sabato 7 novembre 2015

Riuniti insieme per la prima volta i politici che hanno distrutto l'Italia per venti anni di seguito.

Lega, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini in una Bologna blindata. E alla vigilia per i due partita del Milan insieme

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BERLUSCONI SALVINI
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L’idea ferragostana di Matteo Salvini di bloccare l’Italia per tre giorni è finita rapidamente nel cassetto. Ma almeno Bologna, per un giorno, sarà completamente bloccata. Anzi, blindata da oltre 600 agenti delle forze dell’ordine, con tanto di “zona rossa” a ridosso della centralissima via Indipendenza, per impedire ogni contatto tra il popolo della Lega (che si riunirà a partire dalle 10.30 in piazza Maggiore) e quello degli antagonisti e dei centri sociali, divisi in tre diversi cortei di disturbo, uno dei quali da via Stalingrado tenterà di bloccare l’afflusso dei pullman leghisti.
I ribelli (si teme l’arrivo di frange di “duri” e anarchici anche da fuori regione) cercheranno di violare il cordone di polizia per arrivare sotto palazzo d’Accursio, vicino al palco con il nuovo trio di centrodestra Meloni-Berlusconi-Salvini. Musei chiusi, autobus deviati, persino la statua del Nettuno transennata. In città il clima di tensione è alle stelle. Tanto che nelle ultime ore sono partiti gli inviti alla calma dalle più alte istituzioni bolognesi. Commemorando la battaglia partigiana di Porta Lame, il sindaco Virginio Merola (che nelle scorse settimane aveva usato toni durissimi contro Salvini) ha invitato alla “non violenza”: “Non concediamo alla Lega quello che qui sono venuti a cercare, ma dimostriamo tutti insieme che Bologna porta avanti i valori della nostra democrazia, attraverso la convivenza civile, la non violenza e il rispetto della nostra Costituzione”. 
Immediato un coro di fischi da parte degli attivisti dei centri sociali, che hanno intonato “Bella Ciao”. “La presenza leghista a Bologna è una provocazione, ma ogni violenza è da evitare”, ha ribadito il presidente dell’Anpi provinciale Roberto Romagnoli. “Trattiamoli da provocatori, lo scontro è quello che vogliono”. Intanto la storica via del Pratello già da oggi si è riempita di bandiere arcobaleno della Pace, con tante altre rosse e il simbolo della “zecca” e la scritta ”infestazione”. Zecche è il nomignolo con cui i leghisti bollano gli antagonisti di sinistra. Dal fronte opposto, Giorgia Meloni infiamma gli animi parlando dei contestatori come “400 deficienti che non hanno un lavoro e non se lo cercano e perché sono figli di papà”.
La tensione nasconde i molti significati politici di questa piazza bolognese. A partire dalla presenza di Silvio Berlusconi (con il quale Salvini ha assistito alla partita del Milan), contestata nei giorni scorsi dai più moderati di Forza Italia che temono di essere inglobati dalla nuova “Lega nazionale” su posizioni lepeniste. Del resto, per Berlusconi Bologna è la città della primissima discesa in campo, di quando nel novembre 1993 (esattamente 22 anni fa), inaugurando un supermercato a Casalecchio, lanciò la corsa di Gianfranco Fini a sindaco di Roma, dando vita al primo embrione del Polo delle libertà. 
Anche stavolta, a fine carriera, Bologna potrebbe essere la città dell’endorsment verso l’astro nascente della destra italiana, il leghista Salvini, magari in tandem con la Meloni. La scelta dell’ex Cavaliere di salire sul palco, in realtà, è più legata alla volontà di non finire in panchina, di dare ancora le carte sullo scacchiere del centrodestra. E di non essere archiviato dalle due manifestazioni contemporanee di Fitto a Roma e della Lega a Bologna. “I nostri elettori ci chiedono unità”, ha ribadito il leader Fi spiegando il suo sì alla piazza leghista dopo giorni di tira e molla. 
Ma è chiaro che, in questa “Pontida bolognese”, Silvio sarà solo un ospite: dal palco per ultimo parlerà Salvini e solo l’assenza di bandiere di partito camufferà il fatto che la piazza sarà al 90% di militanti leghisti, in gran parte dal lombardo-veneto da dove si attendono centinaia di pullman. “Saremo 100mila”, ha spiegato il leader dei leghisti emiliani Alan Fabbri nei giorni scorsi. Ma la stima non è credibile: piazza Maggiore non contiene una tale massa di persone. E qualcuno, sotto in portici, ricorda che solo il Pci fino agli anni Ottanta, o il mega concerto di Guccini “Tra le via Emilia e il West” riuscivano davvero a riempire piazza Maggiore in ogni ordine di posti, arrivando a sfiorare o addirittura a superare le 100mila persone. A complicare le cose, denunciano alcuni consiglieri comunali di Forza Italia, la presenza sulla piazza di alcune strutture già montate del “Cioccoshow” che si terrà nei prossimi giorni. “Lasciare questi ostacoli è stata una porcata”, denunciano.
Dal palco, oltre ai tre leader, parleranno esponenti della società civile: agricoltori, insegnanti, pensionati, commercianti, autotrasportatori, anche agenti di polizia. Tutti uniti dal no al governo Renzi e dallo slogan “Liberiamoci”. Sullo sfondo lo stato del maggiore del Carroccio, da Bossi a Maroni. Tra i temi clou della manifestazione, oltre a tasse, immigrazione e made in Italy, campeggia anche il no euro. “Una moneta sbagliata”. Per Berlusconi, un problema in più. “Finalmente l'opposizione si compatta e qualcuno sta preparando il dopo Renzi, e non sono i grillini”, detta la linea Salvini dall’hinterland milanese, dove ha distribuito benzina a basso costo contro le accise. “Io guardo avanti e non al passato. Non facciamo riedizioni di vecchie alleanze”. 

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