Bersani: “Chi se ne va sbaglia, senza Pd addio sinistra. Nella manovra errori ma anche del buono”
L’ex segretario prende le distanze dalla mini-scissione. Ma incalza il leader: “Darsi un profilo è importantissimo, non ci si rafforza pescando qua e là”
ROMA. Dopo molto tempo l'ex segretario Pier Luigi Bersani torna a parlare. Nel frattempo ha consegnato pillole del suo pensiero ipercritico con il premier: copia Berlusconi, l'abolizione della Tasi è contro la Costituzione, il Pd isolato e inconsistente. Insofferenza palpabile. Se ne sono anche andati via Fassina e D'Attorre, bersaniani in purezza. Come l'avvisaglia di qualcosa di più grosso.
Ecco, premette Bersani, non è così. "Se io resto nel Pd non lo faccio perché ho una nostalgica passionaccia per la ditta, per motivi sentimentali. Lo faccio perché senza il Pd il centrosinistra non esiste, perciò mi chiedo come fanno altri a pensare di costruirlo fuori dal Pd. La mia idea d'Italia sta qui. E se gli elettori abbandoneranno il partito, temo sia più facile che finiscano nelle braccia di Grillo piuttosto che in quelle di una sinistra che non è nel Pd".
Della manovra Bersani dice che non è il male assoluto. Ci sono cose "positive" e altre negative, a cominciare dal "balletto diplomatico e un po' ipocrita sulla sanità pubblica: duecento milioni sono tagli agli sprechi, dodici miliardi in tre anni sono il colpo di grazia, sparirebbe. Davanti alla salute per me non c'è nè ricco nè povero. Se un pensionato viene costretto a pagarsi la risonanza magnetica spende l'equivalente di due Tasi".
Il premier però spiega: non condanno il Pd al suicidio, la sinistra deve abbassare le tasse. La minoranza è il partito delle tasse?
"Chi sa leggere la manovra, dalla Corte dei conti a Bankitalia all'ufficio parlamentare del bilancio, esprime garbatamente una preoccupazione: oggi si fa una scommessa ardita ma dal 2017 può essere rimesso in discussione il percorso di risanamento. Allora, se vogliamo discutere sul serio, esiste un solo modo per mettere in sicurezza i conti: prendere, nel 2016, almeno un pezzo del programma antievasione proposto dal Nens. Solo così, tra clausole di salvaguardia, sovrastima dei tagli e andamento del deficit, proteggi i conti pubblici".
La crescita non basta?
"La crescita c'è, anche se a livello embrionale. Non basta dire: ho portato il bel tempo. Sa che fa la gente quando c'è il sole? Esce, si muove, si mette in libertà, va un po' dove gli pare. Occorre togliere gli impedimenti alla crescita. Si fa con investimenti pubblici e privati, il lavoro viene solo da lì. L'altro aspetto è la disuguaglianza, quella impedisce la crescita vera. In Parlamento, adesso, rafforziamo ciò che c'è di buono e correggiamo ciò che è sbagliato".
La minoranza non rischia la sindrome del can che abbaia non morde? In fondo l'uscita di D'Attorre e Fassina si spiega anche così.
"Riconosco che la nostra posizione debba essere più netta, più visibile ma credo che l'alternativa noi dobbiamo costruirla nel Pd. Non sarò io, ovviamente. Sarà un altro e vedremo chi. Ma ho anche qualcosa da dire a quelli che se ne vanno".
Cosa?
"Loro escono dicendo che vogliono costruire un nuovo centrosinistra. Ma dove? Senza il Pd il centrosinistra non lo fai
più. Se il Pd fosse irrecuperabile, quella prospettiva verrebbe cancellata, punto. E se è così la nostra gente va prima da Grillo che nella sinistra nascente".
Ecco, premette Bersani, non è così. "Se io resto nel Pd non lo faccio perché ho una nostalgica passionaccia per la ditta, per motivi sentimentali. Lo faccio perché senza il Pd il centrosinistra non esiste, perciò mi chiedo come fanno altri a pensare di costruirlo fuori dal Pd. La mia idea d'Italia sta qui. E se gli elettori abbandoneranno il partito, temo sia più facile che finiscano nelle braccia di Grillo piuttosto che in quelle di una sinistra che non è nel Pd".
Della manovra Bersani dice che non è il male assoluto. Ci sono cose "positive" e altre negative, a cominciare dal "balletto diplomatico e un po' ipocrita sulla sanità pubblica: duecento milioni sono tagli agli sprechi, dodici miliardi in tre anni sono il colpo di grazia, sparirebbe. Davanti alla salute per me non c'è nè ricco nè povero. Se un pensionato viene costretto a pagarsi la risonanza magnetica spende l'equivalente di due Tasi".
Il premier però spiega: non condanno il Pd al suicidio, la sinistra deve abbassare le tasse. La minoranza è il partito delle tasse?
"Chi sa leggere la manovra, dalla Corte dei conti a Bankitalia all'ufficio parlamentare del bilancio, esprime garbatamente una preoccupazione: oggi si fa una scommessa ardita ma dal 2017 può essere rimesso in discussione il percorso di risanamento. Allora, se vogliamo discutere sul serio, esiste un solo modo per mettere in sicurezza i conti: prendere, nel 2016, almeno un pezzo del programma antievasione proposto dal Nens. Solo così, tra clausole di salvaguardia, sovrastima dei tagli e andamento del deficit, proteggi i conti pubblici".
La crescita non basta?
"La crescita c'è, anche se a livello embrionale. Non basta dire: ho portato il bel tempo. Sa che fa la gente quando c'è il sole? Esce, si muove, si mette in libertà, va un po' dove gli pare. Occorre togliere gli impedimenti alla crescita. Si fa con investimenti pubblici e privati, il lavoro viene solo da lì. L'altro aspetto è la disuguaglianza, quella impedisce la crescita vera. In Parlamento, adesso, rafforziamo ciò che c'è di buono e correggiamo ciò che è sbagliato".
La minoranza non rischia la sindrome del can che abbaia non morde? In fondo l'uscita di D'Attorre e Fassina si spiega anche così.
"Riconosco che la nostra posizione debba essere più netta, più visibile ma credo che l'alternativa noi dobbiamo costruirla nel Pd. Non sarò io, ovviamente. Sarà un altro e vedremo chi. Ma ho anche qualcosa da dire a quelli che se ne vanno".
Cosa?
"Loro escono dicendo che vogliono costruire un nuovo centrosinistra. Ma dove? Senza il Pd il centrosinistra non lo fai
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