Insulti sessisti, Pini: «Quelli grillini altrettanto gravi»
Nel 2014 De Rosa accusò le colleghe del Pd di essere in parlamento solo grazie a dei favori sessuali. Pini: «Il Movimento non prese le distanze».
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03 Ottobre 2015Share on facebook
Indignati e arrabbiati, a urlare e puntare il dito contro il senatore di Ala Lucio Barani, tutti a invocare il rispetto per le donne e le scuse per un bruttissimo gesto misogino. Il Movimento 5 stelle è apparso così, venerdì 2 ottobre, in Senato: compatto nel condannare l’insulto rivolto alla loro collega Barbara Lezzi da Barani.
«QUI PER FAVORI SESSUALI». Eppure tra le file grilline c’è un deputato che in un passato recente ha rivolto lo stesso genere di insulti alle colleghe del Partito democratico. Era il 29 gennaio 2014, in commissione Giustizia alla Camera si discuteva degli emendamenti al decreto 146/13, un testo sui diritti dei detenuti e la riduzione della popolazione carceraria. Il Movimento 5 stelle era impegnato in una delle sue azioni di ostruzionismo, tentò di occupare l’aula, e il deputato Massimo Felice De Rosa accusò tutte le colleghe dem di essere lì solo perché «brave a fare i pompini».
Per quella frase, De Rosa è stato querelato. Tra le firmatarie della denuncia c’è anche l’onorevole Giuditta Pini, modenese classe 1984: «Barani è una persona poveretta se è vero ciò di cui è stato accusato», ha commentato a Lettera43, ma «non è la prima volta che il dibattito dentro il parlamento si riduce a insulti da tifoserie di terza categoria. Succede quotidianamente».
«GLI INSULTI SONO UGUALI PER TUTTI». Per fortuna, aggiunge, «non sono quotidiani gli insulti sessisti, ma quel giorno, mi ricordo bene, De Rosa disse che gli uomini del Pd erano lì perché mafiosi e le donne perché brave a fare i pompini».
Il deputato pentastellato smentì le circostanze, o meglio, precisò di aver parlato di favori sessuali senza far distinzione tra uomini e donne. Ma l’onorevole Pini puntualizza: «Inizialmente confermò tutto, solo dopo ritrattò, forse consigliato dai suoi avvocati». E il Movimento 5 stelle? «Non prese le distanze».
Da questo nuovo caso, da questa indignazione sollevata dal gesto di Barani, Pini si augura che si possa trarre insegnamento: «Nessun insulto è accettabile, a prescindere da chi lo fa e chi lo subisce. I loro insulti non sono meno gravi. Speriamo, al ritorno in parlamento, di non sentirci ancora definire mafiosi e ladri dai colleghi del Movimento 5 stelle».
«QUI PER FAVORI SESSUALI». Eppure tra le file grilline c’è un deputato che in un passato recente ha rivolto lo stesso genere di insulti alle colleghe del Partito democratico. Era il 29 gennaio 2014, in commissione Giustizia alla Camera si discuteva degli emendamenti al decreto 146/13, un testo sui diritti dei detenuti e la riduzione della popolazione carceraria. Il Movimento 5 stelle era impegnato in una delle sue azioni di ostruzionismo, tentò di occupare l’aula, e il deputato Massimo Felice De Rosa accusò tutte le colleghe dem di essere lì solo perché «brave a fare i pompini».
Per quella frase, De Rosa è stato querelato. Tra le firmatarie della denuncia c’è anche l’onorevole Giuditta Pini, modenese classe 1984: «Barani è una persona poveretta se è vero ciò di cui è stato accusato», ha commentato a Lettera43, ma «non è la prima volta che il dibattito dentro il parlamento si riduce a insulti da tifoserie di terza categoria. Succede quotidianamente».
«GLI INSULTI SONO UGUALI PER TUTTI». Per fortuna, aggiunge, «non sono quotidiani gli insulti sessisti, ma quel giorno, mi ricordo bene, De Rosa disse che gli uomini del Pd erano lì perché mafiosi e le donne perché brave a fare i pompini».
Il deputato pentastellato smentì le circostanze, o meglio, precisò di aver parlato di favori sessuali senza far distinzione tra uomini e donne. Ma l’onorevole Pini puntualizza: «Inizialmente confermò tutto, solo dopo ritrattò, forse consigliato dai suoi avvocati». E il Movimento 5 stelle? «Non prese le distanze».
Da questo nuovo caso, da questa indignazione sollevata dal gesto di Barani, Pini si augura che si possa trarre insegnamento: «Nessun insulto è accettabile, a prescindere da chi lo fa e chi lo subisce. I loro insulti non sono meno gravi. Speriamo, al ritorno in parlamento, di non sentirci ancora definire mafiosi e ladri dai colleghi del Movimento 5 stelle».
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