Obama ha bocciato l’oleodotto tra Canada e Usa. “Non è negli interessi economici del Paese”
Vittoria degli ambientalisti. Affossato il progetto per trasportare il petrolio dall’Alberta
Barack Obama con il segretario di Stato John Kerry
06/11/2015
È ufficiale. L’amministrazione Obama ha bocciato la costruzione di Keystone XL, l’oleodotto che dovrebbe trasportare il petrolio estratto dalle sabbie bituminose dell’Alberta, in Canada , fino al golfo del Messico. «Il dipartimento di Stato dopo consultazioni è giunto alla conclusione che l’oleodotto non è negli interessi degli Stati Uniti e io sono d’accordo», ha annunciato il presidente degli Stati Uniti. E ha lanciato un messaggio chiaro: «Non è negli interessi dell’America». La priorità è un’altra. «La leadership dell’America sui cambiamenti climatici», ha spiegato.
È pieno di simboli l’annuncio a sorpresa alla Casa Bianca: con accanto il vicepresidente Joe Biden e il segretario di Stato John Kerry, Obama ha detto all’America di non voler cedere all’azzardo ambientale del faraonico progetto perché, al contrario di quanto sostengono i repubblicani tra i più fermi sostenitori dell’intervento, «non avrebbe un contributo significativo per la nostra economia». Non abbasserebbe il prezzo del petrolio (già calato), non creerebbe posti di lavoro (di queste ore i dati sulla disoccupazione per ottobre che è al più basso livello registrato dall’aprile del 2008), non metterebbe al riparo dalla dipendenza energetica, ha affermato, forte dei dati che hanno di poco preceduto il suo annuncio.
«Se il Congresso è serio sulla volontà di creare posti di lavoro, non è questo il modo», ha detto Obama rivolgendosi direttamente a chi da Capitol Hill ha da tempo dichiarato guerra alla `filosofia´ di Obama che vuole per gli Usa una transizione verso un settore energetico più sostenibile, più “verde” e che su questo chiama a raccolta anche altri leader internazionali (con la Cina ha siglato un impegno congiunto sui limiti per le emissioni). Perché, ha detto, «se vogliamo prevenire gli effetti peggiori dei cambiamenti climatici prima che sia troppo tardi, bisogna agire adesso», confermando poi la sua partecipazione al Summit Onu di Parigi.
La decisione giunge dopo un’accelerazione in questi giorni, incastrata tra un cambio di guardia alla guida del governo federale canadese con l’arrivo del primo ministro liberale Justin Trudeau e il clima elettorale che negli Usa va facendosi ogni giorno più caldo. L’annuncio sembra infatti creare un altro punto di contatto tra il presidente Obama e la candidata frontrunner democratica Hillary Clinton che di recente si era detta contraria al progetto.
Questo mentre Obama vede allungarsi la lista di chi si schiera al suo fianco nella lotta ai cambiamenti climatici: il miliardario ex sindaco di New York Michael Bloomberg ha deciso di finanziare una serie di spot televisivi che prendono di mira i procuratori di quattro Stati Usa che si stanno battendo contro le nuove regole volute dalla Casa Bianca per ridurre le emissioni inquinanti dei grandi impianti, con una campagna che dovrebbe costare alle casse del magnate dei media circa 10 milioni di dollari. Mentre potrebbe avere rilevanti ripercussioni a vantaggio della causa del presidente Usa anche l’inchiesta aperta dalle autorità dello Stato di New York sul gigante petrolifero americano Exxon Mobil, che sul mercato europeo opera col marchio Esso, con il sospetto che i vertici del gruppo abbiano per anni mentito sui pericoli legati ai cambiamenti climatici, così come per decenni l’industria del tabacco nascose i rischi derivanti dal fumo delle sigarette.
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