai parlato di Parma? – gli dicono - Sai che per noi è un po’ come Firenze per voi del Pd». «Firenze? – risponde Lauricella – Per me conta solo Palermo».
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